Una lettera aperta è stata inviata ieri alla Prefettura di Siena e ai Comuni della Provincia di Siena per chiedere un incontro per cercare di gestire, e possibilmente risolvere, la questione dei migranti che a Siena, ormai da diverse settimane trovano sistemazione nei pressi della stazione ferroviaria o dei giardini nella zona di San Marco.

Nelle ultime settimane sono state molte le segnalazioni fatte dai cittadini circa lo stato di degrado principalmente della zona di San Marco, dove, ormai da mesi, trovano rifugio diversi migranti.

Una situazione che evidentemente non ha ancora trovato soluzione, nonostante il Comune abbia emanato un provvedimento volto a risolvere tale questione. Molte le associazione che si sono mosse, Caritas in primis, per cercare una sistemazione, seppur temporanea a queste persone. Diversi anche i cittadini che si sono mossi, di concerto con le associazioni del terzo settore, per offrire cure e sostegno.

Una situazione che sta ovviamente sfuggendo di mano e che ha bisogno di trovare una soluzione al più presto.

Per questo proprio le associazioni del terzo settore, insieme a privati cittadini, hanno inviato ieri una lettera al Prefetto di Siena, la Dott.ssa Maria Forte e ai Comuni della Provincia di Siena, per discutere e cercare una soluzione definitiva per il decoro della città e di queste stesse persone che si trovano a vivere in condizioni al limite del dignitoso.

“Nel corso degli ultimi mesi il territorio senese ha visto arrivare un significativo numero di persone, provenienti principalmente dal Pakistan, che sono giunte in Italia dalla cosiddetta rotta balcanica. Tali persone hanno tutte manifestato la volontà di richiedere asilo e, secondo la normativa vigente, le loro domande avrebbero dovuto essere formalizzate nel minor tempo possibile, così da poter avere accesso, laddove richiesto e necessario, alle strutture di accoglienza.

Tuttavia ciò non si è verificato. Non essendo stato messo a disposizione un numero adeguato di strutture, queste persone hanno dovuto aspettare settimane (a volte mesi) prima di poter formalizzare la propria richiesta presso la Questura di Siena e poter, quindi, essere inserite nei centri di accoglienza sul territorio gestiti dalla Prefettura di Siena.

Nell’attesa, prive di risorse economiche e di contatti, esse sono state costrette a vivere per strada.

A fronte di questa situazione, varie associazioni del terzo settore e privati cittadini si sono mobilitati a proprie spese e volontariamente per fornire loro cibo, monitoraggio sanitario e prime cure laddove necessario, assistenza legale e ospitalità. Ovvero quelli che sono gli elementi base, riconosciuti dalla nostra Costituzione, di un’esistenza dignitosa: i diritti fondamentali della persona.

A fronte di questa situazione, l’ordinanza n°70 “anti-bivacco” emanata dal Sindaco di Siena Luigi De Mossi ha avuto l’unico fine di “rimuovere” i corpi indesiderati dallo spazio pubblico, senza in nessun modo affrontare la questione in modo complessivo e senza quindi tutelare i diritti e la dignità di queste persone.

La proposta, giunta dal Cardinale Lojudice, di allestire una tensostruttura che potesse ospitare almeno parte di queste persone, in attesa di un loro inserimento nel sistema governativo di accoglienza, appare ad ora sfumata, dato il poco impegno delle istituzioni a perseguirla, mobilitando le risorse necessarie.

Assistiamo dunque a una triplice violazione dei diritti di coloro che, fuggiti dal loro Paese e giunti, dopo lunghi, pericolosi e spesso drammatici viaggi, chiedono protezione in Italia: non viene loro formalizzata la richiesta di asilo; non viene loro attribuito un posto nelle strutture di accoglienza; non viene loro garantita, nell’attesa che i primi due diritti si concretizzino, un’esistenza dignitosa, e vengono anzi perseguiti.

Consapevoli che esistono reali problemi nel riuscire ad ampliare il sistema di accoglienza, siamo tuttavia profondamente preoccupati e indignati che le istituzioni, a tutti i livelli, non siano in grado di affrontare situazioni di tale tipo in modo organico ed efficace e che, a distanza di mesi, la tutela di queste persone sia ancora quasi esclusivamente a carico di chi volontariamente, in forma associata o individuale, ritiene che non ci si possa voltare dall’altra parte.

È necessario un serio confronto collettivo su progetti e programmi da mettere a sistema, che riguardino migranti, nuove povertà e senza fissa dimora, soprattutto in vista dell’inverno.

Chiediamo quindi, attraverso il documento allegato, alla Prefettura di Siena e, per conoscenza e sinergia, ai Comuni della Provincia di Siena, compreso il Comune Capoluogo, un incontro di una delegazione dei firmatari di questa lettera con la Prefetta Dott.ssa Maria Forte.”

Irene Chiti
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