La nuova rubrica settimanale di Elisa Papi su libri tutti da leggere

Quante volte in questo periodo, in questo preciso momento, abbiamo sentito nominare “la Peste” di Camus? Quante analogie alla situazione che stiamo vivendo si ritrovano in questo libro.

Un narratore sconosciuto, al di sopra delle parti, ci narra le vicende della città di Orano in un momento storico preciso… ma noi non sappiamo qual è.

Sappiamo che è dopo la Grande Guerra e prima della passeggiata lunare. Sappiamo inoltre che Orano “a onor del vero, è brutta”. Non ci sono stagioni, o meglio le stagioni non si percepiscono nello scorrere di un tempo tutto uguale fatto di azioni ripetitive e di piccole consolazioni quotidiane, di lavoro e passeggiate lungo i boulevard durante la sera. È automatica la vita in questa città, così come è automatica la vita del dottor Bernard Rieux protagonista o forse no della nostra storia.

E in questa vita sempre uguale, Rieux un po’ si distingue poiché è un medico che ancora conserva la vocazione per la sua professione.

E sembra tutto normale anche la mattina in cui sul pianerottolo di casa viene rinvenuto un topo morto, seguito da dieci topi morti seguiti da camion di topi morti.

E insieme ai topi cominciano a morire anche le persone tant’è che ad un certo punto bare e sudari non bastano più.

Ma l’amministrazione della città non prende troppo sul serio gli avvertimenti del buon dottore… fino a quando non sarà necessario chiamare questo male oscuro, dimenticato e epidemico con il suo nome.

In questo libro c’è tutto: i negazionisti, gli amanti, le famiglie in un posto ordinario e noioso che la “peste” trasforma in qualche cosa di più.

E allora perché non esorcizzare la paura con una bella lettura…?

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