Sopravvissute ad Auschwitz, le sorelle Bucci incontrano online gli studenti del Piccolomini

Si è svolto questo pomeriggio alle ore 18, l’incontro online organizzato dall’Istituto Piccolomini, tra gli studenti della scuola e le sorelle Andra e Tatiana Bucci, ebree sopravvissute nel terribile campo di concentramento di Auschwitz. L’iniziativa è stata anche un’occasione per presentare il loro libro “Noi bambine ad Auschwitz“, il racconto biografico dalla deportazione e degli esperimenti a cui furono sottoposte perché scambiate per gemelle. A moderare l’evento Stefania Buccioli, membro della Società Filosofica Italiana.

L’iniziativa è stata promossa dall’Istituto Istruzione Superiore Piccolomini in collaborazione con gli uffici per la Pastorale delle Comunicazioni Sociali, con la Pastorale Scolastica e per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso dell’Arcidiocesi di Siena-Colle Val D’Elsa-Montalcino, con l’associazione Possibility e il sostegno anche da parte delle contrade di Siena. All’incontro hanno preso parte anche il Cardinale Augusto Paolo Lojudice, il Rabbino di Siena Crescenzio Piattelli, la prof.ssa Sandra Fontani, i rappresentanti degli studenti dell’IIS “E.S.Piccolomini e l’assessore Francesca Apolloni.

“Per noi questo incontro ha un grande significato di apprendimento. Come comunità educante dobbiamo costantemente apprendere ed insegnare e non c’è insegnamento migliore delle testimonianze di chi ha vissuto in prima persona questi eventi – interviene la direttrice dell’Ist. Piccolomini Sandra Fontani – Spero che attraverso il vostro racconto si possa avviare una riflessione per comprendere questa tragedia che ha segnato in maniera indelebile la nostra storia. Sembrano eventi lontani, ma purtroppo si tratta anche di attualità, per questo è importante tenere alta la memoria, per imparare a riconoscere e combattere i segnali che possono portare a queste tragedie”.

“Per noi la vita era la morte – iniziano a raccontare le sorelle Bucci – giocavamo tranquillamente accanto alla piramide di cadaveri buttati in mezzo al campo di Auschwitz-Birkenau. Ci hanno deportate il 28 marzo del 1944, insieme a nostra nonna, mamma, zia e al nostro cugino Sergio che purtroppo è l’unico a non essere più tornato” A seguito di una denuncia, la polizia fece irruzione nella casa dove viveva la famiglia Bucci: “Di quella notte ricordo mia nonna in ginocchio davanti ai fascisti a supplicare di non arrestare anche noi bambini, ma ovviamente non fu ascoltata – racconta ancora commossa Tatiana – dopo alcuni giorni ci portarono alla stazione di Trieste. Lì tutt’oggi è ancora presente il binario sotterraneo numero 21, utilizzato per nascondere le deportazioni alla popolazione“.

Fondamentale alla loro salvezza fu una blockova, un’addetta alla sorveglianza della baracca dei bambini e delle donne, della quale le sorelle non ricordano il nome: “Ci disse che degli uomini ci avrebbero chiesto se avessimo voluto rincontrare le nostre madri. Dovevamo rimanere immobili e non rispondere. Avvertimmo anche Sergio, ma lui non ci ascoltò: è morto con la speranza di rincontrare la sua mamma“.

Un incontro che si è abbandonato ai terribili ricordi vissuti in prima persona dalle sorelle: “Qualche volta dentro il campo, riuscimmo ad incontrare nostra madre. Con il passare del tempo, da quanto il suo aspetto fisico cambiò, non ci facevamo più toccare perché avevamo paura di lei. Solo quando siamo diventate madri abbiamo capito che dolore possiamo averle provocato allontanandoci dai suoi abbracci. Era una donna molto forte, ogni volta che la vedevamo ci ricordava di non dimenticare i nostri nomi“. Questa raccomandazione fu di grande aiuto alle due sorelle, soprattutto per poter ricongiungersi ai loro familiari una volta uscite dal campo. “Quando non la vedemmo più fu spontaneo pensare che fosse morta – continuano a raccontare – ma la cosa non ci toccò più di tanto. Eravamo diventate insensibili al dolore”. Nel 1946, dopo lunghe pratiche burocratiche, riuscirono a rincontrarsi a Roma e a ricostruire il rapporto familiare.

Da sempre impegnate a tenere alta la memoria di quello che è stato uno dei capitoli più violenti e tetri della storia mondiale, sono tra le organizzatrici del “Treno della memoria“, iniziativa toscana nata grazie ad Ugo Caffaz, che collega Firenze ai campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau in Polonia, oltre che scrittrici e testimoni viventi degli orrori dell’Olocausto. La loro testimonianza è stata di ispirazione anche alla realizzazione del film “Kinderblock – l’ultimo inganno” che racconta la vita dei bambini deportati ad Auschwitz.

L’incontro si è concluso con un lungo e commosso applauso degli studenti e dei partecipanti, riuniti nell’ex-convento delle Clarisse in Via Mascagni, e con le bellissime parole delle sorelle su Siena: “È una città bellissima, speriamo di poter tornare molto presto a visitarla, la porteremo sempre nel cuore”.

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