Fino al 27 agosto, nella sede della Fondazione Mps, una selezione di acqueforti senesi del Maestro Colucci
La Siena di Guido Colucci rivive a Palazzo Sansedoni con la mostra “Il Palio di Guido Colucci, 1921 – 2021, Cent’anni dopo”, la rassegna espositiva che è dedicata alle acqueforti senesi del Maestro napoletano ed è nata in occasione dei cento anni dalla pubblicazione dell’album “Alinari”.
La mostra, ospitata all’interno del percorso museale della Fondazione Mps e visibile fino al prossimo 27 agosto, “getta le basi per tutto quello che potremmo raccontare sulla figura di questo grande artista novecentesco che operò a Siena. Colucci – ha detto Alessandro Leoncini, curatore dell’esposizione – non era solo un incisore, ma un artista completo: era pittore, fotografo, ceramista e arredatore. Quando arrivò a Siena, agli inizi del Novecento, era giĂ stato allievo del macchiaiolo Giovanni Fattori e, proprio da lui, aveva imparato la tecnica dell’incisione all’acquaforte, un’arte che Colucci perfezionò poi nel tempo”.
Lo stretto legame tra Colucci e Siena e lo sguardo attento col quale l’artista guardò ogni angolo e tradizione della cittĂ , si sono tradotti nelle serie che oggi sono protagoniste dell’esposizione. “Uno dei tratti piĂą interessanti delle acqueforti del Maestro Colucci – ha spiegato il curatore – è la scelta dei soggetti rappresentati. L’artista, infatti, non fu attratto dai celebri monumenti della cittĂ ma da elementi semplici e singolari, dagli scorci ai vicoli piĂą nascosti. Questa caratteristica è evidente nella serie dedicata alle strade, dove le acqueforti sono vere e proprie immagini fotografiche, ma anche in quella dedicata a Piazza del Campo dove l’artista si interessò soprattutto di rappresentare il gioco delle ombre proiettate dal Palazzo Comunale sugli altri palazzi”.
“A chiudere la mostra – ha continuato Alessandro Leoncini – è la serie delle acqueforti paliesche che compiono oggi cento anni. Nel 1920 Guido Colucci espose a Firenze sette acqueforti in bianco e nero sul Palio di Siena che furono particolarmente apprezzate dai fratelli Alinari. Nel 1921 proprio le Edizioni Alinari pubblicarono in un piccolo album a colori le incisioni sul Palio e questa fu la prima volta che i senesi videro la loro festa interpretata dall’occhio di un artista non senese. Rimasero a dir poco turbati perchè erano abituati a vedere le contrade raffigurate in maniera statica, quieta, ripetitiva e conservatrice. Colucci invece – ha spiegato Leoncini – presentò il Palio e le contrade in maniera assolutamente moderna e innovativa. Nei suoi intenti non c’era la volontĂ di rappresentare in maniera fedele le monture, i colori o le bandiere. A lui interessava dimostrare la vivacitĂ della festa, i suoi colori, le persone, le masse composte di cavalli e fantini. Uno dei tratti distintivi delle sue opere – ha concluso il curatore – è indubbiamente l’inserimento di palloncini colorati che vivacizzano ancora di piĂą ognuna delle scenografie”.
Le parole del curatore Alessandro Leoncini