Andrea Ardito, tra i protagonisti della storia promozione in A, è stato uno dei “registi” della serata celebrativa di domani ai Fedelissimi: “La cosa più bella di quella stagione è che vedevi tantissima gente che piano piano iniziava a credere in qualcosa di unico, mai successo nella storia. Il Siena ora sta passando un momento buio, ma in caso di un nuovo ciclo mi auguro arrivino persone che vogliono il bene di questo club”.
“Abitavo in Salicotto, vivevo la città ad ogni ora del giorno. La cosa bella di quella stagione è che vedevi tantissima gente che piano piano iniziava a credere in qualcosa di unico, mai successo nella storia, e quell’entusiasmo lo trasmetteva a noi giocatori”. Andrea Ardito, uno dei protagonisti della storica promozione in A della Robur, ricorda a “Al Bar dello Sport”, trasmissione sportiva della Gazzetta di Siena, quell’impresa memorabile, che verrà omaggiata domani con una serata celebrativa nella sede dei Fedelissimi. “Fu la vittoria delle idee, dell’unione delle forze, di un senso di appartenenza che quando si crea può fare cose impensabili – prosegue l’ex centrocampista bianconero – so che il Siena sta passando un momento buio, e spero si possa risolvere tutto. Ma se è necessario un nuovo ciclo, spero ci saranno i presupposti per portare persone che vogliono bene a Siena, che sono attaccate alla maglia e che vogliono far qualcosa di grande per questa società. Questa fu la base di vent’anni fa e questa deve essere la base anche oggi”.
“L’idea della serata è nata proprio da Ardito – spiega Lorenzo Mulinacci, presidente del Siena Club Fedelissimi – era doveroso ricordare questo evento così importante. Sarà bello riabbracciare tanti dei protagonisti di quell’impresa. Non è che un tifoso può vivere solo di ricordo, ma parliamo di ricordi di vent’anni fa, sempre vivi nella mente di tanti tifosi. Non stiamo parlando del Casale o della Pro Vercelli che festeggiano un titolo di cent’anni fa”.
Ardito, gran regista della festa di domani, ha creato una chat con i vecchi compagni per l’occasione. “Ormai adesso è una consuetudine averla, ma quando abbiamo vinto noi nel 2003 Whatsapp non esisteva nemmeno. Siamo rimasti molto legati come squadra, è stato bello risentire anche chi era più lontano come Pinga, Taddei e Akassou”.
L’anniversario della promozione si è tenuto mercoledì, a vent’anni esatti dalla Notte di Genova, il 24 maggio 2003. “Il Genoa era stato appena preso da Preziosi, che era stato il mio presidente l’anno prima a Como, e per loro era l’ultima spiaggia per salvarsi. Partirono forte, segnarono su calcio d’angolo. Noi eravamo un po’ contratti. Poi subii un brutto fallo a centrocampo, uscii in barella pensando che mi fossi rotto il ginocchio. Quell’episodio fece venir fuori la forza del gruppo. Negli spogliatoi a fine primo tempo ci fu un patto tra di noi, di andarla a vincere e di prenderci la promozione già quella sera”.
“Quella sera non ero a Genova – ammette Mulinacci – mi ero fatto male a una gamba ed ero uno di quelli che credeva che la vittoria del campionato sarebbe arrivata in casa la settimana dopo. Altrimenti sarei venuto anche in sedia a rotelle. Andai in città subito dopo, ma i miei amici erano tutti a Genova e non conoscevo nessuno a giro. Era una città impazzita di gente che forse non aveva mai visto una partita. Il Siena in A aveva fatto presa, erano tutti a festeggiare aspettando la squadra. Ricordo uno stadio pieno alle 4 di notte. Mi vengono i brividi a ricordarlo”, conclude Ardito (foto: Getty).
Tornando all’attualità, il terzo fallimento in nove anni “sarebbe devastante – aggiunge Mulinacci – in quel caso sarebbe importante ripartire con un progetto sostenibile, con persone che fanno calcio spendendo un euro in meno di quello che si possono permettere. I soldi poi non sono tutto, servono anche le idee. I primi due degli ultimi tre anni non sono stati problemi economici, i soldi c’erano ma gli armeni non sapevano come spenderli”.