I gestori dell’Ippodromo: “Abbiamo trecento cavalli, le riserve di cibo sono limitate e si esauriranno presto, abbiamo bisogno di aiuto”. L’appello delle associazioni animaliste italiane

Continua inesorabilmente la guerra in Ucraina, una tragedia che sta spezzando molte vite umane. Sotto le bombe però ci sono anche gli animali e questo è un elemento che spesso viene dimenticato. Oltre a cani, gatti e tanti altri animali domestici, ci sono anche i cavalli. Secondo la Federazione Equestre ucraina nel paese ce ne sono più di 100mila, di cui 300 nell’ippodromo di Kiev.

I cavalli della capitale ucraina al momento sono al sicuro e in questi giorni alcuni agricoltori locali stanno fornendo loro del cibo. Però l’obiettivo è quello di metterli in salvo facendoli espatriare, un’operazione non semplice perchè la città è sotto assedio e non ci sono varchi sicuri. Inoltre, il trasporto è molto difficile dal punto di vista logistico, per cui per ora l’unica cosa che si può fare è lasciarli dentro l’ippodromo di Kiev, sperando che le riserve di cibo bastino per sfamarli.

Ovviamente però il personale della struttura è sempre più in difficoltà, per questa ha lanciato una raccolta fondi che permetta ai cavalli di sopravvivere a questa guerra: “Alcuni proprietari hanno lasciato i cavalli senza mangime e non rispondono alle telefonate – si legge sulla pagina Facebook del Kiev Hippodrom -. Alcuni hanno abbandonato i loro cavalli, altri non sono in grado di guadagnare i soldi necessari per pagare quanto serve per la loro sopravvivenza. Senza un aiuto non abbiamo alcuna opportunità. Abbiamo ancora delle riserve di mangime però sono limitate e presto si esauriranno. Vogliamo salvare i cavalli, e per questo vi chiediamo aiuto”.

Sono mote le associazioni animaliste italiane che hanno dato la loro disponibilità per accogliere gli animali, non solo equini, provenienti dall’Ucraina: Enpa, Italian Horse Protection, Il rifugio degli asinelli, Lav, Progetto Islander e la Rete dei Santuari di Animali Liberi in Italia. Queste associazioni si sono anche rivolte al Ministero degli Esteri per chiedere, attraverso una lettera, che al seguito dei profughi “venga consentito l’ingresso temporaneo agli equidi, con l’indicazione del soggetto ospitante e con la garanzia, da parte delle associazioni, dello svolgimento dei necessari accertamenti sanitari all’arrivo degli animali presso la stalla ospitante”.

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