La velocista di Colle Val d’Elsa è arrivata prima con la staffetta 4X100. Adesso insegue il minimo olimpico nei 100 e 200 metri prima di partire per Tokyo. “La finale dei Giochi sarebbe l’apotesi”

Dall’afa di Doha al gelo di Chorzów, dai 35° del Qatar ai 7° della Polonia. Ma caldo o freddo contano poco per Irene Siragusa, il suo obiettivo è correre più veloce e raggiungere nuovi traguardi, nuovi obiettivi, nuovi record. Da cinque giorni la velocista di Colle Val d’Elsa, iscritta al gruppo sportivo militare dell’esercito, è campionessa del mondo di staffetta femminile. Ha vinto la medaglia d’oro 4X100 all’edizione n. 5 dei Mondiali di staffetta in Polonia assieme a Gloria Hooper, Anna Bongiorni e Vittoria Fontana con 43” e 79, un tempo più alto del record italiano centrato a Doha nel 2019 (42” e 90) ma comunque sufficiente per arrivare prime, approfittando degli errori ai cambi di staffetta di Olanda e Polonia e delle assenze causa Covid di molti Paesi, su tutti Stati Uniti e Giamaica.

“Ancora non ho realizzato del tutto quello che vuol dire vincere un campionato mondiale – spiega Irene Siragusa a “Al Bar dello Sport” – provo a capirlo attraverso i messaggi di complimenti che mi stanno arrivando, mi hanno fatto piacere in particolare quelli delle colleghe spagnole. È stato un successo inaspettato. Il sabato siamo arrivate dietro al Brasile poi squalificato, puntavamo a migliorare e raggiungere il podio. Vincere è stata l’apoteosi. È vero che era un campionato meno partecipato, però c’erano tutte le squadre europee più forti e solo noi e la Svizzera avevamo il pass olimpico, gli altri avevano quindi forti motivazioni”.

E poi c’è il fattore climatico, che ha condizionato a livello sia tecnico che cronometrico. “Quando siamo arrivati, il venerdì, c’erano 18 gradi – racconta la ‘velocista con gli occhiali’ – sabato siamo scesi a 11 e domenica 7 ma 5 percepiti. Più la pioggia. Eravamo un po’ in crisi, non sapevamo se gareggiare con i pantaloni lunghi o no, ci siamo riempiti di screma scaldante. Poi io come primo frazionista mi dovevo anche asciugare il testimone altrimenti mi sarebbe scivolato di mano. Per la velocità conta molto il meteo, per sforzi improvvisi come lo scatto sarebbe meglio un clima più caldo, sopra i 20 gradi”.

Rispetto alle qualificazioni, in finale, con l’ingresso di Vittoria Fontana, Irene è stata spostata in prima frazione. “Ci sono responsabilità diverse, l’ultima deve correre più velocemente possibile, la prima deve avere grande freddezza perché parte dai blocchi, non deve perdere il testimone, rischia la falsa partenza. Ero più tesa ma è andata bene. Non saprei dire quale posizione preferisco, sono un jolly, dove mi mettono sto“.

L’emozione di vincere i campionati del mondo, per Siragusa, non è però allo stesso livello di battere il record italiano, come successo in Qatar due anni fa. “In quell’occasione ci qualificammo anche per le Olimpiadi, lo aspettavamo da tanto ed è stato più emozionante. Qui in Polonia eravamo già sicure di Tokyo. È bello essere primi al mondo, ma sai che ci sono altre squadre molto più forti come Usa e Jamaica. Siamo felici, ma dobbiamo rimanere coi piedi per terra e lavorare tanto perché per arrivare in finale olimpica servirà superare i nostri limiti, forse andare anche oltre il record italiano”.

Adesso Irene Siragusa si rimetterà in moto per la preparazione olimpica. “La mia stagione inizierà questo fine settimana ad Arezzo, dove farò i 100 e 200 metri, poi andrò a due meeting internazionali, a Savona e Castiglione della Pescaia. All’estero stanno cancellando tante date ma in Italia fortunatamente no. In seguito c’è la Coppa Europa dove ricorreremo la staffetta e gli altri meeting internazionali per arrivare ai campionati italiani di fine giugno. Da lì si chiude una porta e si apre quella di Tokyo“.

Oltre alla staffetta, c’è sempre la speranza, in Irene, di correre individualmente, qualificandosi nei 100 (dove è la seconda velocista italiana di sempre, con il suo 11” 21 centrato nel 2018) o 200 metri. “L’unico problema è che c’è poco tempo. I risultati del 2020 non valgono, così ha deciso la Federazione Internazionale. Però ci sono poche gare in giro e la finestra per il minimo olimpico si chiude il 29 giugno. Sui 100 metri serve quasi il nostro record italiano, sui 200 occorre fare 22” e 80 che è comunque un tempo alto. L’ultima possibilità è fare i meeting da cui prendere punteggio come media prestazione e media di posizione. I migliori cinque risultati fanno media per entrare in classifica. Ci sono 54 posti sui 100 metri e 48 posti sui 200, devo correre e prendere più punti possibile in questo mese e mezzo per fare una gara individuale a Tokyo“.

Dove, comunque, Irene Siragusa ci sarà con la staffetta 4X100. “Il biglietto in tasca ci dovrebbe essere, facendo i dovuti scongiuri. Siamo in otto ragazze a contenderci 6 posti, 4 titolari e 2 riserve. Spero che noi quattro del record italiano ci saremo. L’obiettivo? Arrivare in finale con la staffetta sarebbe l’apoteosi di un percorso di 4 anni portato avanti grazie al dottor Di Mulo, uno dei pochi a credere nella staffetta femminile, la mia allenatrice Vanna Radi, il gruppo sportivo dell’esercito e la mia famiglia, che è impazzita davanti alla tv in occasione dei Mondiali in Polonia”.

La trasmissione “Al Bar dello sport di” con Irene Siragusa.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui