Fra i cinque c’è l’assessore Paolo Benini. I fatti riferiti al Toscana Pride del giugno 2018

Insulti omofobi sul web che hanno configurato il reato di diffamazione aggravata. E’ arrivata dal tribunale di Siena la condanna per diffamazione aggravata di cinque persone, fra cui l’assessore Paolo Benini (all’epoca dei fatti non era in giunta). L’episodio fa riferimento al Toscana Pride di giugno 2018, quando, senza autorizzazione, fu postata sui social una foto del professor Francesco Simoni, 47 anni, che insegna in una scuola a Montevarchi, cui seguirono diversi commenti giudicati offensivi.

Secondo una nota ufficiale dell’Arci Gay si tratta si una “sentenza storica a Siena che conferma che l’omofobia non è un’opinione e che insultare le persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender, intersex e asessuali è reato”. Questo il commento a caldo della presidente di Arcigay Siena – Movimento Pansessuale Greta Sartarelli sulla condanna per diffamazione aggravata a mezzo social di cinque persone”. “”Scandalose le argomentazioni della difesa – aggiunge – che ha strenuamente sostenuto che gli insulti omofobi diretti al professor Francesco Simoni a cui va la nostra solidarietà, fossero frutto della goliardia caratteristica dell’ambiente universitario senese. Ancora più grave, è che si sia tentato di minimizzare l’accaduto, negando il movente palesemente omofobico dei commenti,  raccontando tutta un’altra storia. Si è addirittura arrivati a sostenere che gli imputati non fossero al corrente che quel giorno a Siena ci fosse il Toscana Pride e che Francesco Simoni vestito da angelo non fosse diretto alla parata, solo perché lontano da Piazza del Campo e che il suo abbigliamento violasse le regole di decoro urbano e urtasse la sensibilità di un padre di famiglia quale era uno degli accusati poi condannati. Adesso, ci aspettiamo che il Parlamento approvi una legge seria contro l’omo-bi-lesbo-transfobia in modo che non ci si debba più affidare solo alla giurisprudenza illuminata per avere giustizia. Siamo orgogliosi di poter affermare che anche a Siena – chi odia, paga”.

“Siamo pienamente soddisfatti della sentenza, finalmente giustizia è stata fatta! Speriamo che questo provvedimento sia di insegnamento per tutti, perché nel 2020 è assurdo sentir parlare ancora di omofobia – ha dichiarato Antonio Panella, l’avvocato della vittima – Per fortuna questa volta le offese hanno colpito il prof. Francesco Simoni che ha avuto la forza di reagire pubblicamente, ma chiediamoci quali sarebbero state le conseguenza se la vittima fosse stata una persona fragile”. 

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