L'area interessata alla demolizione

Il primo cittadino ha sottolineato per l’ennesima volta che l’intervento non riguarda il Fosso Bianco

Non si placano le polemiche dopo la notizia della demolizione dei vasconi d’acqua calda in zona “Bollore” a Bagni San Filippo, frazione di Castiglione d’Orcia. Il fatto, denunciato da una pagina Facebook, ha fatto in poco tempo il giro del web, creando sdegno e facendo infuriare soprattutto la popolazione della Val d’Orcia amante delle terme naturali di quel luogo. Malgrado in moltissimi abbiano capito il contrario (e questo lo si evince dai vari commenti sulla vicenda) il celebre e più noto “Fosso Bianco”, posto nella zona sottostante al sopracitato “Bollore”, non sarà interessato dall’intervento: nonostante questo, alcuni utenti hanno creato una petizione sul sito change.org volta a fermare la “distruzione” imminente di quelle “piscine”. Qualsiasi azione, però, sembra al momento impossibile da intraprendere, essendo quello un territorio di un proprietario privato momentaneamente sotto il controllo di un Curatore Fallimentare.

A rispondere al grande marasma creato è stato il sindaco di Castiglione d’Orcia Claudio Galletti: “A proposito di Bagni San Filippo, zona Bollore, area ex Amiata marmi, ripetiamo che non si tratta del Fosso Bianco. Stamattina ho avuto un colloquio telefonico con il Curatore Fallimentare, nominato dal Tribunale dopo il fallimento della Società proprietaria di quell’area, che mi ha detto che, ad oggi, lui e il Tribunale non hanno preso nessuna decisione rispetto alle vasche costruite abusivamente in una proprietà privata, oggi gestita dalla Giustizia Amministrativa. Domani, giovedì 26 maggio non ci sarà nessun intervento e nessuna demolizione. Mi ha sottolineato però, che in futuro qualche intervento sarà fatto, perché c’è una destinazione urbanistica ben precisa e lui sta cercando nuovi soggetti imprenditoriali interessati all’investimento.

“Ripercorro brevemente – continua il primo cittadino -: la previsione urbanistica prevede, in quell’area, un piano di recupero e la realizzazione di un nuovo stabilimento termale. Nel 2016 è stato approvato con queste finalità, in applicazione del Piano Strutturale, un piano particolareggiato da tutti gli Enti Preposti (Regione, Soprintendenza ed altri previsti per legge come da delibere pubblicate) dopo avere fatto numerosi incontri con i cittadini del Comune e avere trovato su questo una grande condivisione. Nella VAS (Valutazione Strategica Ambientale) sono state coinvolte anche – come da legge – Legambiente, WWF e Italia Nostra, che non hanno osservato né proposto nulla di diverso. L’ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) ha prescritto invece che debba essere fatta una bonifica ambientale, perché quella è un’area altamente inquinata (si vedono, del resto, gli scheletri dei vecchi capannoni industriali)”.

“La precedente Società andata fallita – conclude Galletti – aveva già presentato il piano di recupero ed il progetto preliminare, erano già state fatte verifiche con la Soprintendenza e il Comune aveva già avviato la valutazione e l’istruttoria chiedendo modifiche ed integrazioni. Poi la società va fallita, subentra il Tribunale (la Giustizia Amministrativa) che oggi sovrintende su tutti e viene nominato il Curatore: ora stanno cercando investitori con questa finalità urbanistica. Fino ad oggi è stato sempre considerato un investimento largamente condiviso e importante per il territorio utilizzando al meglio, in un’area degradata, inquinata, da riqualificare e da bonificare, una risorsa del territorio come l’acqua termale. Invito i cittadini e gruppi FB, a non pubblicare e diffondere notizie infondate”.

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