Gianni Bardini, senese e civettino è a Maputo: “Situazione difficile per l’arretratezza sanitaria. Attanasio? Lo conoscevo, persona speciale. Siena è conosciuta davvero in tutto il mondo. Il Palio? Passione ed emozioni incredibili, da lontano si vivono male”

Nato nel 1959 a Siena, laureato all’Università, civettino. Il legame con Siena di Gianni Bardini, ambasciatore italiano a Maputo, in Mozambico, accreditato presso il Regno di Eswatini, ex Swaziland è endemico e fortissimo. Da novembre scorso è in Africa, dopo una carriera diplomatica lunghissima. Dopo gli incarichi al Cerimoniale Diplomatico della Repubblica e al Servizio Stampa e Informazione, è stato vice console a Toronto, Canada. Dal 1990 al 1994, ha prestato servizio all`Ambasciata d`Italia a Tunisi e dopo, console generale, a Melbourne, Australia. Poi la Nato a Bruxelles; ancora Toronto, Bogotà in Colombia; di nuovo la Farnesina ed ora il Mozambico.

“Come ho cominciato? – ha raccontato alla Gazzetta di Siena – è stato un po’ anomalo, la carriera diplomatica arriva di solito per vocazione o per ragioni familiari. Chi si avvicina a questa carriera atipica, che ha grandi privilegi, ma che comporta pure enormi sacrifici, è molto determinato. Nel mio caso è stato più casuale, mi ritengo fortunato. Il caso ha scelto per me. Ero orientato e destinato a una carriera in banca, poi venni a sapere di questa opportunità di fare un concorso per diplomatico, lo vinsi e sono rimasto qui. E’ un carriera con l’obbligo di rotazione dopo qualche anno e questo impone di rimettersi in gioco spesso. E’ un aspetto faticoso che però a me è piaciuto molto”.

Il ricordo di Luca Attanasio

Il ruolo dei diplomatici è tornato tristemente d’attualità per la scomparsa in Congo di Luca Attanasio ucciso con il Carabiniere Vittorio Iacovacci da alcuni rapitori. “La cosa – dice Bardini – mi ha intristito molto – Conoscevo Attanasio, non per averci lavorato a stretto contatto, ma abbiamo avuto rapporti di lavoro. L’immagine che è stata descritta, al di là del fatto che si tende a  descrivere sempre in un certo modo chi non c’è più, calza perfettamente: assicuro che era veramente la persona speciale che è venuta fuori dai resoconti dei giornali e  dei media. Una persona di grande serenità, garbo, umanità, tranquillità e con una fortissima motivazione sociale. Si faceva voleva bene e stimare.

I rischi di un diplomatico

“La carriera diplomatica è rischiosa – spiega Bardini -, ma in qualsiasi professione c’è un rischio. I rischi sono in tutti i lavori, un Carabiniere rischia quotidianamente anche in Italia. Le scelte professionale comportano dei rischi e c’è una consapevolezza di prenderseli. Nel caso della carriere diplomatica ci sono sedi meno rischiose o a rischio nullo. C’è comunque una componente di almeno un terzo di sedi che invece sono molto rischiose: questo è massimo nelle sedi belliche, come Kabul, Bagdad o cose del genere. Si rischia in generale e in modo particolare perché la funzione ci porta a essere obiettivi potenziali. Poi ci sono anche delle misure di sicurezza. E poi c’è anche un rischio più diffuso legato alla criminalità comune o alle malattie. Ad esempio in un paese africano come in Mozambico. Sono rischi che si accettano”.

Il Mozambico

“Maputo? – racconta Bardini – E’ un paese molto interessante, non avevo nessuna esperienza in questa parte dell’Africa. Mi sono candidato anche per questo, del resto questa carriera ci permette di avere sempre stimoli nuovi, di vivere un paese a tutto tondo e non in maniera superficiale. In un mondo globalizzato, dove si tende a fare turismo per farsi un selfie su Facebook, la nostra professione ci permettere di vivere e conoscere quotidianamente un luogo nel mondo. Qui poi l’Italia ha un ruolo importante: siamo siamo da tutte le parti, organizzazioni non governative, le strutture governative, le associazioni religiose, le imprese. Le relazioni politiche sono molto intense. Abbiamo un ruolo straordinario nello sviluppo degli idrocarburi. Ci sono giacimenti enormi di gas che faranno il Mozambico fra qualche anno uno dei paesi produttori a livello mondiali”.

Il Covid

“Il Covid? – ha spiegato ancora l’ambasciatore – E’ un paese molto arretrato, il Mozambico rientra nei peggiori paesi del mondo in quasi tutti i parametri. Fra le fragilità c’è l’arretramento nell’educazione, nel sociale e nella sanità. Il Covid sta colpendo in maniera dura, la popolazione è molto giovane quindi il virus magari colpisce meno, mai si sta diffondendo moltissimo, la pandemia è al massimo, sono state introdotte misure stringenti, come il coprifuoco assoluto dopo le 8 di sera. Ho preso anche io il Covid due settimane fa, senza grandi conseguenze. L’altra debolezza è la violenza al nord in una parte del paese che porta a situazioni veramente drammatiche. A Capo Delgado, dove tra l’altro ci sono i giacimenti, da due anni si è creato un fenomeno complesso, che ha portato a 700mila sfollati con problemi sanitari e di sopravvivenza drammatici. E’ una violenza a scatti, con atti a macchia di leopardo ma è molto cruenta”.

Il rapporto con Siena

“Con Siena – ha raccontato ancora Bardini – ho un rapporto viscerale, più passa il tempo e più si rafforza. Il mio ancoraggio è là. Sono grato a Siena perché tutte le volte che mi sono presentato con quel nome mi è stato sempre detto che è la città più bella del mondo, quasi un biglietto da visita. La mia famiglia è a Toronto, magari lì passerò gran parte della mia vita da pensionato, ma mi sento forestiero. Siena può essere un po’ soffocante, si è sovraesposti, non si può essere anonimi a Siena. Ci si incontra per forza nel Corso, questo aspetto qui un po’ mi pesava da giovane. Però c’è il vantaggio che si è in una famiglia estesa. Il problema delle gradi città è che sono magari organizzatissime, ma si può essere soli. A Siena basta uscire per strada e soli non si è, tutti si conoscono. Dopo essere stato lontano da Siena per tanti anni, mi fregio di appartenere a Siena. Quando posso tornare? Prima di venire qui ero a Roma, quindi venivo spesso a trovare mia sorella. Da qui è impossibile in questo momento. Sono convinto però che ormai siamo vicini alla fine del tunnel con la campagna vaccinale in corso”.

“I giorni del 2 luglio e del 16 agosto? – ha detto ancora l’ambasciatore – Guardi li vivo molto male purtroppo, quasi un dramma. Ho perso le ultime vittorie della Civetta non potevo stare a Siena. E’ stato un grosso dolore. Le più forte emozioni sono legate al Palio, passioni, emozioni, drammi interiori sono quelle legate al Palio. Per chi nasce a Siena come noi è così. Forse cambierà in futuro, non lo so, ma per le nostre generazioni è così”.

La città più bella del mondo

“Siena è davvero ritenuta la città più bella del mondo – ha concluso Bardini – Tutto il mondo è a portata di click, la sorpresa si è molto ridotta, ma Siena continua a stupire, pur essendo conosciuta. Anche prima quando non c’era la capacità di conoscenza virtuale, anche in Colombia, in Australia, non ho mai incontrato una persona abituata un po’ a viaggiare che non conoscesse Siena e che non la adorasse. La specialità di Siena è da tutte le parti ed è considerata veramente la città più bella del mondo”.

L’intervista completa a Gianni Bardini, ambasciato italiano in Mozambico.

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