La particolare interpretazione di Ivano Zeppi sulla crisi del partito di maggioranza relativa a Siena
Ivano Zeppi, oggi in pensione, già dirigente del movimento cooperativo e fin dagli anni 90 impegnato in politica.
Sei stato iscritto al Pci-Pds-Ds e sei ancora iscritto al Pd. Da tempo non fai attività politica di Partito, ma sappiamo che sei un osservatore abbastanza attento. Che idea ti sei fatto della situazione del Pd cittadino?
“Per paradosso, il disastro in cui si trova il Pd cittadino è il risultato degli atti di generosità compiuti. La candidatura della Ferretti per come è arrivata, all’ultimo tuffo, tale può essere considerata. E’ riuscita a portare un centrosinistra risicato al ballottaggio. Ma poi non sono riusciti a raccogliere convergenze e alleanze sulla base di patti. E’ stata solo pronunciato un ‘chi ci ama ci segua’. Anche le dimissioni di Roncucci possono essere viste come un atto di generosità. In fondo prende su di se tutta l’anima della sconfitta elettorale. Risultato? Invece di favorire la discussione, la blocca! Ingessa l’Assemblea!”
“La stessa iniziativa del segretario provinciale Valenti – completa il concetto Zeppi – è un atto di generosità. Si prende la briga di dare la parola ad un organismo di quasi 90 persone, raccogliendone, umori e desiderata. Solitamente una procedura di questo genere aiuta a raffreddare e svelenire gli animi. Invece no! Serve a registrare semplicemente una piccolissima preferenza per un obiettivo, il Congresso, che è risultato essere un percorso assai accidentato. Come, paradossalmente, un atto di generosità è anche la candidatura di Leoncini. Metterci “la faccia”, prestare se stessi ad un tentativo di soluzione è il massimo dell’espressione politica. Ma, ha semplicemente evidenziato la spaccatura a metà e aperto la strada non alla politica ma ai ricorsi ai probiviri”.
Raccontata così sembra davvero un paradosso. Ma cosa dovrebbe essere fatto? C’è in campo una iniziativa di Promessa Democratica…
“Bisognerebbe far tornare in campo la politica. Che ciascuna delle forze in campo abbandonasse l’idea di avere di fronte un avversario da combattere e da far uscire di scena. Ecco bisognerebbe avere non atti di generosità unilaterali ma collettivi. Quanto a Promessa Democratica, la “mosca tira il calcio che può”. Cerca di dire che non dobbiamo rassegnarci a un Partito che o ha un Capo che comanda e dove la minoranza può solo disturbare oppure, se nessuno predomina, diviene una terra di nessuno”.