Il ritratto di Giovanni Atzeni detto Tittia dopo il suo nono trionfo sul tufo, il quarto consecutivo

Siamo di nuovo a scrivere della vittoria di Giovanni Atzeni detto Tittia. Di lui, ormai sappiamo tutto, e anche di più. Forse ancora una cosa non abbiamo compreso, perché ci distraggono le sue origini, i suoi modi, la storia che lo ha preceduto. È un grande cavaliere nel senso che sa stare a cavallo bene, lo raccontano così anche da ragazzino nelle piste polverose in Sardegna. È lucido, sempre. Ce lo siamo visti crescere davanti ed ancora ci inganna con il suo sorriso gentile, ma adesso è un uomo adulto, consapevole in pieno del suo valore. Non fa sconti, è vero. È attento alla gloria, e questo forse ci spiazza. Le attese lunghe gli fanno meno gola dei cavalli che lui, evidentemente e a ragione, ritiene quello giusti per vincere. Ci serve un Palio meno avido, più atletico, contemporaneo. Sembra smart e forse lo è, ma a noi piace pensare alle sovrastrutture anche nel Palio, al grande groviglio anche sul tufo

Lo vedi a cavallo con le spalle larghe che sembrano coprire tutto e un attimo dopo ha già vinto, e con Ilaria e Mattia sembrano tre ragazzini che crescono insieme ridendo tra di loro. È un grandissimo lavoratore, se il successo si potesse misurare con la fatica e il sacrificio costante, avrebbe già vinto il sedicesimo Palio. 
Ne ha vinti invece nove, con la faccia di uno che sembra non pensare ai numeri. E forse è così. Non corre contro se stesso, misura gli altri ma ormai senza farsi mangiare dai paragoni.

Ha vinto con una cavalla, Violenta da Clodia, con cui aveva avuto una ferita bruciante. Sono passati alcuni anni da quell’estate indiana, nel frattempo lui ha vinto 3 Palii, allevato, costruito campioni, fatto sbocciare il Team Atzeni. Si sono ritrovati maturati entrambi, in forma e pronti. E hanno vinto un Palio segnando il vuoto cosmico. C’è un però, che non dobbiamo non tenere di conto. Forse non è il resto dei fantini a non valere troppo, è la luce di Tittia che splende di una luce propria così potente da oscurare gli altri.

Eleonora Mainò
Nata sotto il segno dei pesci. Narratrice di storie di polvere e provincia e uomini di cavalli. "L'aria del paradiso è quella che soffia tra le orecchie di un cavallo" ( proverbio arabo)

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