Le storie di Siena e dei senesi nella rubrica di Arianna Falchi

Oggi il nostro filo incontra Laura, una montagna di pomodori e la voglia di regalare un sorriso al prossimo.

A Siena grande successo per “Il Pomodoro. Buono per te, buono per la ricerca”

A volte, basta un pomodoro. E i pomodori che sabato 24 e domenica 25 aprile hanno letteralmente spopolato a Siena (oltre ad essere buonissimi), hanno un valore che va ben oltre quello puramente nutrizionale. Oggi il nostro filo s’incanta nel sentire il racconto di Laura, senese e brucaiola, che dopo aver affrontato il momento più nero della sua vita, ha deciso di tendere la mano al mondo, dedicandosi al volontariato. Nel farlo, Laura ha sperimentato in prima persona il grande cuore di Siena e quel motore potentissimo che si accende nelle contrade, quando qualcuno ha bisogno di loro. L’intervista che segue, oltre al raccontare una storia che scalda il cuore, vuole essere un modo per ringraziare tutte quelle persone che hanno contribuito con l’acquisto dei pomodori venduti durante la quarta edizione de “Il Pomodoro. Buono per te, buono per la ricerca”, iniziativa promossa dalla Fondazione Umberto Veronesi per raccogliere fondi in favore della ricerca scientifica.

Come ha scoperto i pomodori della Fondazione Umberto Veronesi?

Tutto è nato dalla mia esperienza personale. Un anno fa mi è cambiata la vita, il mio mondo, non sapevo se sarei arrivata all’estate, se avrei visto i 18 anni di mia figlia… Se avrei rivisto il Palio. Quando ti trovi in queste situazioni puoi reagire in tanti modi, io ho scelto di voler fare qualcosa per gli altri e mi sono dedicata al volontariato, anche se i tempi erano stretti e limitati, perché comunque la vita di tutti i giorni andava avanti. Poi mi sono operata. Un giorno, su Facebook, mi sono imbattuta per caso nella Fondazione Umberto Veronesi. Fanno molte iniziative, per Natale ho regalato dei panettoni a tuttele persone a me care: il ricavato era destinato alla ricerca per il tumore in età pediatrica ed adolescenziale. Ho pensato che se è brutto vivere queste pene a 50 anni, non voglio immaginare quello che può essere per una famiglia che ha in casa un malato giovane. Da lì, ho deciso di continuare con queste iniziative.

Così è arrivata la quarta edizione de “Il Pomodoro. Buono per te, buono per la ricerca”

Mi sono informata e ho trovato questa storia del pomodoro. Mi sono resa subito disponibile e loro mi hanno contattato. Inizialmente volevo fare un po’ di porta a porta ma mi hanno chiesto di fare proprio un banchino, in quanto su Siena non avevano contatti per poterlo fare. Inizialmente ero un po’ dubbiosa ma ho pensato alle contrade: se avessi iniziato a chiedere alle mie amiche delle altre consorelle, sicuramente avrebbero sparso la voce… E così è stato. La Fondazione offre un piccolo corso di formazione ai volontari e in quell’occasione ho chiesto qual era più o meno il numero di vendite più indicativo a cui puntare. Mi hanno detto 120, ma già mi sembravano un po’ pochi: secondo i miei conti, avevo già molte più richieste. Infatti ne ho presi 150 e sono durati una settimana! Qualcuno ne ha presi solo per se, altri magari ne hanno presi 20 pacchi per fare dei regali.

Come sono andati i due giorni di vendita al banchino?

Ho dovuto richiamare e farmene mandare altri 120. Ne ho tenuti da parte 30 ed ho lasciato 80 pacchi per il banchino. La mattina del sabato, insieme alle mie amiche del Bruco, abbiamo scaricato le scatole e messo su la postazione. C’era un gran traffico a quel banchino! La mattina del sabato le scatole erano già tutte finite, per fortuna ne avevo messe alcune da parte. La domenica mattina, con il secondo gruppo Bruco, avevo imparato a capire chi tornava indietro dopo aver lanciato un’occhiata. Questa cosa l’ho trovata bellissima, perché significa che avevamo ispirato fiducia. La mia malattia mi ha lasciato tanta stanchezza, però quando siamo arrivate lì è stato tutto parecchio gioioso e positivo. Abbiamo tirato avanti fino alle 12 ma i pomodori erano finiti, anche se le persone continuavano a chiederli. Abbiamo dato i palloncini ai bambini e alle 13 il branchino non c’era più. Il pomeriggio avrebbero dovuto partecipare anche il gruppo delle “mamme di Monteroni”, ma non avevamo più pomodori!

Le persone come vi hanno accolte?

Benissimo. In questi due giorni non c’è mai stato nessuno che ha risposto in maniera scontrosa. Le persone anziane passavano, si informavano, andavano a fare la spesa e tornavano a prenderli. Ti si apre il cuore perché vedi la gente che lo fa con piacere. Ad ora abbiamo raccolto 3030 euro. Tante persone hanno dato più dei 10 euro che venivano richiesti per una scatola: qualcuno addirittura ha donato senza volere niente. Anche con i pomodori già finiti, alcune persone hanno lasciato ugualmente qualcosa. Nessuno si è mai sentito obbligato, è venuto tutto dal cuore.

Pomodori finiti… Ma?

Il pomeriggio della domenica il telefono mi è diventato rosso, talmente tante sono state le telefonate. Ho dovuto chiamare la Fondazione per averne altri, dovrebbero arrivarmi in questa settimana.

Un grazie speciale a:

Gruppo Bruco 1: Beatrice, Letizia, Laura e Elisa.

Gruppo Bruco 2: Cristiana, Patrizia, Sabrina, Cristiana e Francesca.

Mamme Monteroni 1: Fiamma, Nicoletta, Michela

Mamme monteroni 2: Monica, Gabriella, Eleonora, Elisa, Cristina, Michela e in fine l’olandese Angenieta e la spagnola Fina

Arianna Falchi
Penna e cuore, dal 1991. Credo nella potenza delle parole, unica arma di cui non potrei mai fare a meno. Finisco a scrivere sui giornali un po' per caso, ma è quella casualità che alla fine diventa 'casa' e ho finito per arredarla a mio gusto. Sono esattamente dove vorrei essere. Ovvero, ovunque ci sia qualcuno disposto a leggermi.

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