Le storie di Siena e dei senesi nella rubrica di Arianna Falchi

Voce e sentimento, la capacità di giocare con le parole e tante, tante cose da dire.

Il nostro filo oggi incontra Isotta Carapelli, in arte Isotta

L’emozione profonda che si nasconde tra testo e melodia. Sono queste le parole che vengono in mente nell’ascoltare il racconto di Isotta Carapelli, in arte Isotta (qui il suo profilo instagram @therealisotta_), cantautrice senese dalla voce morbida e dal pensiero veloce che vola tra realtà e sentimento. Il nostro filo oggi parla di musica e lo fa con le parole di Isotta, entrata a far parte dell’etichetta Women, prima ed unica in Italia ad aver formato una squadra di sole donne, pronte a conquistare la scena musicale italiana.

Isotta Carapelli, cos’è la Women Female Label & Arts?

Un’etichetta discografica che si appoggia alla Artist First. Io sono una delle prime artiste ad aver preso parte a questo progetto tutto al femminile. Quando ho scoperto che l’etichetta voleva creare una squadra completamente composta da donne, mi sono chiesta come mai nessuno ci avesse pensato prima. Proprio in un momento del genere in cui troppo spesso si sente purare di discriminazione e violenza nei confronti delle donne, è importante ribattere su questi temi e incentivare questi progetti. Ho saputo, ad esempio, che anche Spotify sta ha alzato il numero di artiste disponibili sulla piattaforma.

Come ha accolto il progetto?

Quando me l’hanno proposto mi sembrava impossibile. Ero felicissima, perché le mie canzoni parlano molto di problematiche femminili, quindi ero entusiasta. Diego Calvetti, il produttore con il quale ho scritto dei testi e lavorato nel suo studio a San Gimignano, il Platinum Studio, ha pensato di darmi questa possibilità.

Come si è avvicinata al mondo della musica?

Ho iniziato a cantare quando avevo 4 anni, con mia nonna. Lei aveva una grande passione per il canto, ma non ha potuto perseguire questo sogno. Mi ha trasmesso questa passione regalandomi i miei primi cd: Bocelli, Pavarotti… Così volevo assolutamente fare canto lirico! Ho scoperto, però, che fino ai 12 anni è impossibile farlo, in quanto la voce deve finire lo sviluppo e sarebbe come lavorare con uno strumento non tuo che poi, alla fine, sei costretto a cambiare. Quindi ho iniziato a studiare con una maestra di canto di musica leggera. Poi, dai 10 anni, sono andata alla Music Ensamble. Dai 16 anni in poi, invece, ho cominciato a cantare con dei gruppi musicali.

Lei è una cantautrice…

Sì, scrivo testi e, a volte, anche melodie. Devo dire però che per me il testo in una canzone è fondamentale e adoro scrivere, lo trovo anche terapeutico. A volte scrivo da sola, altre volte in studio confrontandomi con altri professionisti: quelle per me sono giornate meravigliose di divertimento e crescita. Ognuno ha i suoi gusti e le sue idee, c’è chi parte dalla musica e chi dal testo. A mepiace iniziare con le parole e nel mio progetto i testi sono importantissimi.

Cosa pensa dei talent show?

Credo che sia molto difficile parteciparvi. C’è necessità di adattarsi e di capire l’ambiente. Io ho provato ad XFactor nel 2018 e sono arrivata fino alle auditions, dove conquistai il sì di Manuel Agnelli. Se si decide di andare ad un talent, si deve sapere chi sono i giudici e che sono, appunto, lì per giudicare. Inoltre, bisogna essere consapevoli che è più spettacolo che musica. Non capisco chi partecipa e poi si lamenta del giudizio ottenuto: lì funziona in questo modo. Credo comunque che dai talent siano usciti tanti artisti validi.

Come nasce il tuo singolo ‘IO’?

In questa canzone ho cercato di fissare alcune sensazioni ed emozioni che ho vissuto. Sono nate le frasi della prima strofa ed il ritornello, poi vi ho trovato una certa energia che mi ha emozionata. La definisco la punta dell’icebearg che preannuncia tutto il progetto. Avevo dubbi prima e anche ora, non mi sono data soluzioni. Mi fa riviere tante situazioni ed emozioni del passato.

Arianna Falchi
Penna e cuore, dal 1991. Credo nella potenza delle parole, unica arma di cui non potrei mai fare a meno. Finisco a scrivere sui giornali un po' per caso, ma è quella casualità che alla fine diventa 'casa' e ho finito per arredarla a mio gusto. Sono esattamente dove vorrei essere. Ovvero, ovunque ci sia qualcuno disposto a leggermi.

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