Le motivazioni dell’ordinanza sulle misure cautelari comminate all’ex comandante della Polizia Municipale indagato per stalking

Martedì prossimo si terrà l’interrogatorio di garanzia nei confronti del comandante della Polizia Municipale di Siena, indagato per stalking insieme alla moglie e ad alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine. I due coniugi sono stati sottoposti a doppia misure cautelare: sospensione del’esercizio delle proprie funzioni nel Corpo e divieto di avvicinamento alle vittime. Il sindaco di Siena Luigi De Mossi ha deciso di incaricare il segretario generale Michele Pinzuti a comandante della Polizia Municipale.

Secondo l’ordinanza i due avrebbero provocato “un perdurante e grave stato di ansia, nonché il timore della propria incolumità e quella dei propri familiari”. Sessantuno pagine, una ricostruzione minuziosa, corredata da particolari tecnici e riscontri testimoniali: l’ordinanza è firmata dal giudice Roberta Malavasi.

Tutto sarebbe partito, stando alla ricostruzione dell’accusa, da agosto 2019, con le prime telefonate anonime, poi messaggi, telefonate mute, perfino lettere anonime. Fra i particolari ricostruiti, anche le azioni, secondo il gip, messe in atto dalla moglie dell’ex comandante che, in particolare, accedeva “abusivamente al sistema informatico di controllo dei varchi ztl, utilizzando le credenziali di cui dispone in ragione dell’ufficio di agente del corpo di Polizia Municipale”, tutto “allo scopo di sospendere in più occasioni l’efficacia del permesso alla ztl, in modo da poterne controllare gli spostamenti, in particolare gli eventuali accessi alla ztl”. Un “uso e abuso di poteri”, scrive il gip, “al fine di porre in essere una sorta di pedinamento a distanza”.

Il sistema di gestione telematico della zona a traffico limitato permette di verificare, in pratica, in tempo reale l’accesso al centro storico da parte di mezzi non dotati di permesso: il sistema segna in tempo reale il presunto abuso, che va verificato prima di comminare la sanzione relativa. Con questo sistema, in sostanza il gip ritiene che la sospensione del permesso abbia posto “l’agente di Polizia Municipale nelle condizioni di verificare tutti gli eventuali accessi, ricevendo un ‘alert’ dal sistema”.

Le informazioni sulle vittime, secondo quanto ricostruito nell’ordinanza di misura cautelare, sono state ottenute dall’estate 2019 fino a giugno scorso, attraverso tre carabinieri e un agente dei servizi segreti, che risultano anch’essi indagati. I rappresentanti delle forze dell’ordine  sarebbero entrati nella banca dati per fornire informazioni riservate al comandante, frugando nella vita delle vittime. Per realizzare, secondo l’accusa, il reato di stalking, il comandante della Polizia Municipale avrebbe indotto un dipendente dell’agenzia informazione servizi interni presso la presidenza del consiglio dei ministri “ a fare accesso al sistema informatico d’indagine interforze, in violazione dei suoi poteri e violando i doveri inerenti del suo ufficio”.

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