Anticipiamo di qualche giorno la nostra rubrica settimanale, perché a volte la politica ha dei tempi che mal si conciliano con una cadenza ogni sette giorni.

Indubbio che l’argomento di grande attualità, questa settimana, siano state le dimissioni dell’assessore alla cultura Sara Pugliese.

La lettera dell’ormai ex membro di giunta, in squadra con De Mossi dal 2018, non nasconde un malessere che evidentemente viene da lontano, almeno dall’estate scorsa.

Ma che, almeno per il momento, resterebbe nel campo personale, perché l’area di riferimento, ovvero il gruppo Siena Aperta che ha in Mauro Marzucchi rappresentante dentro e fuori il consiglio comunale non starebbe pensando di lasciare la maggioranza di cui, per l’appunto, fa parte dall’inizio del mandato (fatto salvo clamorose dichiarazioni che potrebbero arrivare nella giornata di domani dal momento che proprio Siena Aperta ha indetto una conferenza stampa).

Anche se sui social (e all’angolo dell’Unto) si stiano scatenando commenti di ogni genere sulla perdita di pezzi da parte della maggioranza che sorregge l’attuale De Mossi.

Certo, di movimenti ce ne sono stati tanti in questi quasi quattro anni di mandato e presumibilmente ce ne saranno altri. Di mal di pancia pure, come quasi normale in una maggioranza abbastanza variegata, quale quella a sostegno dell’amministrazione. Per il momento però, l’unico “pezzoche ha lasciato in effetti la maggioranza (e non da adesso) è Sena Civitas, che è andata a comporre il variegato Terzo Polo con Per Siena e In Campo, di fatto lasciando da una parte (almeno in consiglio comunale, poi si vedrà) il Pd.

Insomma, tanto tuonò che non piovve.

Innegabile che le dimissioni di un assessore facciano (parecchio) rumore, che qualche nube si addensi sul Palazzo Pubblico, ma per vedere la pioggia ancora c’è tempo. 

Proprio per restare sulla metafora metereologica, vista anche la pioggia di lunedì scorso, la manifestazione sul “salvataggio” del Santa Maria della Scala, come preventivabile, ha raccolto tanti ex appartenenti a quello che era il governo della città dal Dopoguerra fino al 2018.

Di “cittadini” nel senso stretto della parola ne abbiamo però visti pochini, ma, come abbiamo già sottolineato ogni libera manifestazione del pensiero non va denigrata, anzi tutt’altro.

Di quella manifestazione tuttavia, restano comunque molte domande (che abbiamo anche rivolto ai presenti) senza risposta.

Perché parlare di “salvataggio” dopo appena qualche giorno da un cambio di gestione?

E soprattutto, perché parlare di “salvataggio” di un’istituzione che per diversi lustri è stata governata da coloro che erano in piazza?

Perché parlare di “salvataggio” a poco tempo dalla nascita di una Fondazione alla quale avevano lavorato, senza portarla però a compimento, anche gli ex sindaci Ceccuzzi e Valentini?

Noi, da cronisti, in piazza c’eravamo, ma a queste domande non c’è stata data risposta.

Irene Chiti
Il giornalismo è una professione che non si sceglie, è lui che sceglie te. Ho sempre creduto che il valore di un vero professionista sta nel fatto di mettersi completamente a servizio del "racconto", stare un passo indietro piuttosto che sentirsi gli attori di ciò che scriviamo. Noi siamo solo il tramite per far arrivare il "racconto". Per questo prendo in prestito le parole di Joseph Pulitzer per ricordare la raccomandazione più importante: "Presentalo brevemente così che possano leggerlo, chiaramente così che possano apprezzarlo, in maniera pittoresca che lo ricordino e soprattutto accuratamente, così che possano essere guidati dalla sua luce."

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui