Sofia Giuntini

Un progetto fotografico per spingere i cittadini della Valdelsa a vivere maggiormente il loro fiume

Il secondo appuntamento di “In3C”, il cartellone di eventi previsto dall’Amministrazione comunale in questo mese di luglio per valorizzare i giovani artisti sangimignanesi si è tenuto nell’azienda agricola e agriturismo Casa alle Vacche. E ha visto come protagonista Sofia Giuntini.

La giovane fotografa ha collaborato con Samuele Beconcini alla realizzazione grafica del libro “Ombre Sedute. Lunario di Quarantena” (il testo presentato nella prima data di “In3C” ) e l’abbiamo incontrata per parlare del suo progetto fotografico “Accanto – Eterotopie della Val d’Elsa”.

“A giugno 2020 mi sono laureata in Fotografia presso la Laba, la Libera Accademia di Belle Arti di Firenze. Il titolo della mia tesi è ‘Accanto – Eterotopie della Val d’Elsa’: un’interpretazione personale del fiume Elsa e dell’ambiente circostante che traduce in immagini le mie sensazioni ed i miei studi sull’Elsa”.

L’immagine di copertina di “Accanto – Eterotopie della Val d’Elsa”

Partiamo dal titolo del suo progetto fotografico: cosa significa eterotopia?

“È il concetto su cui si basa tutto il mio lavoro. Il termine eterotopia è stato coniato negli anni ’60 dal filosofo francese Michel Foucault ed indica il concetto secondo cui le proiezioni mentali che una persona fa quando transita in un determinato luogo, plasmano il luogo stesso. Questa trasformazione può annientare, purificare o completare il luogo in questione.

Come si collega questo concetto filosofico con il fiume Elsa?

“A parere mio, il nostro fiume è un’eterotopia in senso negativo: le proiezioni mentali delle persone che transitano sull’Elsa annientano il fiume stesso e tutto il suo ambiente circostante. Nel corso di questi anni, ho notato una crescente indifferenza e noncuranza dei cittadini e anche delle Amministrazioni locali, nei confronti dell’Elsa, sia a livello di cura ambientale che di conoscenza del proprio territorio. Quello che mi ha più sorpreso è stata proprio la disattenzione dei cittadini. Se il fiume ci fosse stato o meno, a loro non avrebbe fatto alcuna differenza: pochi andavano sull’Elsa consapevoli di dove fossero e con il fine di passeggiare e godere del paesaggio fluviale. Per questo reputo l’Elsa un’eterotopia: perché il fiume non è considerato come tale.

Qual è lo scopo del suo lavoro?

“Lo scopo del mio progetto è dare voce ad un ambiente che non è stato pienamente ascoltato. Non è una mera denuncia delle condizioni ambientali del fiume, le mie immagini sono dolci e sognanti, non crude e violente: vorrei solo far riavvicinare tutti i valdelsani al fiume che dà il nome al luogo in cui abitano e lavorano e mi piacerebbe farlo tutti insieme, con il sostegno dei cittadini e delle Amministrazioni pubbliche”.

Sensibilizzare gli abitanti della zona è anche il filo rosso degli incontri di “In3C” dei quali è stata la seconda protagonista

“Vorrei che le persone del posto fossero maggiormente coinvolte nell’ambiente in cui vivono e questo è uno dei temi che, insieme con gli altri Coordinatori Junior nei tavoli di concertazione per i 30 anni dall’inserimento del centro storico di San Gimignano nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, stiamo cercando di affrontare maggiormente. Con la rassegna ‘In3C’ vogliamo avvicinare le persone al territorio attraverso la presentazione di opere di alcuni giovani artisti. E lo facciamo in alcune delle aziende agricole sangimignanesi che più valorizzano i prodotti locali”.

Com’è nato “In3C”?

“Abbiamo avuto l’idea di questi simposi dopo le discussioni online tenute nei mesi di febbraio e di marzo: nel secondo incontro abbiamo parlato della Convenzione di Faro, ratificata dall’Italia a settembre 2020, e nella quale si enuncia il diritto dei cittadini a fare cultura e a partecipare al patrimonio culturale dei luoghi in cui abitano per rispettarlo, valorizzarlo e far nascere nuove visioni. I 4 incontri di questo luglio di ‘In3C’ sono un inizio in questo senso: ci piacerebbe che questo progetto avesse un seguito, diventando un appuntamento fisso, soprattutto in inverno, per dare nuova linfa a San Gimignano. Vorremmo far partecipare anche giovani artisti della Valdelsa e della provincia di Siena. Questi appuntamenti sono un primo banco di prova e vorremmo continuassero anche grazie al sostegno del Comune”.

Tornando al suo progetto, come si è approcciata al fiume?

“L’Elsa è sempre stato sotto i miei occhi, anche se non bagna direttamente il centro storico di San Gimignano, la mia città. Ho sentito la necessità, però, di percorrerlo come se fosse la prima volta, fotografandolo, quindi, con uno sguardo intimo, ma allo stesso tempo distaccato. Ho scelto, infatti, di fotografare l’Elsa nel periodo che va da dicembre a marzo, iniziando a scattare nel 2018, perché volevo staccarmi dal periodo estivo di maggiore affluenza e rappresentare l’Elsa nella sua solitudine e tranquillità invernale”.

Come ha trovato il fiume Elsa?

“Ho imparato tante cose parlando con alcune guide ambientali, con le persone che ho incontrato lungo il corso dell’Elsa e con chi, invece, ci lavora o coltiva un pezzo di terra a ridosso del fiume: mi sono resa conto che si tratta di un ambiente molto sottovalutato e allo stesso tempo anche molto stressato. Tutti mi hanno evidenziato come sia scarsa la qualità della bonifica del territorio, lamentandosi, spesso, della cattiva cura degli argini e della mala gestione degli straripanti durante le forti piogge. Ero partita con l’idea di legarmi alle teorie di Foucault, però non avrei mai immaginato di avvertire questo senso di disattenzione e di disinteresse generali nei confronti del fiume simbolo della nostra zona”.

Ha camminato per tutto il corso dell’Elsa?

“Ho percorso quasi tutto il fiume, a partire dalla sua sorgente sulla Montagnola senese. Mi è mancato solo il tratto che va da Sovicille a Colle, la cosiddetta ‘Elsa morta’. Poi ho percorso tutta la parte che va da Gracciano, con il Sentierelsa, fino a San Miniato”.

Il Sentierelsa è senza dubbio il tratto più conosciuto del fiume

“Sono i chilometri dell’Elsa che vanno da San Marziale al ponte di Spugna, a Colle, ed è il tratto più noto grazie al bellissimo colore dell’acqua, dovuto al fondo calcareo: le pietre bianche, insieme con i raggi del sole, restituiscono un colore turchese e, nella zona delle cascate del Diborrato, sembra quasi di trovarsi in una fiaba: qui il fiume prende vita e, appunto, viene chiamato ‘Elsa viva’”.

È possibile considerare il Sentierelsa come un “non-luogo”, il neologismo ideato dall’antropologo francese Marc Augé?

“Nel mio lavoro ho affrontato brevemente questo concetto: penso che il Sentierelsa sia un ‘non-luogo’ e un’eterotopia, ma in maniera diversa rispetto al resto del fiume: questo tratto è smisuratamente sfruttato. Si va all’eccesso opposto rispetto al resto dell’Elsa. Questi pochi chilometri, dei 76 totali, sembrano appartenere ad un altro fiume e, non a caso, vengono chiamati le ‘Maldive di Colle val d’Elsa’: oltre al colore splendido dell’acqua, è possibile vedere qualche gommone di forma strana e qualche telo da mare colorato. È un contrasto molto forte.”

Che cosa si aspetta per il futuro dell’Elsa?

“Mentre mi stavo per laureare, ho saputo che è stato previsto un Contratto di Fiume, intitolato ‘Oltre il confine’, di cui San Gimignano è il Comune capofila. I fondi provengono dalla Regione Toscana e dall’Unione Europea, in collaborazione con il Dipartimento di Architettura di Unifi e, in particolare, con alcuni studenti del corso di laurea, e con Narrazioni Urbane che si occupa della parte comunicativa. Purtroppo la pandemia ha rallentato questo splendido progetto che, proprio in questi giorni, sta ripartendo: sono pronta a rimettermi in gioco con loro”.

Con “Oltre il confine” si coinvolge la cittadinanza

“Avendo interessato associazioni e singole persone della zona, questo progetto vede un’alta partecipazione della popolazione per proporre nuove idee. Nelle prime fasi sono stati compilati alcuni questionari. Ho partecipato a queste indagini nelle quali è stata chiesta la relazione con il fiume, le modalità e la frequenza della sua frequentazione, gli aspetti da migliorare e i punti di forza. È stata realizzata una mappatura di tutto il fiume, dalla sorgente fino alla foce, quando l’Elsa entra nell’Arno: in questa mappa le persone hanno potuto indicare i punti che necessitano di maggior attenzione e cura. Dal report finale dell’indagine i punti più problematici sono gli stessi che anch’io ritenevo fossero quelli messi peggio”.

Concludiamo tornando a parlare del titolo del suo progetto: perché “Accanto”?

“Ho scelto questa parola per due motivi. Il primo è storico-architettonico: sin dall’antichità, le città sorgevano vicino ai corsi d’acqua in quanto fonte molto importante di sostentamento. Allo stesso tempo, la parola Accanto è un monito e una speranza per i cittadini e per gli enti amministrativi: che riscoprano di avere un fedele amico ed una risorsa inestimabile accanto a loro, che rappresenta, così come per me, un senso di appartenenza. È ancora un progetto in evoluzione, però. Non lo sento completo e lo porterò avanti finché non vedrò che si sarà instaurato un forte dialogo e un forte legame tra il fiume, i cittadini ed i comuni che l’Elsa bagna”.

Gli appuntamenti di “In3C. Simposio di Artisti” sono proseguiti mercoledì 21 luglio con Domitilla Marzuoli: presso l’azienda Il Palagione, a partire dalle 18 per chi si è prenotato in presenza e dalle 18.30 per la diretta sulla pagina Fb San Gimignano Accade Online, saranno presentati alcuni dei progetti grafici della giovane disegnatrice sangimignanese.

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