A partire dal lockdown del 2020 Marzuoli ha iniziato a condividere i suoi disegni sui suoi profili social: “Questo ha generato un circuito virtuoso e da una collaborazione ne è nata un’altra”

Dal 17 luglio e fino al 27 agosto al Palazzo dei Priori a Colle di val d’Elsa è possibile ammirare l’esposizione “Eden”, una collettiva con le opere di Marco Acquafredda, Mauro Pellizzi e Domitilla Marzuoli: i tre artisti, con i loro linguaggi differenti, hanno dato la loro interpretazione della natura (Marco Acquafredda) e dei soggetti femminili (Domitilla Marzuoli) e maschili (Mauro Pellizzi) e delle svariate possibilità di Eva e di Adamo che si possono trovare nel paradiso.

E proprio in via del Castello a Colle di val d’Elsa, davanti alla prima esposizione (fisica) delle sue illustrazioni, abbiamo parlato con Domitilla Marzuoli, protagonista del terzo appuntamento di “In3C – Simposio di artisti”, di cui ha disegnato anche il manifesto che si è tenuto presso l’azienda agricola biologica, cantina e agriturismo Il Palagione di Giorgio Comotti.

Il confinamento, dovuto allo scoppio della pandemia, come era successo con “Ombre Sedute. Lunario di Quarantena” di Samuele Beconcini e con l’ultima parte del progetto fotografico “Accanto – Eterotopie della Val d’Elsa” di Sofia Giuntini (https://www.gazzettadisiena.it/i-protagonisti-di-in3c-sofia-giuntini-e-accanto-eterotopie-della-val-delsa/), è stato il momento che ha permesso a Marzuoli di mostrare i suoi lavori.

Iniziamo parlando di “In3c – Simposio di Artisti”
“Sono stata contattata dalla Pro loco perché cercavano giovani che aiutassero nella parte dell’educazione e della formazione per i contenuti Unesco. Da questa iniziativa e dai tavoli che abbiamo presentato online negli scorsi mesi di febbraio e marzo, è nato ‘In3c – Simposio di artisti’: ci siamo resi conto che molti di noi ‘Coordinatori junior’, che abbiamo partecipato ai tavoli tematici per il trentennale dell’iscrizione di San Gimignano nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità, abbiamo delle capacità artistiche e delle opere già pronte da presentare. Così, su proposta della assessore alla Cultura, Carolina Taddei, è partito questo progetto: ‘In3c’ è stata una vera e propria rivelazione. Abbiamo messo insieme esperienze, anche molto diverse, di giovani artisti: questo significa che sul nostro territorio ci sono grandi potenzialità. Abbiamo voluto creare una connessione tra opere artistiche e i prodotti della nostra campagna: per dare delle possibilità, per intessere delle amicizie e per creare degli intrecci”.

È stata l’autrice della copertina di “In3c”
“Il logo dell’iniziativa ha i rami e le radici delle figure che si confondono: avendoli disegnati con la stessa grafica, non si capisce quali sono i rami e quali sono le radici. L’ideale è essere piantati sul territorio, anche come tradizione locale, ma una tradizione che permette di andare avanti. Le figure si stagliano su piazza del Duomo perché, per noi, la piazza è il simbolo della condivisione e della comunità. E assomigliano alle statue etrusche: un richiamo a ‘Hinthial’”.

Come proseguirà “In3c”?
“Ci piacerebbe che questo bel gruppo, che è nato nello scorso inverno, facesse da traino per le esperienze che ci sono già o per aiutare a farne nascere altre. E, visto il successo avuto negli appuntamenti di luglio, dopo l’estate vorremmo continuare con nuovi incontri per abbracciare altri ambiti artistici e far sbocciare e sostenere i tanti talenti che abbiamo nella nostra zona”.

Proviamo a conoscere Domitilla Marzuoli: quando ha cominciato a mostrare i suoi lavori?
“Ho iniziato a condividere e a far conoscere le mie illustrazioni soltanto recentemente, ma per me disegnare è una cosa naturale. Mi è sempre piaciuto, andando alle mostre e confrontandomi con il mondo artistico, anche locale, osservare. E l’approccio umanistico, che ho approfondito nei miei studi, mi ha permesso di guardare, anche con maggior curiosità, il mondo che mi circonda”.

La disegnatrice Domitilla Marzuoli alla mostra “Eden”

“Quando è iniziata la pandemia, dopo aver fatto delle sostituzioni a scuola e dopo essermi messa a disposizione (inviando le ‘Mad’), ero in attesa di avere delle risposte. Nel momento di incertezza e di sospensione del primo lockdown, con i ritmi che erano cambiati, avendo più tempo a disposizione da dedicare a me, ho continuato a disegnare. E ho deciso di usare i canali social per far conoscere i miei lavori: prima postavo su Facebook e su Instagram soltanto cose personali, poi ho aggiunto il frutto di questa passione che ho sempre avuto”.

È possibile ammirare le sue illustrazioni a partire dal marzo 2020 ma, come ha detto, il disegno ha sempre fatto parte della sua vita
“E questo grazie a mia nonna, insegnante di storia dell’arte, pittrice e scultrice: sono cresciuta in un clima fertile dal punto di vista artistico. Ho aspettato qualche anno per capire che di arte si può anche vivere: se riesci a definirti e a darti una tua dimensione, con un approccio professionale, è possibile vivere di questo mestiere. E, forse, questa è anche una sorta di ‘rivincita’ proprio con mia nonna, la quale diceva: ‘Purtroppo di arte non si vive’. In questo anno e mezzo ho avuto delle opportunità e mi si sono aperti degli sbocchi professionali che non vorrei abbandonare”.

Qualche esempio?
“Mi sono capitate collaborazioni per alcuni racconti e con riviste online e magazine, per le quali ho disegnato le copertine, come per esempio ‘Yanez’, che fa recensioni cinematografiche, e con ‘Il mondo o niente’, un’altra rivista online, e ‘Verde rivista’. Inoltre ho realizzato il progetto grafico e la copertina per ‘Mature’, una raccolta di racconti di letteratura erotica di Elena Bibolotti: ho fatto una serie di tavole che ritraggono le tematiche trattate dall’autrice, come l’amore omoerotico, le diverse sfumature dell’eros e della perversione mentale. Con lei abbiamo anche con un nuovo progetto. Sono tutte esperienze che sono nate tramite i social. Nel tempo di chiusura che abbiamo vissuto, i social hanno fatto da vetrina e hanno permesso ai progetti e alle persone di incontrarsi. E questo ha generato un circuito virtuoso perché una collaborazione ha chiamato l’altra”.

Roberto Saviano, sui propri canali social, ha condiviso il Patrick Zaki di Domitilla Marzuoli
“È stata una grande sorpresa per me trovare la ricondivisione di questo mio disegno, corredata dalla parole di Roberto Saviano: in questo modo ho sentito di far parte di un pensiero comune condiviso. È stato emozionante capire che la professione di illustratore è una ricchezza: permette ad un’immagine di essere più efficace di tante parole. Ho realizzato questa illustrazione in seguito al workshop guidato da Gianluca Costantini dello scorso autunno [ne avevamo parlato su Gazzetta di Siena] e mi era stata ispirata dalle sue illustrazioni iconiche di Zaki e altri personaggi”.

Quali sono le sue tecniche di disegno preferite? E quali i soggetti?
“Ho sempre disegnato a matita e con gli acquerelli: questa era l’unica tecnica che per me esisteva. Gli acquerelli sono delicati, occupano poco spazio. Poi, durante la pandemia, mi sono concentrata sui volti, in particolare sui primi piani del viso, usando l’acrilico. Da lì ho iniziato a voler sperimentare la figura umana. Andando oltre le forme stilizzate e provando a definire, anche psicologicamente, certi aspetti: quello che trasmette e che tradisce un volto o un corpo umano”.

Sta provando a confrontarsi con il disegno di narrazione?
“Ho avuto un primo approccio con un disegno di narrazione, perché sono appassionata di letteratura, in generale, e di graphic novel, in particolare: questo combinarsi fra una passione di lettura e di studio personale hanno dato quello che definisco i miei primi “disegnini”. Questo è stato il mio esordio. Ora sto sperimentando anche delle illustrazioni dinamiche, che sono un’altra cosa rispetto ad una narrazione: ho provato, ma serve tempo e devo perfezionarmi. Studiare le vignette e i quadranti nella pagina non è semplice. Sono in contatto con scrittori locali per sviluppare una storia illustrata. Penso che capirò se sono in grado di portare avanti una narrazione vera e propria soltanto realizzandola: è un lavoro di sperimentazione. Così mi è capitato con il disegno digitale”.

La tecnologia, adesso, permette di avere un mondo artistico in un unico strumento
“Il mio disegnare è stato sempre materico, lavorando con la carta e con i colori. All’inizio avevo anche dei pregiudizi nei confronti del disegno digitale: quando vedevo persone che illustravano su una lavagnetta digitale pensavo fosse più facile e mi dava l’impressione di essere un lavoro di minore importanza. Mi è servito del tempo per riuscire a padroneggiare il disegno digitale ma, una volta che appreso come lavorarci, ho scoperto che è veramente divertente e non ne posso fare a meno: ha una nobiltà paragonabile al disegno materico”.

Quali sono i vantaggi del disegno digitale?
“Il bello di un programma digitale è proprio avere contemporaneamente tantissimi strumenti e colori: è come avere un laboratorio infinito. E, inoltre, è possibile disegnare quasi ovunque: ho disegnato anche nei viaggi sul bus. Io mi sono approcciata alla lavagna elettronica da autodidatta e in maniera autoptica, rubando tanto con gli occhi”.

E come mai è passata dal disegno materico a quello digitale?
“Lo slancio fondamentale è stato lo scorso ottobre quando sono stata contattata, tramite la mia pagina Instagram, dai ragazzi di ‘Teatro al verso’. L’approccio al digitale è arrivato con loro. Avendo scoperto i miei disegni, mentre stavano preparando la rappresentazione di Samuele Beconcini ‘Ombre sedute’, in cui alcune figure richiamavano alcuni miei disegni di donne con i ricci, è stato possibile collaborare alla parte figurativa dello spettacolo: mi hanno chiesto se fossi interessata a fare uno spettacolo dal vivo con loro, proprio mentre stavano recitando. E i miei disegni, realizzati in diretta, sono stati proiettati durante lo spettacolo: ero parte della scenografia sul palco del ‘1001’. Ho dovuto imparare a usare la tavoletta in poco tempo. E la collaborazione con ‘Teatro al verso’ prosegue: ho preparato le maschere per uno spettacolo su Dante, che hanno registrato, e disegnerò delle scenografie digitali per alcuni progetti che faranno con i teatri della zona”.

Per concludere: sogni nel cassetto?
“Sto lavorando ad un sito nuovo, con la possibilità dell’e-commerce, per mostrare i miei lavori. E adesso il sogno più grosso è riuscire a creare uno spazio fisico mio, a San Gimignano. Vorrei aprire un qualcosa, sfruttando un locale di famiglia dove c’era la cantina di mio nonno, per avere uno spazio di condivisioni e fare esposizioni di cose mie, ma anche per collaborare con altri artisti. Mi piacerebbe che fosse un luogo che abbia sia una capacità commerciale, perché ritengo che l’illustrazione debba essere popolare, inserendoci anche una parte editoriale, in modo da avere qualcosa di autonomo sul modello dell’editoria libera dell’associazione ‘Strade bianche’ di Pitigliano, ma che sia anche uno studio per me e possa essere un appoggio per altri artisti”.

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