“La mia sensazione è che lo stress causato dalla pandemia ci esponga al rischio di accettare misure autoritarie che nei momenti di crisi risultano rassicuranti, facendoci perdere la capacità di ragionare serenamente sulle conseguenze”

Anna Cassanelli, Segretaria Generale della Flc-Cgil di Siena, ha scritto un lungo post su Facebook per esprimere la sua opinione sull’utilizzo del Green Pass.

“Il ruolo che rivesto da qualche anno nel sindacato – afferma Anna Cassanelli sui social – mi dà il privilegio di poter esprimere la mia opinione su svariati argomenti, che hanno tutti a che fare con la scuola, sulla stampa locale. La stampa locale senese è cioè interessata a sapere cosa penso io. Io parlo, parlo, faccio ragionamenti ma naturalmente di quello che dico viene sistematicamente riportata solo qualche frase che, letta decontestualizzata, stravolge completamente il ragionamento complessivo”.

“Sul tema ‘green pass’ nelle scuole – continua Anna Cassanelli – questo processo di estrema sintesi che fa la stampa mi sta infastidendo non poco. Il clima generale che si è creato nel Paese è quello che si respira tra due opposte tifoserie durante un derby e a me, a cui piace stare fuori dallo stadio, non piace questa sensazione di essere collocata in una di queste due tifoserie dalla stampa. Qualcuno potrebbe dirmi ‘E tu non ci parlare con la stampa’. La risposta è semplicemente che il ruolo che ricopro non me lo permette”.

“Io mi colloco tra quelli che pensano tra il bianco e il nero, possa esistere il grigio – spiega Anna Cassanelli -. Veniamo al green pass nelle scuole, sul quale, a mio avviso, va fatta un po’ di chiarezza e che mi fa pensare che scegliere tra bianco o nero sia in certi momenti storici anche pericoloso. Premesso che nel mio mondo ideale, non esisterebbero persone contrarie ai vaccini e saremmo già tutti vaccinati. Ma in tutto il Mondo però, non solo in Italia o in Europa o nei Paesi ‘ricchi’. Perché io all’utilità dei vaccini credo molto e ho pure fatto una tesi sperimentale di due anni sul vaccino contro il Meningococco B dentro il gruppo di ricerca di Rino Rappuoli. Questa premessa mi sembrava importante”.

“Mi sembra anche giusto premettere che – sottolinea Anna Cassanelli – tra le persone che conosco e che non si sono ancora vaccinate, alcune sono No-Vax delle quali non condivido nemmeno un’idea, molte sono persone solo spaventate, anche a causa del disastro comunicativo che c’è stato con Astrazeneca per esempio. Con queste persone il clima di violenza verbale che si respira oggi non solo non funziona ma è controproducente. Detto ciò, penso che viviamo ancora in una democrazia più che imperfetta e più che perfettibile, anche in pandemia, e che questo stato democratico vada preservato. Anche in pandemia, quindi, obblighi e divieti dovrebbero essere introdotti solo quando il non farlo arrecherebbe un serio danno alla collettività.

“Veniamo alle scuole – continua -. Il green pass varrebbe, ovviamente, solo per il personale scolastico e non per gli studenti. In questo anno e mezzo di pandemia il Ministero, non è stato capace (non ha voluto) di:

  1. cambiare le leggi sulla formazione delle classi (neanche provvisoriamente, giusto per il perdurare della pandemia), quindi anche per l’a.s. 2021/22 classi da 16 alunni sono tagliate o non autorizzate e si formano classi da 28-30 studenti.
  2. rendere strutturali le misure sui trasporti assunte a Natale scorso, anzi di trasposti non abbiamo ancora cominciato a ragionare e a settembre saremo punto e a capo.
  3. confermare/potenziare l’organico Covid, quello che l’anno scorso ha permesso ai Presidi di dividere le classi più numerose. Al contrario i fondi ad esso destinati sono stati drasticamente ridotti”.

“In questo scenario – continua -, il green pass si innesta in un contesto in cui insegnanti e ATA, già per la stra grande maggioranza vaccinati, entreranno in aule di 30 ragazzi, che sono arrivati a scuola ammassati in un autobus, per la maggior parte non vaccinati. Se uno di questi ragazzi si scopre che è positivo, siamo sicuri che non si va in DaD? Dai, non facciamo gli ingenui, che lo sappiamo tutto che non è così. Quindi questo green pass serve a garantire la didattica in presenza? No. Serve, semmai e secondo me, a deresponsabilizzare il datore di lavoro. (Ministero), che nulla ha fatto per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro, e spostare sul lavoratore la responsabilità della sicurezza.”

“Il ragionamento è: ti costringo a vaccinarti perché siccome non ho fatto nulla per la tua sicurezza – spiega Anna Cassanelli -, quando e se risulterai positivo al Covid, avremo almeno evitato che tu finisca in terapia intensiva. Questo è un ragionamento accettabile per un sindacato? Io direi proprio di no. Anzi si creerebbe un precedente pericoloso per cui il datore può derogare alle proprie responsabilità sulla sicurezza e scaricarle sul lavoratore. Nel privato potrebbe quindi accadere che il datore di lavoro smetta di comprare plexiglas, mascherine, gel, rilevatori della temperatura e di garantire il distanziamento e introduca l’obbligo alla vaccinazione. Ci piacerebbe, lo troveremmo giusto? Io personalmente no, pur essendo quanto di più lontano ci sia dell’ideologia dei No-Vax, vedi premessa”.

“La mia sensazione – prosegue – è che lo stress causato dalla pandemia, dalla paura di contagiarsi, di tornare in lockdown, ci esponga al rischio di accettare in modo acritico misure autoritarie che nei momenti di crisi risultano rassicuranti, facendoci perdere la capacità di ragionare serenamente sulle possibili conseguenze che potrebbe avere una gestione non lucida di questa crisi dovuta alla pandemia. Un mondo senza No-vax sarebbe un mondo migliore, secondo me. Leggo una quantità di cavolate nei profili dei miei contatti No-vax da fare accapponare la pelle. Ma questo non deve far vacillare la nostra capacità di ragionare e di essere lucidi”.

“In sintesi: o il green pass si introduce per tutta la popolazione scolastica – conclude Anna Cassanelli -, studenti compresi (e allora il ragionamento che lo si introduce per preservare la didattica in presenza potrebbe tornare, anche se non elimina il problema di fondo del datore di lavoro che deroga alle proprie responsabilità) o si introduce per tutti i lavoratori e le lavoratrici, di qualsiasi settore, pubblico o privato, oppure fatto così è solo becera propaganda e no, non mi sta bene. Ora pensate di me ciò che volete, ma almeno fatelo avendo contezza di quello che penso in modo completo, non estrapolandolo in modo libero da un paio di frasi lette su un giornale locale”.

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