Francesco Ghirelli, presidente Lega Pro

Il presidente della Lega Pro a “Al Bar dello Sport”: “Il cambio di format per ricucire coi giovani e avere più risorse. Siamo i primi a volere la riforma dei campionati. Abodi? Il miglior ministro dello Sport che potessimo avere. Lavoriamo per la Var tutta la stagione. E difendo le seconde squadre”.

“Il Siena ha vissuto nel corso degli ultimi anni un processo sconvolgente, dovuto anche alla crisi del Monte dei Paschi. Mi auguro che questo sia il passaggio definitivo. Dal punto di vista sportivo sta andando bene, la proprietà è ben intenzionata e mi sembra ci siano le condizioni affinchè Siena abbia quello che merita. Parliamo di una città bellissima, una città che amo. Mi ricorda per tanti aspetti la città dove sono nato, Gubbio. Non nascondo che sono contradaiolo della Torre per antichi legami con Artemio Franchi”. Così Francesco Ghirelli, ospite di “Al Bar dello Sport”, trasmissione sportiva della Gazzetta di Siena. Il presidente della Lega Pro, la lega che organizza la Serie C in cui gioca attualmente la Robur, ha parlato di vari argomenti: dalle partite a mezzogiorno contro il caro energia alla possibilità di estendere la Var a tutto il campionato, dalle seconde squadre alla riforma dei campionati, fino alla nomina di Andrea Abodi come Ministro dello Sport (“il migliore che ci potesse capitare”). Partendo dal tema al centro delle discussioni di queste settimane: la proposta di cambiare il format della C, con le quattro promozioni in B che arriverebbero tutte tramite i playoff.

Il cambio di format – spiega Ghirelli – nasce da due riflessioni. Intanto c’è un problema fortissimo di rapporto con i giovani, che si riesce a saldare solo durante i playoff, che sono sogni ed emozioni. Una delle ultime ricerche sulla generazione Z dice che per i giovani il calcio è noia. Per me è un cazzotto nello stomaco, a me piace questa formula, ma devo ragionare sul fatto che il futuro è dei giovani. L’altra stella polare è che bisogna mettere il calcio in sostenibilità economica. Bisogna introdurre un torneo capace di attrarre il pubblico, perché la fonte principale è il botteghino, e al tempo stesso avere più risorse dagli sponsor e dalle televisioni”.

La proposta non ha raccolto il consenso di molti tifosi. “Ne sento tante, ma mi ricordo che quando furono introdotti i playoff ci furono critiche feroci. È normale in Italia, la novità crea sempre un problema”, prosegue Ghirelli, che smentisce anche l’idea di un regolamento troppo cervellotico. “La formula abbastanza semplice. Il problema delle società all’inizio è di attrarre pubblico e di fare risorse. I primi mesi sono quelli dove non arrivano i contributi. La formula privilegia la prossimità territoriale e i derby. Si parte con sei gironi. Cinque, dopo 18 partite, andranno nella Poule Scudetto, gli altri cinque nella Poule Retrocessione. Quelle della Poule Scudetto andranno tutte ai playoff, con qualche diversificazione. I primi due della Poule Retrocessione giocheranno i playoff, gli altri i playout. Con meccanismi identici a quelli di adesso”.

Le società hanno un loro interesse – continua il n. 1 della Lega Pro – possono ricostruire un rapporto con i giovani ed ottenere maggiori risorse. Mi auguro comprendano l’importanza di questo percorso. Saremo una lega capace di dare un segnale di innovazione al calcio italiano”.

Il sasso lanciato dalla Lega Pro, se non altro, ha avuto il merito di smuovere le acque del calcio italiano, visto che a stretto giro sono arrivate dichiarazioni sia di Balata, alla guida della B, che di Gravina, presidente Figc. “Ognuno è libero di avanzare proposte – ha detto Gravina – ma questa non può essere la riforma definitiva. Stiamo attenti a non confondere le cose. La riforma del calcio italiano è una rivoluzione culturale molto più ampia”. “Le parole di Gravina non sono in contraddizione con il progetto della Lega Pro, che mi auguro sia propedeutico alla riforma – risponde Ghirelli – noi siamo i primi a volere la riforma dei campionati, e tre anni fa la Lega Pro si è spogliata dei suoi poteri e li ha consegnati a Gravina. Gli altri non l’hanno fatto”.

Il cambio di format non mette in discussione la riforma dei campionati – dice Ghirelli – solo su un punto si collega alla riforma: scegliendo la strada di offrire tutte le promozioni con i playoff, noi non li perdiamo. Se la riforma arrivasse a togliere una promozione alla C, a condizione che ci diano garanzie sulla sostenibilità economica, noi a quel punto potremmo mantenere i playoff”.

“Sono sessant’anni che si parla della riforma – va avanti il presidente della Lega Pro – e l’unica è stata fatta da noi: nel 2014 abbiamo ridotto le società da 90 a 60. Io non ho alcun timore a tagliare, però guardiamo i dati: il calcio italiano perde 1,2 miliardi ogni anno, se tagliamo 30 squadre di C queste incidono 40 milioni. Ma di cosa stiamo parlando? Una riforma va fatta avendo chiara la mission di ogni campionato. Ripeto, non ho alcun problema a tagliare. Siamo disponibili a discutere di 4 o 3 promozioni ma la C deve avere un corrispettivo di risorse che gli consentono di essere sostenibile. Paghiamo pegno a condizione che risolviamo il problema della sostenibilità economica”.

La Lega Pro ha inviato la proposta di cambio di format del proprio campionato ai 60 club, e nelle prossime settimane saranno fatte valutazioni su eventuali modifiche o integrazioni. Poi, a fine novembre, l’assemblea di lega voterà e, in caso di parere positivo, porterà il dossier al consiglio federale, a dicembre. Ghirelli spinge per introdurre la modifica già dalla prossima stagione, visto che i diritti tv sono in scadenza. “Al momento attuale c’è un contratto con Eleven Sport che scade a giugno. L’accordo con Dazn (che ha inglobato Eleven, ndr) non incide sull’attuale gestione. Poi si aprirà il mercato e chi farà la proposta migliore si prenderà i diritti. Credo ci sia un’enorme potenzialità, stiamo sondando anche il mercato internazionale”.

Ghirelli commenta poi la nomina di Andrea Abodi, già a capo della B e del Credito Sportivo, a Ministro dello Sport: “è il miglior ministro che ci potesse capitare, per la competenza, il rigore, la moralità. Conosce il calcio italiano, credo possa dare un contributo significativo”.

Domenica, a Messina, si giocherà la prima partita a mezzogiorno, un’idea nata per limitare il consumo energetico. La Lega Pro ha invitato i club a giocare in questo orario (“alle 12 o alle 12.30 dei festivi, di certo non il sabato perché la gente lavora”) ma rimarrà una cosa facoltativa, spiega Ghirelli, perché la precedenza va data ai tifosi. “Se un club mi dicesse che alle 2 di notte c’è il sold out – ironizza – io lo farei giocare a quell’ora. Non ci fermiamo qui: dobbiamo lavorare sull’efficientamento energetico e nelle prossime settimane presenteremo una proposta”.

La Var, introdotta in semifinale e finale lo scorso anno, tornerà anche ai playoff di questa stagione, in forma più estesa. L’idea è di ampliare la tecnologia a tutto il campionato. “Ci stiamo lavorando, ma c’è un problema di costi, di numero di arbitri e di formazione, perché occorrono sei mesi di formazione per un progetto di questo genere”.

Ghirelli difende il progetto delle seconde squadre in C, perché “l’esperimento della Juve è positivo, ha costruito tanti giovani calciatori. Verso la fine di novembre terremo un approfondimento sulle seconde squadre, per capire dove si può migliorare. Finora la cosa che ha osteggiato il progetto sono state le multiproprietà, elemento negativo del calcio italiano, e la follia dei prestiti”.

In chiusura, una battuta sulla Coppa Italia maggiore, che dal 2021 è diventata ancora più esclusiva, togliendo di torno sia le nove squadre di D che quasi tutte quelle di C. “È il segno della miopia del calcio italiano. Questa tipologia di coppa non favorisce partecipazione e incassi tv. Se si gioca Siena-Milan in campo della più debole io guardo la partita e probabilmente vado allo stadio perché c’è Davide contro Golia. Così si perde il fascino e anche la capacità di ragionare a sistema. La A diventerà leader quando farà come Premier e Bundesliga, ampliando le competizioni e, come gha fatto la Premier, dando risorse alle società sottostanti quando è arrivata la pandemia. C’è una soluzione. Che la coppa venga inserita nel calendario della Federcalcio e il progetto di riforma venga compiuto dalla Figc con l’idea di far giocare tutte le squadre”.

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