Carlo Finetti

Carlo, figlio d’arte, è assistente a Udine in A2 e ha appena affrontato Chiusi. “Importante che a 50 minuti da Siena si giochi a livello nazionale. Che bello sarebbe un giorno allenare la squadra della mia città e sentire risuonare la Verbena”

Senese, figlio d’arte e assistente di Matteo Boniciolli a Udine in A2, la scorsa domenica Carlo Finetti è tornato in provincia di Siena per sfidare l’Umana San Giobbe. “Ho provato sensazioni positive per più motivi – spiega Finetti a “Al Bar dello Sport” – ho lavorato per tre anni fianco a fianco con l’allenatore di Chiusi, Giovanni Bassi, persona straordinaria. E poi sono legato a Chiusi perché nella seconda parte della vita mio papà si occupava di medicina dello sport e uno dei luoghi in cui andava a fare le visite per l’idoneità sportiva era Chianciano Terme”.

Udine, finalista lo scorso anno e adesso in testa, punta a tornare in massima serie, mentre Chiusi è ancora ferma a zero punti. “Ma avere finalmente una squadra nel senese in un campionato nazionale, per il movimento è un qualcosa di importante – sottolinea Finetti – chiaro che non si canta la Verbena a fine partita, però è meglio avere la possibilità di avvicinarsi a qualcosa che è nel presente che vivere solo di ricordi. Le tre società in C Gold stanno facendo un ottimo lavoro, ma nel mentre avere la possibilità di vedere a 50 minuti di macchina un livello superiore penso che alla città faccia bene”.

Il rischio di rimanere incatenati al passato, ricordando i fasti dell’Eurolega, è forte, aggiunge Finetti. “Quello che è successo va conservato come una gemma preziosa, ma serve prendere anche consapevolezza che quella cosa lì non c’è più e purtroppo, e lo dico a malincuore, non ci sarà per tanto tempo. Non si può cambiare il crollo della banca, non si possono cambiare le vicende legate all’inchiesta Time Out. Sono successe, bisogna prenderne atto. Sarei molto felice, fossi un ex tifoso, del fatto di avere delle persone che sacrificano il loro tempo per dare gloria e lustro alla Mens Sana, o che lavorano e investono nella Virtus e nel Costone. Una buona idea è guardare al futuro sapendo come siamo stati e come vorremmo tornare”.

Carlo Finetti ha mosso i primi passi da giocatore e allenatore nella sua città ma si è formato poi fuori Siena. Prima Roma, alla Stella Azzurra, poi Empoli, Trieste e infine Udine. “Il mio ruolo è l’assistente in coabitazione con Alberto Martelossi, che riveste il doppio ruolo di ds e senior assistant, figura che negli Usa va di moda da oltre vent’anni. Un ex capo allenatore di A2 che si affianca a un altro importante allenatore come Boniciolli e insieme gestiscono le operazioni di mercati. Subito sotto ci sono io, per quello che riguarda la parte tecnica, il lavoro individuale con i giocatori della prima squadra e alcuni prospetti interessanti del vivaio”.

Quali sono le ambizioni di Finetti? “Il mio obiettivo è diventare capo allenatore, al più alto livello possibile. So bene che farlo adesso, dal punto di vista economico e progettuale, nel nostro Paese non è semplicissimo, perché è un mestiere dove la vera differenza la fa la classe dirigenziale che non sempre in Italia tutela al 100% la figura del capo allenatore. Non è un momento florido ma alla base c’è la mia giovane età, un’energia da vendere e la speranza di trovare un proprietario, un gm o un ds che abbia la pazza idea di affidarmi la guida di un progetto tecnico. Più che di una squadra, sarebbe bello essere alla guida di un progetto. Lo vivo in prima persona con Boniciolli che non si limita a pensare a cosa dobbiamo fare in attacco o in difesa. È la vera caratteristica dei grandi capi allenatori: la capacità di far capire al club l’importanza del ruolo ed essere l’amministratore delegato della parte sportiva di un’azienda”.

Se mi piacerebbe allenare a Siena? Assolutamente sì. Come potrei non ambire un giorno ad allenare la squadra della mia città e sentire risuonare la Verbena. La speranza è quella, ma so che al momento è un sogno anche perché adesso siamo su due binari completamente diversi”, conclude l’assistant coach dell’Apu Udine basket.

(credit: foto Lodolo)

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