Il Terzo Polo Civico ufficializza il suo candidato per le elezioni amministrative 2023: Fabio Pacciani in corsa per Palazzo Pubblico.
Un nome che era già trapelato nei giorni scorsi e che era già stato dato praticamente per certo. Mancavano solo le presentazioni ufficiali e un’investitura formale da parte delle associazioni che compongono il Terzo Polo Civico, formalità che è arrivata questa mattina a Palazzo Berlinghieri, luogo prescelto per l’annuncio.
Fabio Pacciani, dentista, ex Rettore della Nobil Contrada del Bruco ed ex Rettore de Magistrato delle Contrade, nessun precedente politico, è il primo candidato al ruolo di primo cittadino del Comune di Siena a scendere in campo.
“Le nostre associazioni hanno fatto un percorso per avere solide basi per un progetto incentrato su civismo e partecipazione attiva dei cittadini – le prole di Maria Pia Bindi del Terzo Polo Civico – In questi mesi abbiamo raccontato il nostro percorso ed in modo particolare abbiamo realizzato il convegno di sabato scorso che ha fatto una somma delle nostre idee e ci ha dato spunto per proseguire il nostro lavoro. È giunto il momento di presentare la persona che abbiamo individuato come nostro candidato sindaco, Fabio Pacciani”.
“La mia prima esperienza civica arriva dal mondo delle contrade – ha esordito Pacciani – Mi accingevo all’incarico di Rettore con consapevolezza che le contrade ed il Magistrato fossero le principali anime civiche della città. Ora ho la certezza che attraverso la riscoperta di un senso civico, sia possibile far ripartire Siena. Questo è ciò che mi ha avvicinato al progetto, un progetto che è dentro di me da tanti anni e che adesso si concretizza così. Non ho mai creduto ai salvatori della patria, ma credo che vivere consapevolmente la nostra realtà, voglia dire migliorarla. Il lavoro delle liste non è stato banale, hanno fatto in modo di creare un metodo per stare insieme anche nella fase programmatica. La città ha bisogno di progettare, ha bisogno di una visione. Io non parlerò mai contro, ma sempre ‘per’. Dopo quindici anni, non si può più restare fermi a fare i processi”.
