Approcci palieschi e di vita di Contrada, da sempre, si modificano di generazione in generazione: una ruota che gira e non deve fermarsi

Le votazioni per il rinnovo di Capitani e alcuni Seggi di Contrada non sono ancora terminate in modo completo e quelle che, anche recentemente, si sono svolte hanno lasciato spazio a considerazioni non erto inedite.

La storia di tutte le Contrade, negli anni, è costellata dalla presenza di numerose pennellate sui nomi indicati dalle varie Commissioni elettorali, ma ciò non deve costituire motivo di imbarazzo per il futuro.

L’attimo delle elezioni è sicuramente la forma più democratica all’interno delle Contrade e non solo nel periodo repubblicano, ma anche nei secoli passati. Basti pensare che, a metà ‘800, erano numerosi gli interventi delle forze dell’ordine cittadine per sedare quei tumulti, sviluppatisi nei rioni al momento delle elezioni del Capitano e che si articolavano in modo completamente diverso da ciò che avviene oggi.

La mania dell’uso delle pennellate, quindi, è sempre rimasta inalterata durante i secoli e se oggi in molti sostengono che, di fronte a questa mania, non si riconoscono più nella vita della propria Contrada commettono il fondamentale errore di non sapersi aprire al nuovo modo e di vivere la socialità contradaiola delle nuove generazioni, specialmente quella che è nata nell’attuale secolo. Evidente come gli approcci palieschi, e quelli nella vita comunitaria della Contrada, si siano distaccati tra generazione e generazione; ma il meccanismo vincente della “vita” del Palio e delle Contrade è principalmente costituito dalla naturale convivenza generazionale che proietta mode e mentalità diametralmente opposte a quelle finora conosciute.

Basterebbe focalizzare il semplice uso degli smartphone per accorgersi che sarebbe inutile, e dannoso in modo irreparabile, se le nuove generazioni dovessero seguire alla lettera ciò che le generazioni di babbi, mamme e nonni hanno imparato prima e, forse, non hanno saputo tramandare nel rispetto del nuovo modo di agire e pensare. Quindi, appare del tutto superfluo sostenere, da parte delle generazioni degli “anta”, di non ritrovarsi più nell’attuale mondo contradaiolo scandendo un ritornello secolare: “Questa non è la Contrada e il Palio che ho conosciuto”.

Di fronte ai risultati elettorali, il ritornello assume anche una connotazione patetica. Senza le Contrade non può esistere il Palio; senza il naturale cambio delle generazioni, che impongono il proprio modo di “vivere”, le Contrade non esisterebbero più e, di conseguenza, non esisterebbe più nemmeno il Palio. Pensare di riesumare il passato costituisce un’ancora per gli “anta” che affonderebbe praticamente tutto. Conoscere e far conoscere il passato, al contrario, serve per capire il presente e poterlo, in parte, anche correggere.

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