Gazzetta di Siena dà i voti finale nelle ultime ore di campagna elettorale

Si chiude la campagna elettorale a Siena o almeno la prima parte, visto che con ogni probabilità ci affacciamo al ballottaggio di fine maggio. Non un granché come campagna, se escludiamo qualche colpo di teatro: a ognuno il suo, tra l’altro. Un sindaco uscente che non si ricandida; il centrodestra che tentenna sullo stesso De Mossi, sonda altri candidati, poi appoggia l’unico o quasi rimasto, quindi lo molla e convince un candidato che aveva detto “no, grazie”; una maggioranza di governo che si divide in due (o tre) parti; un centrosinistra che pesca un jolly, anch’esso dopo un “no, grazie” dei mesi precedenti; un candidato civico che parte a maggio dell’anno scorso, portandosi dietro pezzi da sinistra e destra con storie politiche non recenti; candidati che fioccano come funghi in un bosco. Quasi settecento aspiranti al consiglio comunale di Siena, in pratica uno ogni 50 abitanti, con ex di sinistra a destra ed ex di destra a sinistra; ex di maggioranza all’opposizione ed ex di opposizione in maggioranza. Insomma, abbiamo di visto di meglio. La sufficienza di questa tornata elettorale è davvero striminzita.

Emanuele Montomoli

Re assoluto della campagna, almeno per quanto riguarda le iniziative. Gli aperitivi in piazza del Campo il venerdì, partiti con AperiTonyc, continuati con SformaTonyc e RisotTonyc appaiono inarrivabili, oltretutto conditi da una campagna social, video e meme (forse anche troppi). Se arrivasse al ballottaggio ci immaginiamo fuochi d’artificio per due settimane. Certo i passaggi diciamo più politici o di contenuto non sono stati altrettanto brillanti: partito come civico fin dall’estate, si è accompagnato al centrodestra per un mesetto a fine gennaio, poi, dopo il “caso massoneria”, ha proseguito tornando solo civico, incassando tuttavia l’appoggio del Partito Repubblicano e, soprattutto, di Più Europa, non propriamente una lista civica, ma un partito che guarda decisamente a sinistra. La sua pagella rimane comunque alta. Voto 7.

Anna Ferretti

Diciamo che dopo qualche tentennamento ha sciolto le riserve, togliendo più che altro il Pd e il centrosinistra da un empasse o cul de sac in cui i Dem si erano come al solito infilati. Prova a unire cattolici e sinistri, punta decisa al ballottaggio, ma le ultime settimane di campagna elettorale, se togliamo la Schlein, non sono state particolarmente brillanti. Dovrebbe contare sul blocco del Partito Democratico, che comunque a Siena ha sfiorato il 30 per cento alle politiche (che non sono le comunali…), più qualche voto a sinistra, grazie a Iep e ai vari movimenti da Articolo Uno in poi. Se non dovesse arrivare al ballottaggio sarebbe quasi clamoroso, ma le sorprese sono dietro l’angolo in una campagna elettorale così incerta. Dopo lunedì, si vedrà. Voto 6 meno.

Nicoletta Fabio

Ha avuto un grande alibi: il tempo. E’ scesa in campo quasi per ultima, riacciuffata per i capelli da un centrodestra che ha tentennato per mesi. Ha provato a recuperare in poco tempo, anche attraverso la consueta discesa da Roma di rappresentanti del governo e dei partiti di maggioranza. Conta molto sui numeri che proverà a fare Fratelli d’Italia, oltre che sulle altre quattro liste che la appoggiano: pare in crescita e di certo, come dimostrano gli ultimi confronti, è battagliera e senza troppi peli sulla lingua. L’obiettivo è naturalmente il ballottaggio, stando ai sondaggi deve difendersi da Pacciani e forse Castagnini, poi quello che succederà dopo il primo turno è un capitolo a parte. Voto 6,5.

Massimo Castagnini

Secondo un sondaggio è il più conosciuto a Siena, punta a essere anche il più votato o almeno a rappresentare la sorpresa delle elezioni: obiettivo ballottaggio, difficile, non impossibile. Vuole la “continuità nella discontinuità”, ha incassato l’appoggio di Italia Viva e quello del sindaco uscente Luigi De Mossi. L’impressione è che sia cresciuto molto, anche lui non è partito presto, dopo la proposta caduta nel nulla di fare le primarie di centrodestra. Nel mondo del Palio è sempre stato un vincente, guardando sempre oltre. Ci riuscirà? Voto 6,5.

Fabio Pacciani

Se Fabio e Castagnini hanno avuto l’alibi del tempo, a Pacciani questo non è mancato, anche se forse ne ha avuto addirittura troppo a disposizione. Il suo alibi è semmai un altro: quello di avere speso altrettanto tempo a frenare gli spiriti bollenti della sua ampia coalizione, fatta di ex politici ora civici e con un paio di zavorre importanti, come l’ex sindaco Piccini o l’ex consigliere regionale Marignani. Le dichiarazioni sopra le righe nell’ormai famoso dibattito televisivo sono forse il segno di una campagna effettivamente lunga e logorante, per questo la pagella è meno positiva. Ha avuto il merito di battere più volte quartieri e vicoli della città, più o meno accompagnato dalle liste: punta il ballottaggio, anche se pare avere il fiato corto per i tanti, forse troppi, aspiranti alla carica di assessore in caso di vittoria. Voto 6.

Elena Boldrini

Carneade chi era costui scriveva il buon Manzoni. I tempi del Movimento Cinque Stelle che scende in piazza a bacchettare il sistema sono lontani, ormai anche i pentastellati sono diventati più di governo e di partito che di lotta. Ma l’ex On. Migliorino che fine ha fatto? Poca presenza, poche iniziative, l’obiettivo è al massimo un consigliere comunale, poi potrebbero giocare al tavolo del centrosinistra per il secondo turno. Un merito c’è: ricompare il Movimento dopo l’incredibile assenza di cinque anni fa, dove i Cinque Stelle sarebbero potuti arrivare addirittura al ballottaggio. Sembra passato un secolo. Voto 5.

Roberto Bozzi

Un precursore: ha anticipato la rottura fra Calenda e Renzi a Roma, staccandosi dagli ex compagni di Italia Viva. E’ a caccia di un posto in consiglio comunale e, come sopra, magari di un accordo con il centrosinistra per il secondo turno. “Le pecore si contano a maggio” ha detto a proposito di un sondaggio che lo ha teorizzato ultimissimo. A maggio ci siamo arrivati e temiamo che i numeri possano essere quelli. Voto 5,5.

Alessandro Bisogni

La campagna elettorale del candidato dell‘estrema sinistra, che si professa civico pure lui, è stata abbastanza nell’ombra, anche se abbastanza livorosa. Sinceramente, però, invece dei pugni sul tavolino nei confronti della stampa ci aspettavamo qualche battaglia di quelle di sinistra: acqua pubblica, sanità pubblica, asili pubblici, mensa pubblica, trasporti pubblici e via dicendo. Insomma come diceva Nanni Moretti “dì qualcosa di sinistra” o semplicemente “dì qualcosa”. Potrà recuperare se gli elettorali lo dovessero premiare con un posto in consiglio comunale. Voto 5.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui