“Questo non mi rende meno femmina, meno attraente, meno donna e ci tengo a comunicarlo attraverso lo strumento che più si pensa lontano da un cieco: l’immagine”
“Sono una ragazza, sto posando per delle foto e sono cieca. Questo non mi rende meno femmina, meno attraente, meno donna e ci tengo a comunicarlo attraverso lo strumento che più si pensa lontano da un cieco: l’immagine”. Così Roberta Di Nardo presenta su Instagram il suo progetto di sensibilizzazione e inclusività delle persone disabili all’interno della società, postato anche sulla pagina web della onlus fondata dall’attivista Iacopo Melio, #Vorreiprendereiltreno.
Roberta, originaria della provincia di Salerno, vive nella città del Palio da sei anni ormai. È una ragazza cieca e divide la sua vita tra Siena e Padova, dove studia Shiatsu.
Insieme al fotografo fiorentino Marco Ciofalo, ha appena intrapreso un progetto volto a “rompere quello schema sociale di cui noi disabili diventiamo purtroppo protagonisti – così descrive il suo lavoro al telefono -. Spesso vediamo ragazze e ragazzi posare davanti a obiettivi o semplici post sui social, e capita di avere un desiderio di conoscerli o semplicemente di fare apprezzamenti. Ma cosa succede se vieni a sapere che quella persona che sta posando ha una disabilità? Di colpo l’interesse svanisce, quasi ti vergoni di ciò che hai pensato e scatta un rispetto ipocrita frutto di costruzioni sociali che portano a pensare che le persone disabili siano meritevoli di maggior rispetto” dichiara con fermezza.
Un progetto intrapreso cavalcando l’onda del body positivity, un atteggiamento di accettazione di tutti i corpi a prescindere dalla taglia, dalla forma, dal colore della pelle, genere, abilità fisica e deciso a contrastare gli standard di bellezza. Posizioni fortemente difese dalle nuove generazioni, che sempre di più gridano alla libertà e all’inclusività e che hanno smosso nella Di Nardo l’impressione che fosse il momento adatto per imboccare la strada verso la normalizzazione.
“Spero di poter lavorare con diversi fotografi e proporre così diversi scatti dove vengo ritratta in vari modi e pose: un nudo o mentre passeggio con il mio cane guida, ad esempio – prosegue -. Mi piacerebbe collaborare con dei piccoli negozi poi. Tante ragazze vengono chiamate per indossare abiti e accessori in vendita, ma perchè non proporre anche un modello alternativo? Per quanto inusuale potrebbe sembrare, sarebbe comunque un passo verso l’integrazione”.