“Gli interventi di messa in sicurezza hanno causato la parziale chiusura delle residenze, serve un finanziamento”

Attraverso un comunicato, Cravos è tornato ad occuparsi della questione degli alloggi destinati agli studenti: “Come Cravos vogliamo portare la nostra analisi all’interno del dibattito che si è innescato sui giornali locali tra sindacati e Dsu Toscana – si legge nella nota -. Al di là della sterile polemica dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, che con tempistiche discutibili hanno avanzato critiche superficiali, uno dei maggiori disagi che gli studenti borsisti di Siena stanno vivendo riguarda il lento scorrimento delle graduatorie per l’assegnazione dei posti alloggio“.

“Gli interventi di messa in sicurezza hanno causato la chiusura parziale delle residenze – prosegue la nota – con una conseguente perdita di circa 600 posti letto (quasi la metà). Da quest’anno tantissim* borsist* non saranno convocati o saranno smistati in degli edifici privati come hotel o B&b, che hanno poco a che vedere con l’idea di casa dellə studentə, dove l’alloggiante diventa a tutti gli effetti ospite, un* cliente. La riallocazione degli studenti in edifici privati, coniugata con l’erogazione del contributo affitto per coloro che non saranno convocati in residenza, ha inoltre aggravato i costi delle spese per l’azienda“.

“Più che salvaguardare le condizioni di vivibilità degli studenti, come afferma l’azienda del Dsu Toscana nei suoi comunicati – prosegue Cravos -, l’azienda ha cercato di ‘tirare a campare’, raccogliendo qualsiasi posto disponibile senza un minimo di progettualità per il miglioramento, o quanto meno per il mantenimento, dei servizi attuali”.

“Prima responsabile di questa situazione è la Regione Toscana – continua Cravos -; in più occasioni il presidente Giani e l’assessora Nardini hanno detto che il diritto allo studio è per loro una priorità, eppure sul piano di investimenti 2023-2024 non sono previsti dei fondi per aiutare il Dsu ad affrontare questo periodo. Si mette così chiaramente in ginocchio l’Azienda, costretta ad autofinanziare gli interventi di messa in sicurezza, lamentando la mancanza 1,2 milioni di euro per il completamento dei lavori”.

“Considerando il problema in un quadro più ampio – prosegue -, è necessario sottolineare anche la complicità del Governo che, al posto di supportare finanziariamente gli enti per il diritto allo studio, preferisce delegare alle imprese private la costruzione di nuovi student hotel con un fondo PNRR di ben 660 milioni di euro!”.

“Contro il nuovo piano di privatizzazione del diritto allo studio universitario messo in atto dal Governo, negli scorsi giorni abbiamo lanciato la campagna #NOhousinguniversitario. I servizi collegati alle borse di studio devono essere di qualità e gestiti da enti pubblici, i quali non devono essere costretti ad esternalizzare i servizi per carenza di personale. In questo contesto di definanziamento e privatizzazioni, secondo la nostra associazione il diritto allo studio universitario può essere garantito solo mediante un adeguato finanziamento regionale e statale – conclude Cravos -, a sostegno degli enti per il diritto allo studio”.

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