Partiti da Kabul con un volo umanitario, adesso sognano di laurearsi e di aiutare il proprio paese

Questa è la storia di cinque ragazzi afghani fuggiti dal loro paese in guerra, un paese che soffre perché mal governato, e accolti dall’Università di Siena.

Siham, Siar, Marvua, Said e Narges sono arrivati nel nostro paese attraverso corridoi umanitari attivati dopo la presa di Kabul da parte dei Talebani lo scorso 15 agosto. Il Rettore Francesco Frati, insieme all’intero corpo docenti e alle diverse associazioni, hanno offerto ai cinque rifugiati un alloggio per l’intero anno accademico presso la Residenza Universitaria di via XXIV Maggio e la possibilità d frequentare i corsi di laurea grazie alle borse di studio per studenti sotto protezione. Una causa presa a cuore anche dall’assessore istruzione del Comune di Siena Paolo Benini, che li ha accompagnati nel loro arrivo a Siena.

Siham, Siar e Marvua sono tre fratelli, poco più che maggiorenni. Sono arrivati nel nostro paese con un volo umanitario insieme ai genitori. Il padre, attualmente disoccupato, era un uomo d’affari in Afghanistan e ha trasmesso ai figli, iscritti a economia e ingegneria, la stessa passione.

“I Talebani non le lasciano andare a scuola – racconta la ragazza -, nemmeno possono uscire di casa”. Marvua oggi può studiare a differenza delle sue amiche rimaste in Afghanistan, terra imprigionata nella morsa dei Talebani e priva di opportunità per le giovani donne. Un paese ridotto alla miseria, che i tre fratelli un giorno (magari dopo la laurea) vorrebbero aiutare: “La gente in Afghanistan muore di fame – dichiara Siar -, rapiscono le persone per racimolare un po’ di denaro”.

Narges invece ha 27 anni e insieme al fidanzato è riuscita a fuggire da Erat con l’ultimo volo umanitario: “Siamo rimasti per tre giorni all’aeroporto cercando di sorpassare i varchi – raccontano -. Ci siamo imbarcati sull’ultimo volo, non ci speravamo più“. A casa ha lasciato una sorella disoccupata: è una psicologa e assisteva le donne. I talebani hanno chiuso tutte le cliniche in cui lavorava.

Prima di arrivare a Siena Narges non era mai uscita dal suo paese, ma adesso vuole viaggiare e aiutare la gente come lei. Frequenta il primo anno del corso Studi Internazionali, proprio come il fidanzato.

A Siena sono riusciti a trovare un luogo sicuro. Nel frattempo, il Comune e l’Università di Siena si stanno mobilitando per creare una rete di supporto con associazioni e aziende, per offrire accoglienza e i mezzi per realizzare i loro sogni nel cassetto. Proprio come auspicano Narges e Said: “Sposarsi, magari nel 2022”.

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