La 27enne poliziana ha partecipato alla produzione della serie animata del fumettista romano, balzata in cima alle classifiche della piattaforma streaming

Neanche il tempo di fare la sua comparsa nel catalogo streaming che “Strappare lungo i bordi”, la nuova serie animata di Netflix disegnata da Zerocalcare, ha fatto l’en plein di clic e visualizzazioni. Nel giro di tre giorni dall’uscita, infatti, l’ultimo progetto del fumettista romano ha riscosso un successo tale da porlo – nella classifica italiana – davanti al popolarissimo Squid Game e alle nuove puntate di Narcos Messico, trovando l’approvazione della quasi totalità del pubblico italiano; una commedia – perché questo è – che talvolta assume tratti drammatici, incorniciati dal tipico dialetto romano parlato dai protagonisti del viaggio. Com’è logico pensare Zerocalcare, per la stesura e la produzione della serie e tutto ciò che concerne la serie animata, ha dovuto collaborare con una platea di addetti ai lavori non indifferente: in fondo, una casa non sta in piedi senza che i mattoni vengano messi nella giusta e corretta posizione, Tra questi “mattoni”, scorrendo tra i titoli di coda, c’è anche una rappresentante della nostra provincia.

Si tratta di Chiara Magrini, 27enne di Montepulciano che ha fatto tutta la trafila scolastica nella cittadina poliziana per poi trasferirsi a Milano, dove ha terminato gli studi di Comunicazione alla IULM e si è specializzata home-made in Motion Design “da sola con vari corsi online e ‘smanettando’ con alcuni programmi. Ho cercato di sfruttare il lockdown del 2020 per dedicarmi a imparare il più possibile e approfondire il mondo dell’animazione e diventare libera professionista. Così è stato, sono molto soddisfatta ma la strada è ancora lunga”. Che poi, fondamentalmente, è il concetto espresso dallo stesso Zerocalcare in una battuta della serie animata: “Pensavamo che la vita funzionasse così, che bastava strappare lungo i bordi piano piano e seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere”. Per tanti anni attiva nella Contrada di Collazzi durante il periodo del Bravìo delle Botti, di mestiere ora Chiara fa la Clean Up Artist: “è la fase successiva all’animazione – dice -, quella in cui si puliscono i disegni che gli animatori sviluppano in sequenza. Talvolta è necessario intervenire e fare delle intercalazioni (dove mancano) per rendere il movimento animato più fluido o correggere alcuni tratti per portare i disegni a modello (per esempio le mani)”.

Il post pubblicato su Facebook da Chiara

La collaborazione tra la ragazza e Netflix è iniziata ormai più di un anno fa: “Io, Zerocalcare lo conoscevo tramite i social: mi piacevano le strisce che curava per Propaganda Live (programma di La7, ndr) e solo successivamente ho iniziato a leggere anche i suoi fumetti. Quando c’è stata l’opportunità di lavorare per questo nuovo progetto ho inviato la domanda, mi hanno contattato e ho dovuto superare un test per poter svolgere il mio ruolo – racconta Chiara -. Non riuscivo a crederci che avrei fatto parte di una produzione del genere che, pur essendo al 100% italiana, sarebbe stata distribuita in tutto il mondo: davvero, non ci credevo. Tanta sorpresa e tanta emozione, poi quando ci siamo messi a lavoro abbiamo dovuto farci prendere meno dalle emozioni“.

Il lavoro, di per sè, è stato svolto per la maggior parte durante la pandemia: “Io ho iniziato quando ancora c’erano le varie restrizioni. Mi sono trasferita a Pisa nella sede distaccata di DogHead Animation per un mese, in modo da conoscere di persona il team con cui avrei collaborato. In seguito – continua Chiara – ho avuto la possibilità di lavorare in smart working sempre stando attenta a rispettare scadenze e garantendo la medesima qualità del lavoro; il primo mese in presenza è stato bellissimo, chiaramente dovevamo rispettare le norme di sicurezza e distanziamento. Abbiamo lavorato a ritmi belli serrati – prosegue – e con assegnazioni individuali, ognuno di noi aveva scadenze personalizzate da rispettare. Tuttavia l’obiettivo di creare una bella serie e la storia che ci ha appassionato da subito, sommati alla consapevolezza della produzione pazzesca a cui stavamo collaborando, ci ha dato la carica giusta per affrontare ogni giorno con determinazione e gratitudine”.

Un mondo, quello delle serie animate, che sta prendendo sempre più piede negli ultimi anni anche grazie alla riscossa degli anime, quelli che – con una definizione abbastanza semplicistica – possono essere definiti i “cartoni animati orientali”. Ci sono varie fasi di produzione che sono una conseguente all’altra – spiega Chiara -. Il set per un cartone animato è una tavola bianca dove gli animatori creano la magia del movimento, ma prima di fare ciò è necessario creare i personaggi, una sorta di bibbia (model pack) con le caratteristiche per ognuno di essi e altre considerazioni di tipo tecnico. L’animazione non si presta per fare correzioni a posteriori, quindi è necessario che i reparti della pre-produzione studino tutto nei minimi dettagli al fine di creare un planning ordinato e funzionale a chi ci deve mettere le mani dopo. Nel caso specifico della serie Strappare Lungo i Bordi è stato orchestrato tutto in maniera eccellente da Movimenti Production con la collaborazione di Bao Publishing, e il reparto creativo di DogHead Animation”.

Zerocalcare, però, a causa delle restrizioni della pandemia, non poteva essere presente in studio: “Durante il periodo covid eravamo tutti distaccati. C’era una parte di personale che lavorava da remoto e chi – come me – lavorava a Pisa nella sede distaccata di DogHead, mentre gli animatori lavoravano dalla sede principale di Firenze o a casa; eravamo tutti sparsi, e quindi per Michele (vero nome di Zerocalcare, ndr) seguire i lavori direttamente non era possibile. Non abbiamo potuto parlarci direttamente: abbiamo fatto delle videochiamate dove lui ci ha sempre mostrato vicinanza, ci diceva in continuazione che senza di noi il progetto non si sarebbe potuto fare. Una persona umile e con un cuore enorme“.

Michele Rech in arte Zerocalcare con il suo alter ego fumettistico

Non sono mancati, durante la produzione, i momenti di svago: “Essendo un team giovane e dove tutti avevano un fare amichevole – riprende Chiara -, ci siamo subito affezionati l’un l’altro: ovviamente, mentre lavoravamo non era una festa perché dovevamo tenere determinati ritmi, ma c’erano comunque momenti per distrarsi. Volevamo fare, ad esempio, uno Snyder’s cut (una sorta di “film che sarebbe dovuto essere senza le correzioni”) con le bozze dei disegni che ci arrivavano dagli animatori: nella fretta e nel dover macinare così tante scene in poco tempo, chiaramente, anche loro a volte ci inviavano delle scene con delle parti del corpo (piedi, scarpe, mani) un po’ più abbozzate, e quindi ci divertivamo a fare delle mini-collection di queste cose che ci arrivano. Ci divertiva molto – conclude Chiara – perché queste parti del corpo erano mezzi sgorbi e per noi era lavoro in più, ma non lo sentivamo come se fosse un peso“.

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