L’analisi di Filippo Ferrandi, organizzatore delle squadre di pallavolo per il CUS Siena ai CNU
Come anticipato ieri, il CUS Siena volley femminile sta per iniziare il suo percorso ai Campionali Nazionali Universitari domani in campo contro CUS Parma alle ore 14.00, match che sarà trasmesso su gazzettadisiena.it.
A fare un’analisi per quanto riguarda il mondo dei CNU e dei CUS è Filippo Ferrandi, organizzatore delle squadre femminili e maschili del CUS Siena di Pallavolo:
“I CNU sono una manifestazione che raggruppano sport individuali e sport a squadre, noi come Siena siamo sempre stati impegnati come Calcio a 5, pallavolo maschile e femminile, basket e delle volte come rugby. Nell’individuale siamo spesso arrivati a medaglia con la scherma, vera e propria tradizione senese. Dal 2016 io mi occupo della formazione delle squadre di volley femminile e maschile.”
“I CUS sono importanti per le Università, danno l’opportunità ai ragazzi universitari, soprattutto ai fuori sede, di rimanere in contatto con i loro sport – dice Ferrandi – da non confondere poi con quella che è l’attività ordinaria dei vari campionati del CUS che va scissa dal suo ruolo universitario istituzionale – aggiunge – “riuscire a qualificarsi bene darebbe lustro all’Università, oltre al fatto che poi i migliori atleti potrebbero essere poi selezionati a livello nazionale per le Universiadi”.
Domani Siena sarà ospite del Parma, in una partita difficile da prevedere visto la disponibilità degli atleti per ogni singolo match:
“Abbiamo cercato di arrivare pronti per la gara, abbiamo tutti i ruoli coperti. La pallavolo, specialmente nel femminile, non da mai risultati scontati, sono molto fiducioso per domani.”
Ad ora l’Università di Siena non riconosce crediti formativi universitari o agevolazioni per gli studenti che si rendono disponibili ai CNU:
“Dal 2016 è una battaglia che porto avanti, perché l’Università non riconosce nulla agli studenti che partecipano a queste gare e soprattutto alle fasi finali, che spesso cadono nelle sessioni estive degli esami. Questo fatto spinge gli studenti a dover “dire di no” alle convocazioni. Negli ultimi anni siamo sempre arrivati alle fasi nazionali e molte volte ho visto atleti rinunciare per questi motivi, quando alla fine sono attività che fanno bene anche all’immagine dell’Università, oltre che fanno vivere delle esperienze positive ai ragazzi.”