Approvato il nuovo strumento di indagine per monitorare la diffusione del Covid-19 e intercettare eventuali focolai

Nasce uno specifico progetto di allerta precoce nella lotta al Covid-19, con l’obiettivo, da parte della Giunta regionale, di definire un modello di riferimento per la costruzione di un sistema regionale di carattere ambientale e sanitario in grado di anticipare l’evoluzione dell’epidemia di Sars-CoV-2 attraverso le analisi delle acque reflue.

Traite delibera dell’assessore alla sanità Simone Bezzini, nel corso della seduta di Giunta dello scorso 8 marzo, è arrivato il via libera al progetto che ha comportato un investimento finanziario di 100mila euro.

Si tratta, come spiega Bezzini, di un progetto “per il monitoraggio e la modellazione della presenza del virus Sars-CoV-2 nelle reti fognarie per la definizione un sistema di allerta precoce dell’evoluzione dell’epidemia di Sars-CoV-2, attraverso la modellazione della rete fognaria e l’individuazione di una serie di punti di monitoraggio su cui eseguire la ricerca del virus”.

Recenti studi internazionali hanno confermato, infatti, la presenza di Sars-CoV-2 nelle acque reflue, da cui si deduce la possibilità analizzare queste acque anche per tracciare lo sviluppo della pandemia. Questi studi, pubblicati da vari gruppi di ricerca, hanno confermato la possibilità di correlare i quantitativi di Rna identificati con il numero di casi di Covid-19 della popolazione allacciata alla fognatura. Di conseguenza studi riguardanti l’Epidemiologia basata sulle acque reflue sono stati utilizzati in vari Paesi al livello mondiale, per identificare in modo precoce lo sviluppo epidemico con conseguenti azioni di mitigazione.

“E’ un progetto importante e all’avanguardia, che può aiutarci a definire protocolli e metodiche per il prelievo, la conservazione e le analisi delle acque reflue, utile ad arginare la diffusione del virus e a fornire informazioni per le valutazioni epidemiologiche del caso – prosegue Bezzini -. La Toscana ha già messo in atto un sistema diffuso e articolato di contrasto alla pandemia, anche spingendo al massimo lo screening tra la popolazione. Quest’ultimo progetto ci consente di estendere la sorveglianza, dandoci la possibilità di identificare eventuali nuovi focolai e monitorare in modo efficace la propagazione del virus, aiutandoci a prevenire la diffusione del contagio. Inoltre, il modello che ci proponiamo di realizzare potrà essere rimodulato, permettendoci di avere monitoraggi anche più capillari ed estendibili ad altri patogeni”.

Questo progetto rappresenta, inoltre, un primo passo per la messa in atto del Protocollo di intesa, adottato con delibera del 27 luglio 2020 (la numero 1018) e sottoscritto da Regione Toscana, Agenzia regionale di sanità (Ars), Istituto fisiologica clinica-Consiglio nazionale per le ricerche (Ifc-Cnr), Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat), Autorità idrica toscana (Ait), Ingegnerie toscane srl, Università degli Studi di Firenze, di Pisa e di Siena.

Il progetto vede, quindi, la partecipazione dell’Università di Pisa (Dipartimento di Biologia), dell’Università di Firenze (Dipartimenti di Ingegneria civile e ambientale, di Scienze biomediche sperimentali e cliniche, di Medicina sperimentale e clinica, di Scienze della Salute), e di Ingegnerie toscane come referente tecnico dei principali gestori del Servizio idrico integrato della Toscana. In questo contesto il progetto integra e sviluppa le attività del progetto “Sorveglianza ambientale di Sars-CoV-2 attraverso i reflui urbani in Italia (Sari)”, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e a cui la Toscana partecipa.

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