L’intervento di Per Siena che ripercorre e condanna l’agire dell’amministrazione comunale ai tempi del Covid

“A quanti capita di attraversare le strade cittadine in queste ultime settimane, succederà di notare – a più riprese e in luoghi diversi – il susseguirsi di vetrine buie e di saracinesche abbassate non per chiusura temporanea per lavori di ristrutturazione ma per cessazione d’attività. È l’effetto, prima ancora che dell’emergenza Covid, del disamore e dell’oblio a cui è stato condannato il centro storico dal governo cittadino” inizia così l’intervento di Per Siena, in un’analisi dolorosa dell’attuale situazione senese.

“Se si esclude la piazza del Campo, da sempre salotto dei senesi, le catene e i franchising stanno anch’essi abbandonando la città, mentre parte delle micro o piccole imprese artigiane e commerciali che già soffrivano prima della pandemia, hanno dovuto affrettarsi a chiudere in assenza di pubblico per gli alti costi di gestione, non ultimi i canoni d’affitto settati su un giro d’affari non più esistente e per la blindatura del centro storico, rimasto ostinatamente lontano per quanti vivono fuori le mura – prosegue Per Siena –. L’assessore al commercio e turismo Alberto Tirelli, di recente si è lamentato pubblicamente sul fatto che il governo nazionale non fornisce alle amministrazioni locali date certe per programmare la stagione turistica. Ma la domanda che ci poniamo è semplice: «Per fare cosa?». Le poche manifestazioni che hanno coinvolto le strade del centro semideserte sono state più una sciagura per chi doveva muoversi affannosamente fra transennature e divieti imposti all’ultimo momento, che vere attrazioni di pubblico che non fosse quello televisivo”.

“L’assessore attende, come lo scorso anno, la riapertura degli spostamenti tra regioni confidando nel fattore attrattivo della nostra città, senza aver minimamente ascoltato le necessità di chi ha il negozio o la bottega in strade che prima pullulavano di gente, non solo turisti, ma anche senesi che trovavano buoni motivi per fare i propri acquisti in centro – continua ancora l’intervento –. Queste attività hanno sofferto e soffrono la trascuratezza e la mancanza di visione di un’amministrazione comunale poco informata, approssimativa quando non incapace di promuovere le specificità del contesto sia all’esterno del Comune, sia all’interno nel tessuto cittadino e che si è basato sul presunto paradigma per il quale Siena non avrebbe bisogno di far niente per attrarre turismo e interesse. Ma così la città muore. La Biblioteca comunale, ad esempio, non ha più riaperto i battenti, eppure era possibile con accessi controllati fornire questo servizio di alto significato culturale, come altri Comuni hanno fatto”.

Mentre il sindaco, anche per quanto riguarda il tema Palio, ripete la situazione attendista dello scorso anno, seguendo logiche soggettive di cui non è dato conoscere le dinamiche, ci duole, da senesi, constatare – e siamo ad aprile – la totale assenza di un programma estivo rivolto alla città ed ai turisti, che possa coinvolgere le numerose associazioni senesi dello spettacolo e della cultura rimaste ferme per un intero anno. Federalberghi e Assohotel non intravedono, per la stagione prossima ad aprirsi, strategie condivise ed aperte al territorio della provincia, nella più sciatta mancanza di considerazione delle imprese operanti nel settore dell’accoglienza, portatrici di esperienza e capacità, oltreché di un consistente numero di addetti e lavoratori dell’indotto – conclude Per Siena –. A differenza di un anno fa vi sono strumenti di prevenzione e controllo del contagio efficaci che permetterebbero lo svolgimento di alcune manifestazioni, con tamponi rapidi e le mascherine ad alto filtraggio, ma tutto questo sembra troppo difficile nelle soluzioni possibili ai nostri amministratori”.

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