Tiziana Del Monaco: “Non sono i ristoranti i luoghi del contagio. Riaprire immediatamente. Riapertura forzata? Non vogliamo andare in galera da innocenti”

“La situazione è diventata ingestibile ed è inaccettabile. Siamo chiusi da oltre un anno, ormai, e non ne possiamo più. Non vogliamo lavorare da fuorilegge”. Tiziana Del Monaco direttore provinciale di Tni Horeca Italia, è un fiume in piena dopo l’arrivo della zona rossa in Toscana.

“Ci devono riaprire il prima possibile – dice -. Se, dopo mesi di restrizioni e 260 giorni di chiusure ininterrotte delle attività a cena, i contagi non sono ancora diminuiti, significa che, evidentemente, i luoghi di contagio non sono certo i ristoranti. Facciamo il contrario, allora: chiudiamo tutto il resto ed apriamo i ristoranti.  Le nostre aziende si sono indebitate fino al collo, molti sono sotto sfratto e decine e decine di imprenditori del nostro territorio saranno costretti, se nulla cambia, a chiudere definitivamente. Le dichiarazioni del ministro della Salute Roberto Speranza sono la nostra condanna a morte, perché se, a prescindere dall’andamento dei contagi, la zona gialla non esisterà più fino al 1 maggio e oltre, nemmeno le nostre attività esisteranno più. Ci hanno tolto il diritto d’impresa, ci hanno espropriato delle nostre aziende senza risarcirci. Gli indennizzi arrivati, infatti, sono nulla. Gli ultimi, quelli del decreto Sostegni, sono il 4,7% delle perdite del fatturato: ci hanno risarcito un mese solo, sui sei di chiusura”.

“Siamo arrabbiati – spiega – e le immagini delle chiese, dei parchi, dell’autogrill ci fanno soltanto male. Dobbiamo lottare per la riapertura immediata perché abbiamo capito che i ristori sono questi e non ci indennizzeranno mai abbastanza per quello che abbiamo perso anche perché non si tratta solo di soldi ma di privazione di dignità con il blocco del nostro lavoro in modo insensato”.

“Ma vi dico di più- aggiunge – non mi basta più soltanto l’apertura immediata io questa apertura la voglio motivata e diffusa a gran voce con la stessa persecuzione mediatica con la quale hanno convinto le persone che eravamo luoghi pericolosi: devono ogni giorno dire che non siamo noi i principali luoghi del contagio. Che siamo luoghi sicuri. Che si sono sbagliati.È una evidenza che dovranno accettare e affermare con l’opinione pubblica. Se non vogliamo considerare il Lazio che è stato giallo fino a 2 settimane fa, bene consideriamo la Toscana. Da novembre siamo stati gialli solo per 4 settimane”.

“L’ultimo pranzo risale al 12 febbraio – dice ancora – ma da domani risiamo rossi. Parlo solo x quello che so perché non voglio fare lo scienziato: dei 4 cluster partiti in 4 comuni nella provincia di Siena si parla di tutti e 4 avvenuti nelle scuole. Quindi? Credo possa parlarsi ormai di evidenza, ma non dico chiudere le scuole, dico tornare tutti a vivere con le dovute precauzioni e non chiudere solo noi procrastinando queste aperture a singhiozzo. La legittimazione dell’apertura per questi motivi (che pretendo dichiarati a gran voce da virologi e Cts e governo) è fondamentale. Per non rischiare che ci facciano aprire (perché magari messi alle strette dalle innumerevoli forme di protesta che stanno nascendo ) per poi fare la stessa manipolazione mediatica  con le persone per convincerle che siamo luoghi pericolosi. Perché a quel punto il danno potrebbe essere maggiore: aperti ma vuoti e nemmeno indennizzabili”.

“La pazienza è ai minimi storici – continua – Siamo stanchi e stufi di dover vedere differenti trattamenti tra singole attività, di vedere la gente ugualmente in giro e noi costretti in casa a dover dare giustificazioni a banche, fornitori, proprietari di locali, commercialisti, Enel, Eni, Acquedotto, Inps, Inail, Tari, Irpef, strozzini e chi più ne ha più ne metta! La cosa peggiore di tutta questa situazione è accorgersi, dopo  anni di lavoro, di avere un’attività “non essenziale”, di essere parte di quelle categorie demonizzate come untrici e relegate a pochi, insomma quelli che possono anche chiudere, tanto senza abiti e vestiti non si muore, giusto?” 

“Vorrei tanto capire – conclude Tiziana Del Monaco – chi ha deciso se una maglietta sia meno utile di un cacciavite, o un pacchetto di sigarette sia più utile di una pentola, perché qui non si deve vedere la “moralità” delle attività, ma il fatto che tutto ciò è lavoro, ed è lavoro per tutti, indipendentemente se sei un lavoratore privato, pubblico, autonomo o una Partita Iva, indipendentemente se hai una palestra, un negozio, un supermercato, un ristorante  o una ferramenta! I soldi che hanno  stanziato, quel fumo negli occhi che da un anno ci stanno buttando credendo di alleviare le nostre sofferenze, non serve a niente se non a fomentare rabbia e frustrazione. Vogliamo riaprire. Non forzeremo le riaperture perché non vogliamo andare in galera da innocenti” come dice il nostro presidente Pasquale Naccari. Noi pretendiamo la legittimazione dell’apertura delle nostre attività”.

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