Un nostro lettore costretto a rimanere di fatto in isolamento anche dopo un tampone negativo: “Mi sento privato della mia libertà”

La quarta ondata ha fatto precipitare nel caos tutto il sistema di gestione della pandemia. Code infinite in farmacia, tamponi introvabili, risultati che non arrivano, uffici preposti che non rispondono, prenotazioni che saltano e un senso abbandono che cresce inesorabilmente. A questo sconfortante quadro, si sta aggiungendo un’altra problematica, ovvero l’impossibilità di ottenere il Green pass dopo la guarigione. Così, pur senza motivo, viene di fatto prolungato l’isolamento domiciliare, visto che la certificazione verde è ormai indispensabile per accedere a quasi tutti i luoghi pubblici. Un nostro lettore, sempre più frustrato e arrabbiato, sta vivendo questa situazione sulla sua pelle e ha deciso di segnalarcela.

“Non risulto più positivo da quando ho effettuato un tampone molecolare il 26 dicembre – racconta -. Il risultato però è arrivato due giorni dopo, il 28, insieme ad un Green pass valido per settantadue ore, che entrava in vigore però dal giorno in cui avevo fatto il tampone. Quindi di fatto ho potuto beneficiare di questa certificazione provvisoria soltanto per un giorno. A quel punto sarebbe dovuto arrivare un Green pass definitivo, ma aspetto ormai da cinque giorni e ho paura che i tempi possano allungarsi ulteriormente”.

In modo, proprio nel momento in cui sembra esserci l’uscita del tunnel dell’isolamento, l’incubo continua: “Fino a quando non arriverà il nuovo Green pass sarò totalmente privo della mia libertà – continua il nostro lettore -. Posso muovermi sul territorio, ma non posso entrare nei bar, nei locali e soprattutto non posso andare a lavorare. Diventa quindi una reclusione ingiustificata, visto che essendo guarito, secondo la legge, sarò immune per almeno centocinquanta giorni e non dovrò fare la terza dose”.

In questi casi è difficile che non sorgano delle domande che restano però senza risposta: “E’ una lacuna del sistema incredibile – racconta ancora -. Che bisogno c’è di dare un Green pass provvisorio e poi uno definitivo? Se c’è stato il tempo di elaborare il primo, perchè poi bisogna attendere così tanto per il secondo? E soprattutto, visto che è stato già attestato che sono guarito, che senso ha attendere un tesserino che non ha nulla da certificare? Mi sento preso in giro, questa è un’estremizzazione burocratica a dir poco folle. Ma io in fondo sono fortunato, perchè sono in famiglia e la mia attività può comunque restare aperta, ma per molti non è così. Quindi è importante che tutti siano al corrente di situazioni come queste”.

Vincenzo Battaglia
Sono nato a Melito di Porto Salvo (RC) e mi sono diplomato al Liceo Classico di Reggio Calabria. Dopo la maturità, ovvero sia più di sei anni fa, mi sono trasferito a Siena, una città che ormai è più di una seconda casa. Qui ho conseguito una laurea triennale in Scienze Politiche e una magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche. Da sempre appassionato alla scrittura, il mio proposito è quello di raccontare ciò che mi accade intorno in modo obiettivo.

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