La pandemia e le avverse condizioni climatiche hanno contribuito alla proliferazione di questi animali e a un abbattimento più contenuto rispetto agli anni passati

La presenza di ungulati in Toscana non è certo un mistero, tanto che questo animale selvatico è diventato una sorta di icona della regione, in particolare per le specialità culinarie che vengono ricavate dai cinghiali. Eppure, allo stesso tempo, la presenza eccessiva di ungulati sul territorio sta diventando un rischio per le coltivazioni e per la sicurezza pubblica. Gli avvistamenti di cinghiali in zone residenziali a Siena e in altre zone in provincia, così come gli incidenti stradali provocati dall’attraversamento di questi animali destano molta preoccupazione. La pandemia e le avverse condizioni climatiche hanno contribuito alla proliferazione di questi animali e a un abbattimento più contenuto rispetto agli anni passati.

alt="ungulati"

Per gli ungulati è un’annata particolare

Nonostante il calendario venatorio si sia chiuso a fine gennaio, i dati relativi alla densità di cinghiali sul territorio sono ancora molto alti. “Questa” spiega Roberto Vivarelli, presidente dell’Atc 3 Siena Nord “è un’annata particolare per gli ungulati, specie per i cinghiali. Nei boschi, quest’anno, c’è stata una grande quantità di ghiande e di castagne e la riproduzione ha coinciso con il periodo di lockdown. Inoltre a novembre, mese solitamente di braccate, la Toscana era in zona rossa e la caccia non era consentita. Considerando tutti questi fattori, i dati di fine gennaio riportano un totale di circa 4 mila abbattimenti, contro i 6/7 mila degli anni passati. Sono numeri preoccupanti, dovuti in parte anche al maltempo che non ha consentito alle squadre di muoversi durante i giorni in cui era consentito”.

alt="contenimento ungulati"

“Ancora più preoccupante” continua Vivarelli “è il fatto che gli ungulati abbiano iniziato ad avvicinarsi alle aree urbane, un po’ in tutta la provincia”. Oltre agli avvistamenti alle porte di Siena, infatti, ce ne sono stati altri in provincia, come a Poggibonsi, dove alcuni cinghiali sono stati trovati in giardini frequentati da famiglie con bambini. “Abbiamo posizionato alcune gabbie di cattura” racconta Vivarelli “e in soli tre mesi abbiamo catturato 50 animali. Con la collaborazione del Comune di Poggibonsi abbiamo ripulito le parti cespugliate, ma devono essere pulite anche le zone boscate. A settembre l’assessore all’ambiente ci ha contattato per aiutarli a risolvere questo problema e noi abbiamo dato la disponibilità a recarci nelle zone segnalate”.

Aumento fauna selvatica legata al lockdown?

Durante il lockdown primaverile, quando erano pochissime le auto a circolare e le persone erano chiuse in casa per tentare di contenere i contagi da Covid-19, non sono stati pochi gli avvistamenti di animali selvatici, non solo ungulati, anche nelle zone abitate. “Quando c’è silenzio” spiega Vivarelli “gli animali circolano anche vicino ai centri abitati. A questo si deve aggiungere anche un dato di fatto: la Toscana, in Europa, è la regione con la più alta densità di ungulati. Da qualche anno, tuttavia, è presente anche il daino e nei comuni del Chianti ci sono migliaia di cervi, che stanno provocando seri danni alle colture. I cinghiali, solitamente, arrecano danni alle colture a maturazione, i cervi e i daini anche in fase di semina”.

alt="contenimento ungulati"

Contenimento ungulati: trappole o abbattimento?

Per limitare il rischio di avvicinamento di ungulati alle zone abitate, sono state posizionate delle gabbie di trappolaggio ma la loro gestione non è affatto semplice e richiede attenzione e controllo costante. “Abbiamo a disposizione circa 7 gabbie” spiega Vivarelli “che spostiamo in base alle segnalazioni che riceviamo. Al momento ne abbiamo 3 su Siena e 3 su Poggibonsi. Questo genere di trappole si trovano anche in commercio, prodotte da aziende specializzate, ma quelle che utilizziamo noi sono realizzate in modo artigianale, perché sono più resistenti ed efficaci. Su Siena sono state posizionate nella zona di San Marco e in zona Tufi. A Poggibonsi stanno funzionando bene, grazie anche alla collaborazione della polizia municipale”.

Le gabbie, però, richiedono una gestione complessa e per nulla scontata. “Le gabbie” spiega Vivarelli “sono molto pesanti da spostare e richiedono un controllo continuo. Succede spesso, infatti, che dopo aver catturato un cinghiale con una di queste gabbie le persone si lamentano e addirittura alcuni vanno ad aprire la gabbia, mossi da un sentimento ambientalista. Il contenimento degli ungulati, però, è necessario. Il mancato abbattimento di oltre 2 mila animali quest’anno potrebbero portare a una riproduzione fuori controllo, con il rischio di arrecare danno non solo alle colture, ma anche alle persone. Basti pensare al gran numero di incidenti provocati dagli ungulati, ma anche da cervi e daini”.

Il tentativo con l’Ispra

Il modo più efficace per contenere la densità di ungulati, tuttavia, si conferma essere l’abbattimento, in particolare quello eseguito dalle squadre. Vivarelli afferma che proprio le squadre realizzano l’85% del totale degli abbattimenti in provincia di Siena. La caccia, però, è giunta al termine a fine gennaio, anche se alcune battute (quasi un intero mese) sono saltate nel periodo in cui la Toscana era in zona rossa. “L’assessore Saccardi” spiega Vivarelli “ha fatto partire i primi di dicembre una lettera all’Ispra, in cui chiedeva di prorogare il calendario venatorio almeno fino al 15 febbraio, prevedendo quindi altre sei o sette battute, durante le quali si potevano abbattere migliaia di capi. L’Ispra ha risposto negativamente e quindi l’assessore non ha potuto dare questo prolungamento. La buona volontà, quindi, c’è stata da parte dell’amministrazione regionale, ma occorre il parere obbligatorio di questo istituto, che ultimamente sembra molto orientato al mondo ambientalista”.

alt="ungulati"

“Le gabbie” aggiunge Vivarelli “hanno dimostrato di essere efficaci, ma richiedono un grande impegno e uno sforzo non indifferente per essere spostate. Inoltre devono essere sempre controllate e questo richiede un grande lavoro che, attualmente, viene svolto principalmente dai nostri volontari. Insomma, attualmente il metodo più efficace per contenere la densità degli ungulati sul nostro territorio rimane l’abbattimento, in particolare quello eseguito dalle squadre”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui