Scaramelli, Betti editore

Dall’incontro con Rino Rappuoli nella prima fase di sperimentazione dei monoclonali alla sua esperienza con il Covid. Ecco il racconto di Stefano Scaramelli

E’ un’esperienza vissuta da tante famiglie quella che è stata raccontata nel nuovo libro di Stefano Scaramelli: Chiudi la finestra. La sfida invisibile al Covid” disponibile ora in tutte le librerie e online. E’ il racconto di come la scienza e la ricerca siano le armi migliori per affrontare la pandemia contribuendo personalmente all’avanzamento scientifico. E’ quello che ha fatto Scaramelli una volta guarito dal Covid donando il suo sangue, fondamentale per la sperimentazione che Rino Rappuoli stava avviando al tempo sugli anticorpi monoclonali di Life Science. Il capoguppo di Italia Viva, consigliere regionale e presidente della commissione sanità ha così raccontato in questo libro le sfide da lui affrontate nei 49 giorni di positività al Covid, cercando di spiegare al figlio quanto vissuto attraverso la metafora del gioco.

E’ un libro di speranza che parte da un’esperienza che molti hanno conosciuto – ha detto Scaramelli – sono stato infatti uno dei primi 50 malati Covid in Europa, parliamo di un periodo in cui non si sapeva bene quello che stavamo vivendo, non c’erano mascherine e non si capivano bene i rischi nelle terapie intensive”.

Una fase che Scaramelli ricorda come complessa anche per le difficoltà che un genitore si trova ad affrontare: “Non è solo la mia storia ma anche quella della mia famiglia. Ho voluto narrare le vicende dagli occhi di un bambino, mio figlio che per la paura del contagio da Covid era portato a chiudere la finestra. Non comprendeva quello che stava succedendo quindi ho cercato di affrontare questa vicenda con lui come se fosse un gioco”.

“E’ stata un’esperienza faticosa ma, per fortuna, di risoluzione della malattia grazie alla telefonata ricevuta da Rino Rappuoli, in cui mi chiedeva se potevo donare il sangue una volta guarito dal Covid”. Il presidente della Fondazione Toscana Life Sciences aveva infatti da poco messo a punto la tecnologia degli anticorpi monoclonali nel contrasto al Covid-19. Dopo 49 giorni Scaramelli ha potuto così donare il proprio sangue, un’esperimento che Rappuoli nella prefazione al libro da lui scritta definisce: “Di grande valore perché, tra i 5.000 anticorpi isolati nel nostro laboratorio da una ventina di persone convalescenti, uno di quelli di Stefano si è classificato tra i tre più potenti”.

Oggi per me è un onore avere la firma di Rino Rappuoli e la sua prefazione in questo libro – ha detto Scaramelli – anche perché l’intenzione del testo è quella di sottolineare quanto sia importante la ricerca, la scienza. Abbiamo visto che a distanza di un anno dallo scoppio della pandemia, l’assenza di un farmaco non ci rende del tutto liberi dal Covid. I vaccini sono importanti ma sarà fondamentale avere anche un farmaco”.

C’è anche volontà di lanciare un messaggio ben preciso: “Di non disperdere questa esperienza, vorrei che il libro andasse in mano ai più giovani per ricordare quello che è stato e per credere nella scienza”. Anche perché, come ha fatto notare l’editore Betti: “Siamo circondati da messaggi di terrore e siamo tutti impressionati dalla pandemia. Finalmente un libro che tratta del Covid lanciando un messaggio positivo come ha fatto Stefano Scaramelli mettendosi a disposizione della sperimentazione degli anticorpi monoclonali”.

Le interviste a Stefano Scaramelli e Betti editore

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