Circa il 30% in più nella bolletta dei cittadini termali. Tra le cause principali la gestione dei rifiuti durante il periodo Covid

“Un regalo di Natale di cui nessuno sentiva assolutamente il bisogno”. È stata questa, più o meno, la definizione che i cittadini di Chianciano Terme hanno dato alla salata bolletta della TARI, recapitata in tutte le cassette della posta proprio ad un passo dalle festività natalizie.

In molti, infatti, si sono lamentati dell’eccessivo rincaro dei costi di gestione dei rifiuti: l’aumento, facendo un rapido calcolo, ammonta quasi al 40%, per un servizio che la maggioranza dei chiancianesi considera “un’indecenza, visto il modo in cui viene erogato”. Quello della TARI, tra l’altro, non è stata l’unica brutta sorpresa: seppur di entità minore, anche la tassa sulla bonifica ha visto la sua quota aumentare di diversi punti percentuali. A cercare di placare le acque è stato l’assessore Damiano Rocchi, che ha cercato di chiarire tutte le rimostranze che i chiancianesi avevano esibito negli ultimi giorni.

“La TARI – ha detto Rocchi – viene calcolata su quelli che sono i costi totali dei servizi, sono intesi come servizi di raccolta e spazzamento e come gestione dei rifiuti. Noi nel 2014, quando ci siamo insediati, dopo una prima fase di analisi di quelli che erano i prodotti del sistema-Chianciano e i servizi attuati sul sistema-Chianciano come l’utenza domestica, il porta a porta e l’utenza non domestica, abbiamo cercato di creare un modello che tiene conto di queste dinamiche e di come cambiano i servizi e i quantitativi dei rifiuti. Ogni anno che andiamo a costruire il piano finanziario delle tariffe – continua – teniamo conto di quanto accaduto nei dodici mesi precedenti e stavolta, di conseguenza, non potevamo non tenere conto di quanto accaduto l’anno passato nella gestione dei servizi di rifiuti a Chianciano a causa del Covid.

Se in epoca ante Covid, in una situazione turisticamente non soddisfacente, il sistema produceva 5mila tonnellate di rifiuti – suddivisi in 3mila prodotti dall’utenza domestica e 2mila da quella non domestica, nel 2020, con tante attività che per la pandemia sono rimaste chiuse, il sistema-Chianciano non ne ha prodotto 5mila, ma 4mila; di quest’ultime, l’utenza domestica ne ha prodotte più di 3mila, e quindi la parte variabile della tariffa non pesa più il 60%, ma l’85%.

Le dinamiche della pandemia 2020 hanno scompensato questo valore, e hanno fatto sì che per il 2021 la tariffa fosse più pesante per le utenze di tipo domestico: una tariffa più pesante che abbiamo cercato di controbilanciare con quelle che erano – almeno in parte – le somme del fondo solidarietà che lo Stato aveva dato ai comuni, dirottandole a riduzione su quelli che erano i nuclei familiari più numerosi o più bisognosi. Auspichiamo – conclude – che già dal 2022 riporteremo la TARI a una situazione pre-pandemia”.

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