Chat dell’orrore e deep web, l’arcivescovo Augusto Paolo Lojudice chiede l’istituzione di una Giornata nazionale dell’ascolto dei minori

Con il proseguo delle indagini sulle chat dell’orrore e sul ‘deep web’, sono sempre di più i dettagli inquietanti che emergono dal lavoro capillare delle forze dell’ordine. L’indagine era partita da Siena nell’ottobre 2019, dopo che una madre ha denunciato la scoperta della chat sullo smartphone del figlio minorenne.

Immagini di abusi su bambini piccolissimi, video di torture, uccisioni, smembramenti e adesso piattaforme streaming a pagamento, dove gli spettatori possono interagire in diretta con chi, dall’altra parte dello schermo, compie stupri e torture su minori, spesso infanti, fino al decesso. Il fatto ha sconvolto tutta Italia ed anche l’arcivescovo di Siena, Augusto Paolo Lojudice, è intervenuto in merito:

“I fatti dall’inchiesta partita da Siena sono veramente agghiaccianti e ripropongono ancora una volta l’urgenza di adottare tutte quelle iniziative necessarie a tutelare l’infanzia, soprattutto quella più fragile. C’è bisogno di un patto tra le famiglie, le istituzioni e la Chiesa per dare voce e spazio ai più piccoli spesso vittime silenziose di veri e propri mostri”.

Shoah Party, così si chiamava la chat incriminata, un gruppo numerosissimo di ragazzini da tutta italia che scambiavano video e foto di stampo pedopornografico e inneggianti al nazismo.

Non si arriva a questi orrori per caso, – aggiunge l’arcivescovo– molto spesso la responsabilità è degli adulti, anche se in questo caso sono in maggioranza ragazzi minorenni a trasformarsi in carnefici dei più piccoli, sapendo che loro non hanno voce perché nessuno li ascolta”.

“Per questo motivo – prosegue – propongo l’istituzione di una Giornata nazionale dell’ascolto dei minori, sapendo che in Italia per una persona di età minore nelle aule giudiziarie è fissato ancora ai 12 anni e lasciato nella migliore delle ipotesi all’interpretazione degli esperti. Come se le parole dei bambini non bastassero da sole a spiegarne i drammi”.

“Questa dovrebbe diventare – spiega Lojudice – una giornata celebrativa in cui lasciare l’aula del tribunale per recarsi nella aule di scuola o nei luoghi di aggregazione giovanile per ‘ascoltare’ i ragazzi. Ed anche una giornata in cui i tribunali aprano le porte per accogliere i più piccoli, dare spazio alle loro piccole voci e far conoscere i loro diritti”.

“Potrebbe essere l’inizio – continua – di una vera rivoluzione culturale nel nostro paese così tristemente invecchiato, una rivoluzione che finalmente guardi al futuro per ritrovare il passo di un progresso civile e democratico per le istituzione e per la società civile ripartendo dai bambini”.

“È urgente – conclude monsignor Lojudice – promuovere un’alleanza tra adulti e nuove generazioni fondata su una visione rinnovata della vita comune. Una visione che metta al centro dell’impegno una reale tutela delle persone di età minore e che disciplini il comportamento degli adulti per ambito di competenza. Un codice che sappia individuare con maggior chiarezza gli impegni e le responsabilità degli adulti in qualunque ruolo o funzione essi si vengano a trovare rispetto all’infanzia”.

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