I lavori della commissione parlamentare, i risultati attesi con la maxi-perizia affidata ai carabinieri del Ros e del Racis, una produzione editoriale che ha prodotto moltissimi libri legati al caso Rossi. A distanza di nove anni dalla morte dell’ex capo comunicazione di Mps il caso è tutt’altro che archiviato. In questa intervista esclusiva alla Gazzetta di Siena, Raffaele Ascheri torna a parlare del caso Rossi alla luce di un eventuale confronto pubblico con la famiglia di David.

A breve potremmo davvero assistere ad un confronto pubblico tra lei e il fratello di David Rossi, Ranieri? Un incontro che aveva lanciato nel suo blog “Eretico di Siena” già mesi fa…

“Già da mesi, sul mio blog, in particolare dall’uscita del mio “Cronaca di un suicidio (annunciato)” nel luglio scorso, sollecito un incontro con qualche rappresentante della famiglia: per ora ho raccolto solo silenzi (sulla proposta), ed offese (personali). Visto che adesso è uscito un libro scritto dal fratello del suicida, ne approfitto per rilanciare la – direi più che ragionevole – proposta: anche se temo che ci sia una certa allergia al confronto aperto e pluralista, altrimenti l’incontro – pubblico, ovviamente – ci sarebbe già stato da tempo. Più facile scrivere due cosette sui social, evidentemente…vediamo comunque cosa succede adesso: io rilancio la proposta.

Ranieri Rossi ha recentemente presentato a Siena il suo libro-inchiesta “David Rossi. I fatti. La verità è di tutti non solo della famiglia”, dove si ipotizzano tre possibilità sull’ipotesi di come potrebbe essere andato l’omicidio. Cosa ne pensa?

Il libro di Ranieri Rossi ha due attenuanti, che vanno comprese: è scritto da un non scrittore (il quale non ha capito che un libro non può essere composto solo dal mero riversare su pagine bianche il materiale che si ha a disposizione); in secondo luogo, lui non lo fa per denaro, ci vedo una ricerca di una sua verità (anche se, in un eventuale confronto, ovviamente farei risaltare come lui stesso fosse arciconvinto del suicidio, a caldo: fatto mettere a verbale da lui, non da me). Per il resto, è un volume che brilla per inutilità, visto che non c’è altro che quello che, da anni, lui dice in varie interviste televisive, locali e nazionali; le tre ipotesi omicidiarie, tra l’altro, assomigliano molto a quelle indicate da Davide Vecchi alla fine del suo (primo) libro sull’argomento, e comunque, in tutta franchezza, non stanno in piedi: se ci sarà il confronto, sarà assai agevole il dimostrarlo.”

Perchè la famiglia rimane convinta dell’ipotesi dell’omicidio e perchè lei, come altri, la ritiene assolutamente infondata?

“Sul perché Ranieri Rossi – parliamo della famiglia di sangue – continui ad essere convinto dell’omicidio, credo ci siano due componenti: nessun familiare accetta fino in fondo il suicidio di un congiunto, a maggior ragione se ampiamente annunciato (come quello del fratello dopo il 19 febbraio 2013, data della più che impattante perquisizione); in secondo luogo, dopo avere preso una certa strada – diversa da quella iniziale, come detto -, pare difficile tornare indietro, smentendo se stessi.”

Cosa ne pensa del grande interesse mediatico, anche nazionale, che si è generato intorno alla morte di Rossi?

“Come detto e scritto decine di volte, il Caso Rossi offre la possibilità di una narrazione (non supportata da nessuna prova né indizio, ma questo non interessa per la suddetta narrazione) articolata, affascinante, di sicura presa mediatica. Con il precedente Calvi sullo sfondo – quello sì, un falso suicidio -, qui ci sono tutti gli ingredienti pulp: la morte, purtroppo dopo prolungata agonia; la banca travolta dagli scandali finanziari; il sesso corrotto – vedasi storia dei festini, poi sgonfiatasi, ma solo dopo anni -, financo l’ambientazione nel vicolo medievaleggiante. Federigo Tozzi – nato nel 1883, proprio lì davanti – ne avrebbe scritto senz’altro qualcosa di stimolante…”

E’ stata istituita anche una commissione parlamentare per portare alla luce la verità sul caso Rossi. Cosa ne pensa del lavoro prodotto fino a qui con le varie audizioni?

Vorrei avere il massimo rispetto istituzionale, ma credo che sia nata – l’ho detto e scritto – soprattutto su una duplice idea di fondo: quella di cavalcare programmi televisivi di grande audience, e soprattutto di bastonare la Magistratura in quanto tale, nel periodo di sua massima impopolarità. Posso testimoniare per scienza diretta che il trattamento non è assolutamente uguale per tutti: chiunque porti avanti una idea suicidaria, viene torchiato a lungo, ed il suo operato – si tratti di giornalista, blogger o magistrato – viene setacciato a 360°. Si viene trattati da imputati. Lo stesso non accade assolutamente per chiunque abbia invece altre idee: le registrazioni, fortunatamente, resteranno on line. Visto che esiste – ed al suo interno ci sono onorevoli seri, non sono tutti “investigatori last minute” -, aspettiamone l’esito conclusivo, con le super consulenze che sono quasi in arrivo. Quantomeno la pista dei festini legati alle indagini, proprio in Commissione si è sgonfiata: diamone atto al lavoro dei Commissari. Su altro, stendiamo un velo fatto di pietas. Dopodiché, se le consulenze diranno che l’operato della Magistratura è stato corretto, che si tracci  la parola fine, per un minimo di decoro…”

A proposito di consulenze, penso si riferisca alla maxi-perizia di cui si attendono i risultati a breve. Intanto è emerso un primo risultato: sono stati scoperti 3 nuovi account mail di Rossi. Potrebbero emergere altri dettagli importanti, trascurati in un primo momento, tali da portare ad una nuova pista di indagine?

“Mah, non credo proprio – per ovvi motivi – che i 3 nuovi account possano portare a niente di niente quanto alla pista omicidiaria: come sempre, potranno portare a conoscere qualche passaggio in più della biografia del povero David Rossi, non certo collegabile con il suicidio. E qualche bel servizio televisivo, subito rilanciato sui social – per alimentare il Caso, che ha bisogno di novità continue, per continuare ad esistere mediaticamente – beh, quello mi sembra già di vederlo…”

Quando si potrò davvero mettere fine alla vicenda di Rossi?

“Come si vede bene anche da vari passaggi – anche quello conclusivo – del libro del fratello, questa storia dal punto di vista giudiziario – come sanno bene anche i familiari – non ha alcun futuro plausibile (è stato il suicidio più indagato del XXI secolo, bisognerebbe saperlo e ricordarlo sempre, alla faccia – davvero tosta – di chi sostiene il contrario). Dal punto di vista mediatico, chi si è esposto così tanto in questi anni – specie dal 2017 in poi – non può certo fare marcia indietro. Ergo, andranno avanti, fino a quando ci saranno giornalisti desiderosi di tenere alti (non so più se come negli anni scorsi) quella che ormai, mediaticamente parlando, è una autentica fiction. D’altra parte, in Italia il 6% della popolazione crede che la Terra sia piatta, no?”

Irene Chiti
Il giornalismo è una professione che non si sceglie, è lui che sceglie te. Ho sempre creduto che il valore di un vero professionista sta nel fatto di mettersi completamente a servizio del "racconto", stare un passo indietro piuttosto che sentirsi gli attori di ciò che scriviamo. Noi siamo solo il tramite per far arrivare il "racconto". Per questo prendo in prestito le parole di Joseph Pulitzer per ricordare la raccomandazione più importante: "Presentalo brevemente così che possano leggerlo, chiaramente così che possano apprezzarlo, in maniera pittoresca che lo ricordino e soprattutto accuratamente, così che possano essere guidati dalla sua luce."

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