Consuelo Nania, ostetrica: ”Noi ostetriche teniamo che i futuri genitori possano ricevere un accompagnamento formativo, affinché siano formati e consapevoli ancor prima del parto”

È passato quasi un mese dalla tragica morte di un neonato di tre giorni, deceduto per probabile soffocamento all’ospedale Pertini di Roma, ma le discussioni innescate dal caso nel dibattito pubblico non accennano a diminuire. Si è sollevato un vero e proprio polverone mediatico, che punta il dito sulla violenza ostetrica e sulle pratiche del rooming-in, ovvero il neonato in camera con la mamma dopo il parto. La Gazzetta di Siena ha voluto dare la parola alle ostetriche.

“Se ci riferiamo nello specifico al caso del bambino del Pertini di Roma, non posso lasciar passare che si tratti di violenza ostetrica, perché le indagini sono in corso e non possiamo sapere esattamente cosa sia realmente accaduto.- Ha detto la Dott.ssa Consuelo Nania ostetrica, che aggiunge – riguardo al bimbo che dorme nel letto accanto alla sua mamma, ognuno di noi sa perfettamente che è la cosa più naturale del mondo perché il bambino continua anche dopo la nascita e per un periodo molto lungo ad aver bisogno di quell’abbraccio che lo ha accompagnato e formato in un grembo caldo e morbido per nove mesi e mezzo! Così, non possiamo mortificare questo aspetto fondamentale per la costruzione di un legame fra mamma e bimbo, ma è vitale arrivare alla coppia genitoriale già in gravidanza affinché, con la giusta formazione, si prepari ad un’accoglienza consapevole e sicura sapendo prevenire i rischi di ogni scelta, con naturalezza e con serenità affinché, già dai primi passi, il percorso della nuova famiglia parta serenamente”.

Detto questo però, Consuelo ci tiene ad aggiungere che: “Una mamma, dal giorno del parto e soprattutto per i primi 40 giorni di puerperio, non va mai lasciata sola, perché vive un periodo di infinita stanchezza, di grande impatto emotivo e di fragilità. Così chi sta vicino a lei e al bambino deve prendersi cura di entrambi sin dai primi giorni in ospedale e poi con il rientro a casa! Le ostetriche nei reparti di maternità fanno tutto quello che possono, ma pensare che possano in qualche modo supplire le coccole e le attenzioni della famiglia è insensato, è compito della famiglia quello di vigilare e custodire la diade che in alcuni casi richiede accudimento 24 ore al giorno”.

“Non voglio esprimermi sul singolo fatto ma ci tengo molto a riportare due riflessioni. – ha detto invece la Dott.ssa ostetrica Alice Petrini, portando l’attenzione sulla permanenza nei reparti maternità delle norme entrate in vigore con il Covid. – La prima riflessione è rivolta alle istituzioni; dobbiamo riflettere se, ad oggi, la scelta di continuare a limitare l’acceso negli ospedali ad una persona fiducia, e nello specifico al partner della donna e padre del bambino, sia ancora una scelta necessaria. Le donne hanno il bisogno e il diritto al sostegno e alla presenza di una persona fiducia, durante il parto e nel post parto. La seconda riflessione è rivolta a chiunque in questi giorni abbia espresso pareri negativi sull’assistenza sanitaria fornita nelle Maternità, e nello specifico rispetto alla pratica del rooming-in, chi ha parlato in tal senso è perché non ne conosce minimamente né il significato biologico né tanto meno quello sociale e relazionale”.

La polemica mediatica, com’è consuetudine, starebbe ingrandendo il caso rendendolo più succoso e ricco di implicazioni. “Dopo trent’anni di professione ostetrica non posso nascondere che non esista la violenza ostetrica, perché esiste eccome, purtroppo! – Ha detto Consuelo Nania – Ma esiste nel momento in cui un’ostetrica o un ginecologo non si prende cura della donna e mamma con gioia, con dedizione, con accoglienza e sempre senza giudizio, quando non la mette a proprio agio, e se al contrario la maltratta o la fa sentire inadeguata come madre e come donna, però non possiamo muovere queste accuse in merito al caso del Pertini di cui ad oggi l’unica cosa certa è che c’è una mamma e un papà afflitti dal dolore che vanno protetti da questo terribile tamtam mediatico”.

“Il mio modo di essere e il mio approccio alla maternità mi portano a stare in silenzio di fronte a quanto accaduto all’ospedale Pertini di Roma, in segno di profondo rispetto di quella madre, di quel bambino, di quel padre e di quella famiglia. – Ha detto Alice Petrini, che aggiunge – In quasi quindici anni di lavoro, ho imparato che ogni madre è sufficientemente buona per il suo bambino, che ogni madre e ogni padre hanno il diritto di fare scelte consapevoli rispetto alla salute del loro bambino, che ogni famiglia è unica, che la maternità non sempre è rose e fiori”.

Eleonora Rosi
Sono una giovane studentessa della facoltà magistrale di Lettere, maremmana di nascita, ho lasciato l'Argentario da quattro anni per vivere e studiare a Siena. Mi interesso di politica, ambiente e attualità, con il proposito di capire e raccontare la cronaca di un territorio tanto antico e ricco di storia quanto vivo e vitale come quello senese.

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