Senza i contributi dello Stato la stagione sciistica sull’Amiata rischia di non vedere il via
Sono ore decisive per il futuro della stagione sciistica sull’Amiata. Con l’inverno ormai alle porte, c’è un intero settore di lavoratori che sta aspettando i contributi necessari per poter scongiurare la chiusura delle piste. Anche sul mondo dello scii aleggia l’ombra della crisi energetica, con i costi delle bollette degli impianti che potrebbero schizzare alle stelle.
In realtà, come spiegano alcuni addetti del settore, il problema dei costi degli impianti sarebbe anche contenibile se non fosse che, per far fronte agli aumenti, i gestori non sarebbero poi in grado di coprire le spese per l’utilizzo della neve artificiale, un mezzo necessario per mandare avanti la pista nei momenti in cui manca la neve naturale. L’unico modo di evitare le chiusure a quel punto sarebbe di aumentare le tariffe per il tesseramento, ma oltre a recare un danno al consumatore, questa misura rischierebbe di scoraggiare l’afflusso dei clienti, costringendo quindi indirettamente alla chiusura.
A rendere ancora più complesso il quadro c’è la situazione degli anni precedenti. Le ultime due stagioni sciistiche sono infatti state caratterizzate dalle restrizioni anti-Covid. Come se non bastasse, l’anno scorso non si è vista troppa neve sull’Amiata, creando diverse difficoltà per l’apertura delle piste. Questo ha generato una situazione di forte sofferenza per i bilanci delle aziende sciistiche, che adesso rischiano di non sopravvivere. La palla passa quindi al Governo, chiamato ad andare in soccorso a tutte attività energivore, e poi alla Regione Toscana. L’obiettivo è quello di assicurare una stagione sciistica in piena normalità dopo due anni parecchio anomali.