Le risposte della redazione di Gazzetta di Siena alle vostre segnalazioni, ai vostri spunti e alle vostre riflessioni

Cara Gazzetta, dopo quasi un mese dallo scoppio della guerra in Ucraina gli italiani hanno dimostrato una generosità e un’empatia che credevamo di non avere. Certo è che, con l’aumento del prezzo del gas e del petrolio, tutto diventa più difficile. Come possiamo continuare ad accogliere chi fugge? Le istituzioni e l’Unione europea si faranno carico delle spese che ogni giorno le famiglie ospitanti hanno?

Dopo un mese di guerra in Ucraina cresce il numero di sfollati. Donne, ragazzi, bambini e anziani costretti a imboccare una nuova strada verso un futuro ignoto. Scappano dalle bombe e dalle violenze, lasciando familiari e amici a combattere per l’indipendenza della propria terra.

Immagini per molti ragazzi nuove, spaventose; che a poco più di 20 anni dalle guerre jugoslave, si ripropongono sugli schermi dei nostri cellulari e televisori. Una “guerra in casa” come l’avrebbe definita un giornalista che molto ha fatto per quelle migliaia di persone che gli anni ’90 sono stati obbligati ad abbandonare le proprie abitazioni. Una storia che si ripete, come si ripete la generosità di moltissimi cittadini italiani che da subito si sono mobilitati con raccolte di ogni bene.

Abbiamo aperto le nostre case a migliaia di profughi e continueremo a farlo. Ma tutto ha un prezzo, e la domanda che molte famiglie ospitanti cominciano a porsi è: per quanto ancora riuscirò a garantire un pasto e una casa? Perché aimè l’altruismo che migliaia di italiani stanno dimostrando, ha anche un’altra faccia della medaglia: quella economica. Sì, perché il nostro paese a due anni dall’inizio della pandemia continua a sgomitare per uscirne, e come se non bastasse, migliaia di famiglie accusano l’aumento del carovita.

La denuncia arriva anche da associazioni e comuni, soprattutto quelli di piccole dimensioni. Accogliere e sopperire alle necessità che questi nuovi arrivi ha un costo salato, soprattutto se ci riferiamo alle centinaia di minori arrivati in Italia senza alcun accompagnatore. Richieste di aiuto che possono essere soddisfatte soltanto con l’aiuto da parte dello Stato e dell’Unione Europea.

Le istituzioni, dunque, come si stanno muovendo? Sicuramente la risposta istituzionale è stata scattante. Ecco qualche numero:

Stando a quanto dichiarato dal ministero degli Interni, sono circa 60 mila i cittadini ucraini nel nostro territorio, e di queste più di 50 mila sono donne e minori e soltanto poco più di 5 mila uomini. Picchi che non si vedevano dalla Seconda guerra mondiale e che purtroppo sono in continua evoluzione. È stato stimato infatti, che i flussi provenienti dall’Ucraina arriveranno a contare fino a 5 milioni di sfollati, e il presidente del Consiglio Mario Draghi, ha confermato che il numero dei futuri ingressi è ancora incerto.

Secondo quanto riportato nel decreto Ucraina, varato lo scorso 17 marzo, il governo mette a disposizione 91.500 posti d’accoglienza. Il sistema prevede che 16.500 rifugiati vadano nei Centri di accoglienza straordinaria e nelle strutture del “Sistema di accoglienza integrata (rispettivamente 5mila e 3 mila). Comuni, enti del Terzo settore, centri di servizio per il volontariato, associazioni ed enti religiosi civilmente riconosciuti saranno poi gestiti dalla protezione civile ad ospitare fino ad un massimo di 15 mila persone entro il 31 ottobre prossimo. Sempre la protezione civile è autorizzata a definire ulteriori forme di sostentamento per 60mila persone, titolari della protezione temporanea, che abbiano trovato autonoma sistemazione per un massimo di tre mesi dall’arrivo in Italia. Infine, il decreto prevede un rimborso a Regioni e Province autonome per l’accesso ai servizi sanitari di almeno 100mila ucraini in fuga.

Ancora però, non è ben chiaro come questi soldi arriveranno ad associazioni e privati. Si vocifera che saranno le organizzazioni del settore e la Protezione civile a garantire alloggio, pasti, servizi e mediazione linguistica alle migliaia di cittadini ucraini. Per quanto riguarda i cittadini ospitanti, lo Stato prenderà in carico le spese garantendo un rimborso pari a 35 euro per ospite.

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