Il giallorosso in vista della trasferta di domani

“Domenica scorsa siamo scesi in campo per un impegno ufficiale di 90 minuti a sei mesi dall’ultima volta. Non era affatto scontato vincere. Anche se i tre punti sono arrivati, si è notato però che dobbiamo lavorare ancora molto. La prestazione non è stata tutta rose e fiori”. Così il giocatore del Poggibonsi Saverio Camilli in vista della gara di domani con Antella.

“Ad Antella – dice – ci attende una delle sfide più difficili del campionato, perché dovremo calarci in un contesto dove di calcio fluido e giocato se ne vedrà ben poco. La partita sarà molto fisica e si deciderà sui singoli episodi. Indubbiamente saremo chiamati a produrre una prestazione diversa da quella che suggerirebbero le nostre caratteristiche. Ad esempio, sarà complicato uscire puliti palla a terra e le seconde palle saranno la chiave della partita”.

“L’Antella ’99 – prosegue Camilli – è una squadra che combatte ferocemente per ogni possesso, cosa che dovremo fare anche noi. Sul piano personale invece sono un calciatore che necessita di tempo per entrare in una condizione fisica ottimale. Il lungo stop della stagione non mi ha aiutato. Sto lavorando bene durante la settimana, perciò mi auguro di ritrovare presto la forma migliore. Il Mister sa che mi troverà pronto quando vorrà chiamarmi in causa”.

“È vero – conclude Camilli – , ho già vinto il campionato Eccellenza a San Gimignano e a Grosseto. Due contesti molto distanti tra di loro: a San Gimignano eravamo la meteora del girone, mentre a Grosseto avevamo l’obbligo di arrivare primi. È impossibile però proporre un paragone con la formula attuale del torneo. La differenza la faranno sicuramente gli episodi e l’unità del gruppo. Quest’ultima ecco è una costante per centrare dei buoni risultati. Anche se il nostro organico è molto numeroso, dobbiamo cercare di sacrificare l’individuo in nome del collettivo. L’ingrediente principale per vincere è sempre l’alchimia che si crea nello spogliatoio. Non pronuncio una frase fatta”.

Alessandro Lorenzini
Da bambino c’è chi sogna di fare l’astronauta, il calciatore, il pompiere. Io sognavo di fare il giornalista, forse influenzato dalle mie letture, dalle mie canzoni, da qualche film visto al cinema o in tv. Fra mille difficoltà sto provando a portare avanti il mio sogno, con trasparenza e umiltà, mettendoci la faccia (e la firma). Sono nato e vivo a Siena, in una città problematica, ma magica, che ti scaccia e ti abbraccia, che ti allontana e ti spinge a tornare, come una sorta di elastico, in un legame comunque inscindibile per sempre.

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