Storie di un calcio piccolo: la rubrica settimanale di Riccardo Lorenzetti
Un film di guerra.
Questo sembrò la terza categoria 2009-2010: a detta di molti, il campionato più intenso e spettacolare degli ultimi vent’anni.
Una battaglia senza esclusione di colpi lunga ed estenuante che durò lo sproposito di 34 giornate, più il corollario (epico) dei playoff, che resero immortale quella stagione. Lei, e i favolosi calciatori che ne furono interpreti.
Fu una cavalcata impressionante: uno di quei film visti e rivisti mille volte, ma che guardi sempre con piacere quando passano in televisione. Come “Lo chiamavano Trinità”, il tragico Fantozzi o il Nome della Rosa.
Come “Caccia a Ottobre Rosso”, che forse è il film che più assomiglia a quel campionato, e ai suoi protagonisti. Perché è pieno di scontri, di intrighi ed ha una trama che non si capisce come vada a finire.
E poi, attori eccezionali; come Scott Glenn, il giovane Alec Baldwin e soprattutto l’immenso Sean Connery.
Gli appassionati di cinema si ricordano sicuramente la storia: l’inseguimento, in mezzo all’oceano, tra il poderoso “Ottobre Rosso” (classe Tifone, Marina Militare Sovietica), l’agile sommergibile americano Dallas e l’immancabile terzo incomodo, guidato da un capitano giovane e ambizioso, che dà la caccia ad entrambi.
Asinalonga, Mazzola e Radicondoli: quell’ inseguimento spettacolare nel mezzo dell’oceano lo fecero loro tre, tenendo in apnea la provincia sportiva per dieci mesi filati.
Con l’aggiunta di un finale a sorpresa che nemmeno un maestro del thrilling come Tom Clancy sarebbe arrivato a concepire.
Il gruppo, la classe e il leader, dicevamo… Riassunti nelle squadre dell’Asinalonga (che adesso non esiste più), il Mazzola (che dal 2016 è confluita nel progetto Valdarbia) e il Radicondoli, che invece è l’unica bottega rimasta aperta: a significare una divisione netta, anche dal punto di vista geografico. Tra le scuole calcistiche del nord, del centro e del sud della provincia di Siena, che non hanno mai avuto molto in comune, e si sono sempre guardate in cagnesco.
Il Mazzola del 2010 è un Club classico e fascinoso, ma con due dita di polvere sul blasone: il Roburrone in serie A è una cosa sensazionale, ma finisce per togliere spazio a tutte le altre realtà cittadine, che già di loro ne hanno sempre avuto poco. Patron Barbieri, però, ha l’asso nella manica, e trova un eccellente compagno di viaggio in Antonello Pianigiani, che si sta stufando di Poggibonsi.
L’Asinalonga è la scommessa di un gruppo di amici che cerca di riordinare il caos amatoriale del calcio sinalunghese, senza però riuscire ad ottenere (dal 2004) risultati decenti. Il Radicondoli vivacchia nel suo misterioso fortino nord-occidentale che non è più Val di Merse e non è ancora Valdelsa: ma è già arrivato un lupo di mare che si chiama Giovanni Brandani, e che trasformerà quell’innocua imbarcazione in un agile sottomarino classe “alfa-konovalov”.
Il campionato comincia, e non ci vuole molto a capire che il Mazzola è una roba nucleare, destinato a fare corsa a sé: la rosa è semplicemente perfetta, con almeno cinque-sei elementi che al Tour de France non esiterebbero a definire “hors-categorie”. Perchè tali sono, senza dubbio, il capitano e leader difensivo Scortecci e il portiere Fiorini. Riccardo Nonni, bravo quanto perseguitato da una jella tenacissima, e il “ciliegione” Carsetti, che scende in terza categoria dopo 400 partite da professionista tra.
Davanti, Mister Sanniti dispone della coppia-gol più iconica del XXI secolo: Il primo dei due è Mario Nuti, che ha cuore granata come il grande Ghigo Cappannoli; gioca nel culto di Pulici e Graziani, ma segna più di tutti e due messi insieme. L’altro è Guido Stazzoni, del quale si può dire (parafrasando) quello che dicevano di George Best… “Se Stazzoni fosse nato povero, non avreste sentito parlare né di Ale Monaci, né di Tony Vasseur.”. Invece, è nato ricco. E dà sempre l’impressione di impegnarsi poco.

Vince sempre, il Mazzola, e sembra un rullo schiacciasassi. Ma anche la piccola Asinalonga non perde un colpo, e comincia a convogliare verso il campetto di Scrofiano una quantità di gente che erode pericolosamente il seguito domenicale della magna UC Sinalunghese.
Il merito è della troika Bruni-Bardelli-Goracci, che ha spinto forte sul pedale della definitiva “desarciuispizzazione” del Club. La squadra, complessivamente, non vale il Mazzola ma ha uno spogliatoio di granito ed un pubblico addirittura esagerato: e saranno loro a far saltare il banco della terza categoria, insieme ad alcuni elementi che giocano la cosiddetta “stagione della vita”. Come il portiere Crociani, per esempio, o Thomas Cresti, che stampano partite perfette: le geometrie di Ciccio Paesano, la corsa di Paterni, il fisico di Iceman Giannini, la classe di Garosi e l’eclettismo di Meniconi. Davanti, sono in quattro a contendersi due maglie: Cherici, Calveri, Mori e Marchino Ciacci, che è l’unico “straniero” del gruppo.
L’allenatore è Simone De Nisco, un tipo sveglio che capisce subito quali sinfonie conviene suonare, e allora trasforma l’Asinalonga in una specie di alveare, dove tutti producono miele ma nessuno deve sentirsi ape regina. E così, mentre Nuti segna quasi quaranta reti e Brandani una trentina, il marcatore più prolifico del sottomarino rossoblu sarà addirittura Foffo Giomarelli, che gioca da terzino sinistro. Mentre la difesa, orchestrata da Rosi e Lorenzini, è la meno battuta del campionato, incassando la media di zero virgola a partita.
Sarà un braccio di ferro interminabile ed entusiasmante: l’1-1 dell’andata, a Cerchiaia (Nuti e Marco Ciacci) testimonia l’equilibrio tra i due sommergibili che si rincorrono all’interno di un calendario estenuante che non si ferma mai, nemmeno per le feste comandate.
Più il Mazzola preme sull’acceleratore, più l’Asinalonga non perde un colpo, e intanto alita pesantemente sul collo con un pubblico che si fa sempre più numeroso e si presenta a Radicondoli (che non è proprio dietro l’angolo) con un pullmann organizzato.
E sarà proprio il Radicondoli, a sfilarsi. Tra gennaio e febbraio, quando si ferma per infortunio Brandani e i rossoneri perdono quei punti che non saranno più in grado di recuperare.
Ma ricordiamoci, intanto, che è il 2010. E’ l’anno di Mourinho, degli “zerotituli” e della “prostituzione intellettuale”: la troika dell’Asinalonga capisce che è arrivato il momento di buttarla un pò in caciara, ed allora si inventa una specie di guerra di religione. Una “crociata” contro lo strapotere senese, cattivo e golpista che trama alle spalle della derelitta Valdichiana, pura come un giglio e senza santi in paradiso.

E’ retorica, ovviamente, ma tutto fa brodo per mettere i bastoni tra le ruote allo squadrone biancoceleste: il portiere del Sant’Albino colleziona colazioni pagate dopo aver parato i due rigori che inchiodano il Mazzola sul 2-2. Mentre i rossoblu battono il Guazzino con gol di Teo Meniconi, nel superderby che persino l’Assessorato allo Sport impone di giocare al Carlo Angeletti, aprendo per la prima volta alla terza categoria il santuario del calcio sinalunghese.

Il “patatrac” diplomatico succede un mercoledi di gennaio, quando si gioca il turno infrasettimanale. L’Asinalonga non accorda la notturna, ed allora si gioca di pomeriggio (che è lavorativo): è una malizia bella e buona, perché il Chiusdino arriva con gli uomini contati, e ne prende regolarmente quattro (a zero) schiumando rabbia. La sera, poi, sono quasi un centinaio i Sinalunghesi che vanno a Cerchiaia per tifare i cuginetti di Guazzino: vicinissimi a combinare lo scherzetto al Mazzola, che viene salvato dal solito, fenomenale Nuti.
Si capisce come lo scontro sia diventato qualcosa di più profondo e travalichi, ormai, il semplice agonismo sportivo.
E’ il 14 marzo 2010 quando il campetto di Scrofiano assiste all’invasione dei tifosi rossoblu, che organizzano l’accoglienza che si può ben immaginare all’Invincibile Armada senese nel match-clou.
Per l’Asinalonga è la partita che può cambiare la storia, e decide di giocarsela senza tanti complimenti. In campo è battaglia vera, corredata da spasmodici, cattivissimi corpo a corpo: il guizzo giusto lo ha Armandino Calveri, che si dimostra il più vispo di tutti. Come spesso gli succede, sfugge all’avversario sul primo controllo (che stavolta è il grande Carsetti) e poi si lascia cadere, appena avverte la pressione sulla gamba di appoggio.

Sul dischetto, Foffo Giomarelli dimostra di avere il cuore ruvido e trasforma il punto che vale lo scontro diretto e il +6 in classifica… La gente è in delirio, e si prepara ad invadere la Pietraia, per una partita che si presenta tranquilla ma che il fango farà diventare drammatica: la risolve ancora Giomarelli, stavolta su punizione, quando mancano dieci minuti alla fine e l’ombra del Mazzola si sta nuovamente materializzando, minacciosa, alle spalle.
Finisce 2-0, e l’Asinalonga è ufficialmente in seconda categoria.

Il “Dallas” rossoblu si concede ai festeggiamenti, ma c’è ancora da capire quale sorte tocchi al grande “Ottobre Rosso” di Stefano Sanniti, che nei playoff si troverà ad essere protagonista di tre partite che entreranno di diritto nella storia del nostro calcio.
La via-crucis del Mazzola (perché di questo si tratta) comincia a Vescovado, dove si capisce che non tira una bella aria: i biancocelesti e i gialloneri, in regular season, sono separati da un Mississippi che è largo venti punti, ma al campino vicino al cimitero non si perdono d’animo, e l’Ottobre Rosso senese sta per conoscere l’onta di un naufragio alla Schettino.
Al 50’, infatti, il Vescovado conduce allegramente per 4-0 (!), e solo un memorabile Nuti riesce a tenere alta la linea di galleggiamento: il fuoriclasse ne segna due, e propizia il rigore di Stazzoni che darà al passivo una fisionomia da cristiani, ma intanto si abbotta una spalla e quasi piange per il dolore.
Il 4-3 finale è risultato che non lascia il cuore in gola, ed il lieve svantaggio viene polverizzato nel ritorno con un 4-1 che non ammette repliche.

Dall’altra parte dell’oceano, il Radicondoli comincia l’avventura dei playoff alla Fratticciola, nella Valdichiana aretina più profonda: Brandani è tornato, ed ha una gran voglia di recuperare il tempo perduto ad inizio anno, quando i suoi ragazzi hanno raccolto la miseria di tre punti in sette partite.
Adesso, la logica del “dentro-fuori” potrebbe premiare una squadra che si sta ritrovando, grazie alla lucidità di Parri, che fa sgorgare gioco, e alla coppia Menichetti-Alberico che non sbaglia più nulla.
All’andata i rossoneri passano 3-2, pagando però il salatissimo dazio di tre espulsi; nel ritorno, l’1-1 è sufficiente per guadagnarsi la finale.

Che si giocherà al Lotti, di Poggibonsi, e passerà alla storia come una delle partite più belle e drammatiche di sempre nell’intero calcio dilettantistico toscano. Con la fortuna, vieppiù, di avere a disposizioni, su Youtube, le immagini dell’emittente Canale 3 Toscana, che è presente con le sue telecamere.
Sono quelle partite che ad un calciatore, o ad un tifoso, capita di vivere poche volte nella vita, e che restano appiccicate addosso, nel bene e nel male: l’Ottobre Rosso si presenta in forma smagliante, con un Nuti stratosferico che dopo mezz’ora ha già segnato una fantastica doppietta.
Ma il sottomarino dimostra di conoscere l’arte paziente della guerra, e non si scompone: Calamassi e Parri prendono in mano la squadra e dirigono l’orchestra, che negli ultimi venti minuti suonerà solo sinfonie rossonere. La sostituzione di Nuti, che ha la spalla fuori posto e non si regge più in piedi, sarà fatale per l’Ottobre Rosso… Al 90’ Brandani accorcia le distanze, e al 97’, ormai alla fine di quella pazzesca stagione, si materializza Patrice Evra, e la famosa ultima palla di Monaco di Baviera.

La logica spicciola impone, in quelle circostanze, di spazzare verso i posteggi, ma quelli del Mazzola cincischiano un po’ troppo e danno modo a Giannino Becchi di rubare la palla più sanguinosa del secolo, e metterla al centro… Dove il tuffo del favoloso Brandani, a volo d’angelo, beffa tutta la difesa e si insacca alla sinistra di Fiorini, proteso in tuffo.
Il Radicondoli agguanta il più drammatico dei 2-2: adesso supplementari, e poi rigori.
Ora, non c’è bisogno di tifare Milan, ed aver visto Istanbul, per sapere che i rigori, in questi casi, sono quasi sempre una formalità. E che vince sempre il cavallo che rimonta, come successe anche al Liverpool.
Così, l’eroe diventerà Pippo Giannetti, che compie due interventi da superman: ma la sensazione, palpabile, è che si è visto qualcosa di imponderabile, e che il diavolo in persona ci abbia messo la coda.

L’Ottobre Rosso, re indiscusso dell’oceano, cola definitivamente a picco. Il Radicondoli dal cuore grande vincerà, con la medesima efficacia, anche la Coppa di categoria asfaltando il Vescovado (a Colle val d’Elsa) e poi la prima, e unica, “Supercoppa” con l’Asinalonga, al Franchi di Siena: un “triplete” storico, in quell’anno bisestile dove ci fu spazio per imprese ai limiti del sovrannaturale.
L’Asinalonga disputerà dignitosi campionati di seconda categoria, poi cesserà definitivamente l’attività nel 2014.
Il Mazzola, invece, saprà rifarsi già l’anno successivo: e a risollevarla dagli abissi sarà proprio quel Giovanni Brandani, che nella leggendaria notte di Poggibonsi ne aveva decretato l’affondamento.
Ma questa è già un’altra storia.
E la racconteremo un’altra volta.

