I ricordi di Luca Banchi, ex coach Mens Sana: “Indelebili anche le sconfitte. Il basket è cambiato, in peggio”

“Ricordi indelebili: il primo scudetto da assistente e il primo da capo allenatore”. Così Luca Banchi ricorda i suoi migliori momenti alla guida della Mens Sana, il coach di origini grossetane infatti prese le redini della squadra dopo l’addio di Simone Pianigiani, dopo aver fatto da vice al senese per sei stagioni. “Indelebili però rimangono anche le sconfitte – sottolinea – come le due in semifinale alle Final Four di Eurolega, traguardo che la Mens Sana meritava per tanti motivi.”

Un basket, quello italiano, molto diverso da quello in cui Banchi iniziò tra la fine degli anni novanta e l’inizio del nuovo millennio tra Trieste e Livorno.

“Vent’anni fa il nostro campionato era quello più prestigioso insieme a quello greco, lo scudetto poteva essere vinto da 6/7 squadre – afferma il coach – oggi il livello è molto più basso. Tutto da nasce da problemi di tipo economico, e da investimenti sbagliati delle squadre. Un tempo subito dopo l’Eurolega come competizione c’era la Serie A italiana, una vetrina per far mettere in risalto i giocatori addirittura per la Nba, basti pensare ai vari Kukoc, Danilovic, Jaric e Ginobli”.

La questione toccata anche da Ergin Ataman che in quel periodo allenava proprio a Siena, mette in risalto come effettivamente ad oggi il campionato italiano è ormai di seconda fascia, e questo tocca molti ambiti tra cui quello riguardante i giocatori indigeni: “Molti giocatori dell’attuale Serie A a volte vengono da campionati di bassa categoria, tipo quello finlandese o quello olandese, e ovviamente ci mettono un po’ ad integrarsi ed abituarsi, però spesso e volentieri le squadre non hanno tempo di aspettare i nostri giovani, bisogna unire investimenti e giocatori dei settori giovanili – afferma l’ex Mens Sana- un esempio in positivo di giovane italiano che gioca per esempio è Pajola. La Virtus gli dà fiducia e da quando ha diversi minuti in campo è migliorato molto”.

Il coach prosegue con tanti esempi del recente passato: “La mia Milano era fondata su un nucleo di italiani: Gentile, Melli e Hackett. L’Olympiakos che ha vinto due Eurolega era fondato su un gruppo di giocatori greci, Spanoulis, Sloukas, Printezis, Papanikolau…”.

“Si tratta di identità cestistica – continua Banchi – anche Spissu è un altro ottimo esempio, di giocatore addirittura nativo del territorio, meglio di così. Non posso credere che i vari Polonara e Fontecchio siano dovuti andare in Spagna e Germania per far vedere che erano giocatori di calibro europeo, se dai spazio ai giovani avrai momenti in cui perdi di competitività ma alla lunga conviene”.

Tornando all’Eurolega odierna facciamo una riflessione su quanto sia ormai vicino il basket europeo a quello americano: “Il livello dell’Eurolega si è mantenuto alto, penso che le top 4 europee farebbero una discreta figura in Nba, i giocatori là fanno il mercato ed è pieno di giocatori franchigia che cercano alleati per la lotta al titolo, io penso che molte squadre europee siano meglio organizzate di alcune Nba”.

“Concentrarsi ora più che mai sui giovani, ricreare il valore dello sport e far riavvicinare i più piccoli alla pallacanestro”

Dopo aver parlato di basket giocato ci addentriamo nella parte non giocata del basket italiano, dove è evidente che ci sono problemi causati da questa tremenda crisi dovuta alla pandemia.

“C’è un’emorragia alla base del settore giovanile- dice Banchi -, purtroppo questa crisi ha creato dei danni giganti allo sport tutto, ma in particolare al basket, essendo già in crisi prima. Non commento l’operato della Fip perché sono un allenatore e non è il mio campo di competenza, però è evidente che bisogna rilanciare il basket in Italia, soprattutto attirare di nuovo i giovani verso di noi”. “Innanzitutto – continua Banchi – bisogna garantire un buon prodotto televisivo che riguardi il basket, cosa che in Italia al momento non c’è; poi bisognerebbe avere più idee innovative ed esporsi mediaticamente sfruttando quelli che sono i mezzi di oggi. Dobbiamo imparare dalla Nba, e farci strada sfruttando quelli che sono i mezzi comunicativi odierni“.

“Io la mattina mi sveglio- racconta -, apro l’app della Nba e ho tutti gli highlights della notte, tabellini, percentuali e tanto altro, come me altri milioni di persone: tutto con le dovute proporzioni relative all’Italia ovviamente. Spero inoltre che ci sia consapevolezza di questa crisi della pallacanestro italiana: per ripartire ci vogliono degli incentivi per i club e tante idee da parte di federazioni e club, poiché oggi per avere successo/audience devi essere accattivante, l’immagine deve colpire nel segno. In tutto questo gli istruttori sono ammirevoli, hanno continuato a trovare soluzioni nonostante la situazione fosse delicatissima; ci vuole solidarietà tra noi del settore”.

Avanti con la comunicazione di massa, dunque. Questa è la soluzione al problema per Luca Banchi, sfruttare i mezzi comunicativi per ripopolare uno sport che nel nostro paese ormai è lasciato ai margini nonostante le grandi gesta del passato. Ripartire per i giovani, per ridare ai ragazzi la loro passione, i loro affetti, e cosa più importante i loro sogni.

Matteo Cappelli
21 nato a Siena, studente di Scienze della comunicazione, grande appassionato di Basket e innamorato della mia città.

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