La Lega Nazionale per la difesa degli animali prende posizione dopo l’uccisione del cane Baldo a Sovicille

Prendere un cane docile e mansueto, legarlo a un albero e sparargli a bruciapelo con un fucile. Una scena così, impensabile per persone normali, sembrerebbe presa da un film e invece è quello a cui hanno assistito alcune persone di Sovicille in cui la vittima era un cane pastore dei Pirenei e il carnefice un residente del posto. Il povero cane, ridotto in gravissime condizioni, è stato soccorso dai volontari di un’associazione locale che ha provveduto a ricoverarlo immediatamente in una clinica veterinaria.

Nonostante tutto l’impegno dei medici, Baldo – così l’hanno battezzato i volontari che hanno tentato di salvarlo – purtroppo non ce l’ha fatta ed è morto dopo diversi giorni di sofferenza e cure. Nel frattempo, grazie alle testimonianze e ai proiettili usati, i Carabinieri sono riusciti a identificare in un 67enne il responsabile di tutta questa agonia.

“L’unica cosa che può spiegare un gesto del genere è la pura malvagità gratuita, inflitta per il gusto di uccidere”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “L’arma del killer risultava regolarmente denunciata, quindi si tratta verosimilmente di un cacciatore e la cosa non sorprende di certo. Generalizzare non è mai corretto, ma la mia esperienza quasi trentennale nella protezione degli animali mi ha portato a vedere centinaia di casi di cani maltrattati, abbandonati e uccisi dai cacciatori quando diventano per loro un fastidio o non sono più utili. Il loro ‘hobby’ si basa sulla crudeltà e sulla morte, quindi è ovvio che non si facciano problemi a sparare contro qualunque animale si trovino a tiro, in questo caso addirittura legandolo a un albero per assicurarsi che non potesse scappare.” 

“Noi sporgiamo denuncia contro quest’uomo per l’assassinio di Baldo – continua Rosati- , perpetrato con una ferocia e un sangue freddo che lasciano sgomenti e infatti hanno suscitato l’indignazione di tutto il paese in cui è avvenuto il fatto. Oltre ad auspicare che il procedimento penale si concluda con una condanna al massimo della pena prevista, per quanto esigua, auspico soprattutto che tutta la comunità in cui vive il killer faccia la sua parte per isolarlo. Le pene per questi reati sono ancora troppo blande, purtroppo, ma sono convinta che, in una piccola realtà, ricevere una ‘condanna’ da parte della società possa rappresentare una punizione altrettanto importante e significativa. Persone così devono capire che certi comportamenti non sono giustificabili né tollerabili in nessun modo”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui