Dopo le restrizioni imposte a bar e ristoranti con l’ultimo Dpcm, necessari ora ristori in tempi rapidi e certi. Ecco il parere di Valter Fucecchi, direttore Confesercenti

Esercizi pubblici, bar e ristoranti messi alla gogna dalle restrizioni previste nel nuovo Dpcm. Dopo la decisione di limitare la chiusura alle 24 solo per i locali che prevedono il consumo al tavolo e alle 18 per i restanti, il governo ha predisposto il limite di sei persone per ogni tavolo. Mentre il presidente Conte ha negato la possibilità di eventuali lockdown, avanzano le ipotesi di possibili ristori per le attività colpite.

In questi ultimi giorni le decisioni messe a punto dal governo stanno facendo molto discutere. Già intervenuto su Gazzetta di Siena, Valter Fucecchi, direttore di Confesercenti commenta così le novità del decreto: “Nel nuovo Dpcm ci sono ulteriori restrizioni. Per alcuni bar la chiusura alle 18 rende ancora più drammatica la situazione. Le restrizioni vanno bene ma a questo punto sono inevitabili e necessari dei contribuiti al settore”.

Contributi che lo stesso governo sembra aver ipotizzato: “Il Dpcm -spiega il presidente Conte- incide su alcune attività e dobbiamo predisporci ad elargire ristori, e ci sono diversi miliardi per questo, ma quello che non possiamo permetterci sono le elargizioni a pioggia. Per questo motivo sarà fatta una analisi dettagliata per capire chi ha bisogni di aiuti e sostegno”.

Anche perché c’è il rischio che, chiudere i locali alle 24, si traduca nell’effetto inverso: un via libera sregolato alla movida nelle piazze o nelle case. Nondimeno importante le conseguenze dello smart working nei centri città su bar e ristoranti.

Come spiega lo stesso direttore di Confesercenti il pericolo è che: “A causa dello smart working tutti gli enti pubblici e le grandi aziende non frequentano più gli uffici e non sono più fonte di occasione per le attività di somministrazione. In più la riduzione degli studenti universitari, unita ad un atteggiamento di prudenza da parte delle persone nel frequentare i pubblici esercizi, porterebbe a far chiudere decine di migliaia di attività”.

Sarà quindi determinante l’arrivo di eventuali ristori in tempi rapidi e certi per assicurare la sopravvivenza delle attività: “Le aziende sono allo stremo. Il ristoro va inquadrato, deve essere una misura selettiva, ci sono dei costi fissi come gli affitti che le aziende non possono declinare”.

In definitiva, spiega il direttore di Confesercenti: “Dobbiamo capire che c’è un settore che è in ginocchio. Se non vogliamo portare a scomparire centinaia di aziende e creare un problema sociale, è necessario che gli ammortizzatori sociali per i dipendenti, quelli al 31/12 vengano prorogati fino al 2021. Oltre a questo, misure forti: sospensione tasse, delle imposte locali e degli affitti”.

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