Presentate da Arcigay e Rete Ready le iniziative per la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia 2021, la mobilitazione nazionale del 15 maggio e il progetto Power Rainbow

Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa online di presentazioni delle iniziative promosse dalla Provincia di Siena e dai Comuni aderenti alla Rete Ready (Abbadia San Salvatore, Castelnuovo Berardenga, Castiglione d’Orcia, Murlo e Pienza) in collaborazione con il Movimento Pansessuale – Arcigay Siena. Assente il comune di Montepulciano che si è unito solo negli ultimi giorni alla Rete e che prenderà parte alle iniziative successive.

Ad aprire l’incontro la Responsabile Politiche di genere e Formazione della Segreteria Nazionale di Arcigay, Natascia Maesi, che dopo aver portato i saluti di Giulia Periccioli – consigliere pari opportunità della Provincia di Siena e testimone dell’impegno costante della provincia per la comunicazione con Arcigay – ha stilato i tre punti focali dell’incontro odierno: la presentazione delle iniziative per il 17 maggio – Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia; la mobilitazione del 15 maggio – “Legge Zan e molto di più non un passo indietro” – e il progetto Power Rainbow.

Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia

In occasione della Giornata internazionale del 17 maggio, le amministrazioni aderenti alla Rete Ready avranno la possibilità di esporre degli stendardi dalla visibilità molto forte. Dai municipi penderanno così gli stendardi realizzati dalla Rete per comunicare l’inclusività delle amministrazioni.

Verranno inoltre proiettati e diffusi due video, il primo per invitare altre amministrazioni ad unirsi alla rete, e il secondo, “Prof, chiamami con il mio nome” realizzato dai volontari del Movimento Pansessuale – Arcigay Siena, per portare la rappresentazione di un ipotetico coming out di un ragazzo trans* con il proprio professore. Un messaggio di sensibilizzazione su come la reazione di ‘chi ascolta’ abbia un impatto non indifferente su chi trova il coraggio di mostrare se stesso.

Ma le amministrazioni saranno rifornite anche di una serie di adesivi, così da comunicare quella sensazione di sicurezza che i Comuni vogliono trasmettere ai membri della comunità Lgbtqia+ presente nel proprio territorio. Oltre a una serie di calendari con evidenziate le ricorrenze più significative per la comunità stessa.

In più saranno presenti in una mostra permanente nel territorio comunale e provinciale, una serie di infografiche esplicative delle varie ‘fobie’, e su come esse possano essere prevenute e contrastate.

A concludere il materiale fornito da Rete Ready una serie di manifesti, che portano avanti il claim della campagna 2021 per la Giornata internazionale: “Qui non c’è posto per le parole d’odio“.

Progetto Power Rainbow

Il progetto, in partenza a settembre e pensato dalla Rete Ready e dalle amministrazioni aderenti, punta quest’anno l’attenzione sugli effetti della pandemia, sull’impatto significativo valutato da ‘Spazio Sicuro’, lo sportello di ascolto accessibile. “Strategie di contrasto all’LGBTQIAfobia al tempo del Covid” è infatti il proseguo del messaggio lanciato dal titolo dell’edizione 2021.

Le limitazioni alla libertà hanno pesato – in generale – soprattutto sui giovani, molti di loro non hanno ancora fatto coming out in famiglia, dati i contesti familiari molto spesso visti come violenti. E l’impossibilità di partecipare agli incontri di socializzazione delle associazioni ha portato ulteriore stress nelle loro vite.

Le richieste di aiuto sono aumentate, così come le domande sui percorsi di autoaffermazione di genere – vista anche la difficile reperibilità nei momenti peggiori dell’anno dei farmaci ormonali. Si è registrata anche una crescita di episodi di violenza domestica all’interno delle coppie, come anche delle richieste per test Hiv.

Uno stato di ansia diffusa in ambito lavorativo, aggravata dalla situazione pandemica, che ha portato dubbi sulla possibilità di trovare lavoro per transessuali e no-binary, data la loro non inclusione nelle ‘categorie’ prestabilite. Stato di ansia comune anche a chi, con un lavoro in corso, ha deciso di iniziare il proprio percorso di transizione con il timore di perdere il proprio impiego proprio a causa del cambiamento di genere.

Il ricorso maggiore, nella ricerca di socialità, alle app di incontri ha portato all’aumento di fenomeni come body shaming, revenge porn e cyberbullismo e l’assenza del Pride negli ultimi due anni all’isolazionismo di coloro che fanno parte di piccole realtà cittadine.

Da tutte queste premesse nasce Power Rainbow, un progetto di sensibilizzazione rivolto al pubblico e alla comunità Lgbtqia+. Un progetto che prevede la somministrazione di un questionario a campione per valutare l’impatto della pandemia sulla comunità. Un questionario per far emergere criticità e due focus group con lo stesso fine guidati da professionisti della salute e di Arcigay per elaborarne i contenuti.

Power Rainbow, un progetto di empowerment, per sostenere la comunità e la sua resilienza, senza perdere i due obiettivi primari del movimento: salute e cultura. Continua infatti la possibilità di test Hiv rapidi, anonimi e gratuiti presso l’ospedale Santa Maria alle Scotte, così come l’inserimento di nuovi testi a tematica Lgbti+ nelle biblioteche comunali.

Legge Zan e molto di più non un passo indietro

Per il 15 maggio è stata organizzata una mobilitazione sull’intero territorio nazionale in favore del Disegno di Legge Zan, che tanto clamore ha risvegliato nelle ultime settimane.

Anche Siena prenderà parte alla mobilitazione con un presidio in Piazza Salimbeni dalle ore 17, a cui prenderanno parte le amministrazioni della Rete Ready e le associazioni come Arcigay e Non una di meno, ma anche le associazioni studentesche e tutte le realtà – e i cittadini – che vorranno unirsi al flash mob.

“Sono trent’anni che attendiamo questa legge – hanno sottolineato le rappresentanti di Arcigay –. Non si tratta di una legge bavaglio, né di una legge liberticida. È una legge contro i crimini d’odio, che allarga i diritti e una serie di azioni positive riconoscendo all’Unar azioni concrete di contrasto, con l’istituzione di una Giornata contro le ‘fobie’. C’è bisogno di sensibilizzare e di emanciparsi dalla cultura dell’odio”.

Proprio sul tema del Ddl Zan e della sua percezione da parte della cittadinanza, i dati valutati da Arcigay mostrano come il 57% delle persone ritenga che il Paese stia aspettando una legge del genere da troppo tempo, ma anche che non sarà una legge a cambiare le cose.

“Vogliamo chiarire che questa legge non punisce l’opinione ma l’istigazione all’odio – ha chiarito Natascia Maesi –. La difficoltà maggiore è far passare il concetto che si tratta di una legge per tutti, a prescindere dall’appartenenza o meno alla comunità Lgbtqia+”.

L’attenzione che l’attivismo vuol risvegliare è quella sul cambiare le cose alla radice e non alla punta dell’iceberg. Fare in modo che tutti i cittadini possano accedere ai propri diritti e agli aiuti necessari, senza che qualcuno si senta ‘attaccato’ dai diritti ottenuti da qualcun altro.

“Un discorso che vale per i centri antiviolenza, che non devono mettere in competizione donne cis e donne trans ma ampliare la propria capacità ricettiva a tutte coloro che ne hanno bisogno”, citano le attiviste, andando poi a mostrare un dato relativo all’estero. “Nei paesi dove ci sono donne trans nella formazione di governo, la loro quota non va a ‘togliere’ posti alle donne cis, la dimensione della quota rosa rimane invariata, si crea una nuova ‘quota’ se vogliamo, che permette anche a quelle donne di avere il diritto di far sentire la propria voce. Si tratta di allargare i diritti, senza toglierli ad altri. Per questo la manifestazione del 15 porta il titolo ‘non un passo indietro’”.

Le amministrazioni di Rete Ready

“Quando siamo entrati nel 2020 nella Rete Ready siamo stati subito accolti con entusiasmo, ricevendo il supporto da parte di Arcigay e della rete stessa in ambito di formazione e informazione – ha sottolineato nel proprio intervento Lorenzo Armeni, assessore alle politiche giovanili di Castiglione d’Orcia –. Social e media stanno dando visibilità alle problematiche e alle dinamiche della comunità Lgbtqia+ e dobbiamo, tutti insieme, portare avanti gli ideali di uguaglianza e di diritto. Non esiste destra e sinistra quando si parla di riconoscere diritti a tutti i cittadini”.

D’accordo anche il sindaco di Murlo, Davide Ricci, che ha aggiunto come una delle prime azioni della sua amministrazione, all’insediamento nel 2019, sia stata proprio l’adesione alla Rete Ready.

“La Rete è un mezzo chiaro per esprimere le convinzioni in cui crede la nostra amministrazione – ha spiegato il primo cittadino di Murlo –. Da poco si è insediata anche la consulta giovanile che ha subito garantito la propria partecipazione alle iniziative dei prossimi giorni, e trovo che sia fondamentale motivare e spiegare queste dinamiche di attualità ai nostri giovani. C’è ancora tanto lavoro da fare, diversamente da come dicono alcuni, perché la discriminazione esiste. Siamo tutti diversi e siamo tutti uguali, e la bandiera arcobaleno simbolo della comunità Lgbtqia+ fa da testimone alle tante infinite sfaccettature del genere umano che non è duale, ma variegato. C’è bisogno di fare la differenza”.

Grazie all’amministrazione provinciale, l’Arcigay Siena ha potuto portare avanti le proprie iniziative insieme alla Rete Ready, nonostante l’uscita del Comune di Siena dalla stessa rete nazionale, per cui Natascia Maesi e Greta Santarelli si sono dette dispiaciute.

“Da quando la nuova amministrazione si è insediata ed è uscita dalla Rete Ready non abbiamo, purtroppo, avuto più alcun tipo di interlocuzione con il Comune. Ne siamo addolorate, perché a prescindere dalle ideologie politiche, questi per noi non sono valori di destra o sinistra, ma temi di civiltà. Riguardano le vite delle persone, dei cittadini – hanno spiegato le due attiviste –. Ci dispiace anche che solo sei comuni della provincia senese siano parte della Rete, ma speriamo che siano solo l’inizio, lo zoccolo duro su cui costruire una rete più ampia. Comprendiamo che, specie in questo momento storico legato alla pandemia, sia difficile per tutte le amministrazioni prendere una decisione che possa portare a dibattito o polarizzazione di opinioni. Ma è sempre tempo per i diritti, e non bisogna avere paura di metterci la faccia”.

“Trasformare le amministrazioni in spazi sicuri e che insegnano ad andare contro ogni tipo di discriminazione è fondamentale – proseguono le rappresentanti di Arcigay –. È auspicabile che le istituzioni prendano parola rappresentando amministrativamente la totalità dei propri cittadini, partendo proprio dal linguaggio. Il termine ‘minoranza’ dovrebbe essere eliminato, quando si parla di persone non si può parlare di minoranze. Quando si parla di diritti non si può badare alla grandezza reale o ipotetica di un ‘gruppo’, ma al semplice dato che si tratta di cittadini, e in quanto tali a queste persone i diritti sono dovuti”.

Secondo le amministrazioni aderenti alla Rete e le associazioni attiviste, la scesa in campo delle istituzioni, l’aderenza alla Rete Ready, è di per sé un messaggio importante da far arrivare a quelle cittadine e quei cittadini appartenenti a comunità Lgbtqia+ che nelle piccole realtà faticano ad emergere, rendendosi invisibili. Una necessità portata avanti con il video di invito alle altre amministrazioni della Provincia ad unirsi alla Rete.

Oltre alla presenza di Edoardo Marini, consigliere di Pienza, arriva anche l’intervento di Stefania Lio, capogruppo di minoranza, che ricorda come il comune abbia aderito alla Rete Ready recentemente, proprio sotto l’impulso dato da una mozione presentata lo scorso giugno dal suo gruppo consiliare.

Minoranza e maggioranza si sono coordinate pianificando un’azione comune anche riguardo le iniziative che sono presentate questa mattina – ha evidenziato Lio –. Questo conferma che quando si parla di diritti non esistono divisioni e schieramenti politici. Combattere ogni forma di odio e discriminazione nei confronti della comunità Lgbtqia+ è fondamentale, e aderire alla Rete Ready è un passo che mi auspico venga fatto anche dalle altre amministrazioni della nostra provincia”.

È stata poi di nuovo Natascia Maesi a chiudere la conferenza con una domanda di riflessione e provocazione.

Cosa ci guadagnerebbe un uomo eterosessuale a dichiararsi omosessuale o transessuale? Non si ‘sceglie’ di essere omosessuali o transessuali, e non lo si sceglierebbe in coscienza in un mondo come quello in cui viviamo appartenendo a ciò che viene visto come ‘la norma’. Perdere i privilegi dati dall’essere un uomo eterosessuale è un qualcosa che si è disposti a fare non per scelta, ma perché essere se stessi è l’unico modo per essere felici. In questo mondo appartenere alla comunità Lgbtqia+ non può essere una scelta. Per questo è fondamentale riconoscere i crimini d’odio come tali, facendolo si riconosce la dignità e l’esistenza a queste identità che altrimenti sarebbe ‘invisibilizzate’. A queste identità che non scelgono di essere tali, semplicemente ‘sono’ così, e possono essere felici solo essendo se stesse”.

Francesca Bonelli Grisostomi
Scrivere sempre, scrivere nonostante, scrivere e basta. ᴄ̴ᴏ̴ɢ̴ɪ̴ᴛ̴ᴏ̴ sᴄʀɪʙᴏ ᴇʀɢᴏ sᴜᴍ

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