Elena Lorenzini: “Facciamo giochi fisici con i figli, per far capire loro che il contatto non è pericoloso e per non far perdere loro la spontaneità”

Ansia, incertezza, rabbia, stress, rassegnazione e chi più ne ha più ne metta. Sono tante, e simili, le sensazioni che tutti, nessuno escluso, proviamo in questi giorni, provocate dall’idea di vivere come in un tempo “sospeso”. La pandemia ha ripreso vigore, restrizioni e divieti minano di nuovo la nostra libertà e, se a marzo siamo stati presi alla sprovvista, questa seconda ondata rischia di farci cadere nel panico.

E allora siamo andati dalla psicologa, per cercare di capire quali sono le ripercussioni di questo virus che ci ha sradicato dalle nostre certezze e come, se possibile, limitarne le conseguenze.

“E’ un momento storico molto particolare dal punto di vista psicologico – conferma Elena Lorenzini, psicologa e psicoterapeuta – perché abbiamo vissuto e viviamo ancora “a intermittenza” in questi mesi e questo come conseguenza genera incertezza ed ansia: non siamo più padroni della nostra vita, che è stravolta da qualcosa che non possiamo controllare, siamo appesi in balia delle onde”.

Tre categorie, bambini, adulti e anziani: chi è che soffre di più e perché?

“Mi viene in mente una parola che unisce tutte e tre le categorie, che è il senso di solitudine. Gli anziani perché privati del contatto con figli e nipoti, gli adulti perché devono fare a meno, o comunque ridurre al minimo, i rapporti sociali, i bambini perché è stato tolto loro il confronto con i loro pari, che è un modo di imparare e di crescere.

In generale tutti abbiamo cambiato i nostri schemi mentali rispetto allo stare vicino all’altro: a marzo ci sembrava un po’ strano non dare la mano, ora se qualcuno si avvicina a noi abbiamo quasi un senso di allarme. Ecco, in questo caso dovremo essere bravi a far capire ai bambini che abbracciare una persona non è pericoloso di per sé, ma è contestualizzato al momento.

I bambini sono molto bravi ad adattarsi alle regole, hanno una grande forza in questo senso, ma se posso dare un consiglio è quello di fare per esempio giochi fisici con i figli, mi viene in mente la lotta, il solletico, l’abbracciarsi, per far capire loro che il toccarsi non è pericoloso e per non far perdere loro la spontaneità.

Ma come ci possiamo difendere dalla depressione che genera questa situazione di insicurezza?

Limitiamo le informazioni, nel senso non stiamo tutto il giorno a cercare notizie per placare l’ansia, perché si ottiene l’effetto contrario. E cerchiamo di ritagliarci momenti piacevoli, facendo cose che ci piacciono, perché pensieri positivi generano emozioni positive ed azioni positive.

Quindi positività è la parola d’ordine?

“Positività e lo stare vicini anche se lontani”.

L’intervista alla psicologa e psicoterapeuta Elena Lorenzini

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