Da scherzo a esperimento sociale. Ieri un gruppo di ragazzi della Contrada dell’Oca ha messo per strada un manichino simulando un uomo svenuto e bisognoso di aiuto. Di circa 50 persone che lo hanno visto solo in 2 si sono fermate

Il fatto nasce piuttosto da uno scherzo che poteva sembrare stupido, almeno inizialmente, ma che in realtà si è dimostrato una cartina di tornasole che potrebbe dare notevoli spunti di riflessione.

Andiamo per gradi e cerchiamo di capire cosa è successo.

Ieri pomeriggio un gruppo di ragazzi minorenni si trovava in società, nella Contrada dell’Oca. Cercando qualcosa per trascorrere il tempo, hanno visto un manichino in un angolo e che era stato realizzato in occasione della festa di Halloween e hanno deciso di utilizzarlo per fare uno scherzo. Così gli hanno messo una birra in mano e lo hanno sdraiato per strada simulando (in modo molto realistico) un uomo svenuto a cui serviva soccorso.

Ma di lì a poco, quello che era nato come scherzo divertente, si è trasformato in uno spunto di riflessione che ha lasciato gli stessi ragazzi con un senso di sgomento. Sono stati proprio loro a raccontarcelo.

Perchè avete fatto questo scherzo?

“Inizialmente per fare, appunto, due risate. Abbiamo guardato se la gente si fermava. Non si fermava nessuno. Ci ridevamo. Poi però abbiamo capito che la gente voleva proprio evitare il problema, cambiava strada a costo di non andargli vicino. E quello che era uno scherzo è diventato un problema non da poco che ci ha lasciato sgomenti.”

Forse la gente si era accorta che era finto? Anche se dalla foto si vede bene che poteva sembrare davvero una persona bisognosa di aiuto

“Qualcuno di sicuro avvicinandosi si è accorto che era finto, ma molti no. Lo guardavano per tre secondi e andavano via, lo evitavano. Una persona in motorino è arrivata vicino e poi è tornata indietro per evitarlo”.

Che effetto ha fatto a voi ragazzi? Perchè questa cosa vi ha fatto riflettere?

“All’inizio, come detto, l’abbiamo presa sul ridere….Ma poi ci siamo chiesti perchè nessuno si fermava. Se quella fosse stata una persona vera avrebbero fatto lo stesso? Insomma, non capivamo qual’era la paura della gente che preferiva evitare il problema piuttosto che chiedersi se c’era un problema e se potevano essere d’aiuto”.

Poi lo avete detto sia in Contrada che ai vostri genitori…

“Si qualcuno in Contrada si è accorto subito e poi quando siamo tornati a casa lo abbiamo raccontato ai nostri genitori. Anche loro hanno commentato che il fatto che non si fermasse nessuno è una cosa gravissima”.

Voi siete ragazzi molto giovani, avendo la fortuna di vivere a Siena e frequentando la Contrada, vi capita di essere da soli in giro per la città. Che percezione avete di Siena? Vi sembra una città sicura?

“Purtroppo non così tanto, non c’è più una vita tranquilla come negli anni passati”.

Cosa volete dire alla gente che non si è fermata? Che messaggio volete che emerga da questa storia?

“Vorremo dire semplicemente che se vedono qualcuno in pericolo, invece di sbattersene, dovrebbero fermasi anche perchè si rischia l’omissione di soccorso, un reato grave. E poi quel ragazzo per terra poteva essere davvero uno come noi. E se fosse vostro figlio, lo lascereste per terra?”.

Irene Chiti
Il giornalismo è una professione che non si sceglie, è lui che sceglie te. Ho sempre creduto che il valore di un vero professionista sta nel fatto di mettersi completamente a servizio del "racconto", stare un passo indietro piuttosto che sentirsi gli attori di ciò che scriviamo. Noi siamo solo il tramite per far arrivare il "racconto". Per questo prendo in prestito le parole di Joseph Pulitzer per ricordare la raccomandazione più importante: "Presentalo brevemente così che possano leggerlo, chiaramente così che possano apprezzarlo, in maniera pittoresca che lo ricordino e soprattutto accuratamente, così che possano essere guidati dalla sua luce."

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