La rubrica settimanale di Alessandro Lorenzini

L’ho scritto altre volte. Siena ha scritto tante pagine di storia, anche in questo 2020. Se, però, la consegna delle chiavi della città alla Madonna da parte del sindaco Luigi De Mossi a inizio pandemia o l’annullamento delle Carriere sono scritti di cui gli stessi protagonisti avrebbero fatto volentieri a meno, quella di ieri, con la “creazione” di Augusto Paolo Lojudice Cardinale è una pagina da iscrivere a caratteri d’oro negli annali della storia della città.

Sarà il decimo Cardinale di Siena, l’ultimo fu Antonio Felice Zondadari, senese, Arcivescovo durante la temperie napoleonica dal 1795 al 1823, che fu creato Cardinale da Pio VII nel 1801. Oltre duecento anni fa. Insomma, non capita proprio tutti i giorni di assistere a una cerimonia come quella di ieri a Roma e, soprattutto, non capita tutti i giorni di avere un Cardinale a capo della Diocesi di appartenenza. Al momento Lojudice ha chiarito che rimarrà a Siena. Per quanto tempo si vedrà e dipenderà dalle decisioni di Papa Francesco. Certo è che il neo Cardinale ha stabilito un rapporto di grande empatia con il territorio e non è un caso vederlo girare per Siena e per la Diocesi da solo, alla guida della sua Panda, intento a raggiungere anche le parrocchie e i fedeli più lontani.

La pagina scritta ieri non ci fa dimenticare quelle che devono essere ancora scritte. A partire da una pandemia che morde ancora (ieri cinque morti alle Scotte), nonostante dati soddisfacenti e che proietteranno la Toscana e Siena in zona arancione fra qualche giorno. Sempre che Giani non sia costretto a fare marcia indietro, rispetto alle dichiarazioni fatte in queste ore. Certo il Dpcm è rigido e dice che si può cambiare coloro solo dopo 14 giorni, ma fa un po’ riflettere il fatto che, di fronte a dati che hanno piegato la curva del contagio verso il basso, si debba per forza aspettare fino al 4 dicembre, quando le due settimane scadono oggi. Sa tanto di passaggio burocratico dover aspettare una riunione del Comitato Scientifico.

Cosa cambia un giorno in più o in meno? Ditelo ai ristoratori, a chi ha un bar, a chi in generale ha una partita Iva, a chi deve aprire un negozio in vista del Natale. Siamo sempre al solito problema. Il virus non scomparirà con una giorno di chiusura in più o in meno e, pur dando priorità alla salute, dobbiamo imparare a convivere con il Covid. Come? Ce lo devono dire i nostri politici, di concerto con gli scienziati. Mascherine, gel, distanziamento. Senza enfatizzare ed estremizzare i comportamenti, sputacchiando dai balconi contro il runner di turno, perché la sicurezza è fatta anche di equilibrio. Certo, se poi quello che ci viene detto non ci piace per chissà quale motivo e allora lo mettiamo per forza in discussione, diventando automaticamente virologi o negazionisti, questo è un altro affare.

Buona domenica.

eliofanali.wordpress.com

Alessandro Lorenzini
Da bambino c’è chi sogna di fare l’astronauta, il calciatore, il pompiere. Io sognavo di fare il giornalista, forse influenzato dalle mie letture, dalle mie canzoni, da qualche film visto al cinema o in tv. Fra mille difficoltà sto provando a portare avanti il mio sogno, con trasparenza e umiltà, mettendoci la faccia (e la firma). Sono nato e vivo a Siena, in una città problematica, ma magica, che ti scaccia e ti abbraccia, che ti allontana e ti spinge a tornare, come una sorta di elastico, in un legame comunque inscindibile per sempre.

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